La recente approvazione della direttiva europea sulle case green, la Energy performance of buildings directive per la quale manca ancora il voto della plenaria, ha generato emozioni piuttosto contrastanti negli ambienti politici. Infatti, mentre molti hanno esultato, chi per aver approvato il pacchetto dopo mesi di trattative, chi per le posizioni che il rispettivo governo è riuscito a far valere; altri hanno riacceso le proteste, per una misura che oltre ad essere costosa potrebbe anche rivelarsi del tutto inutile dal punto di vista ambientale.
Complessivamente, stando alla formulazione attuale del testo sulle case green che potrebbe subire ancora alcune modifiche, l’obiettivo è di tagliare le emissioni di Co2 derivanti dai consumi del parco immobiliare europeo, ricorrendo ad interventi manutentivi per migliorare la resa e l’efficienza, sia termiche che elettriche. Rispetto ai piani originali, però, nel testo è stata data la libertà d’intervento ai singoli stati europei, che potranno procedere alle ristrutturazioni green delle case secondo tempi e progetti decisi internamente, pur rispettando le percentuali previste di riduzione della Co2. Tutto questo, però, nella totale incertezza economica, dato che l’aspetto finanziario è altrettanto affidato alla libertà decisionale dei singoli stati.
Case green: l’analisi sui costi stimati della direttiva
Dati alla mano, però, la questione finanziaria sulla direttiva per le case green non è, e non può essere, in nessun modo secondaria. Incrociando i dati dell’Istat e di Enea, infatti, il quotidiano La Verità riporta come stima dei cosi per singolo immobile inquinante da riqualificare in media tra i 35 e 60mila euro, da moltiplicare per i circa 5 milioni degli oltre 12 milioni di immobili da riqualificare. Questi, però, tenendo solo conto della classe energetica ‘peggiore’, ovvero la G.
Restando, invece, nell’ambito dei tagli di emissioni previsti dalla direttiva sulle case green, si parla di un 16% in meno di consumi entro il 2030. Fermo restando che in totale in Italia si consumano circa 300 miliardi di chilowattora, se ne dovrebbero tagliare almeno 10,5 miliardi. Un numero, di per sé, senza un reale senso, ma che assume un aspetto differente se si considera che grazie al Superbonus in due anni e mezzo si sono ridotti i consumi di circa 9 miliardi, con un costo (per lo Stato) pari a 130 miliardi. Rapportando i dati all’attualità, la direttiva sulle case green costerebbe, solamente da qui al 2030, circa 150 miliardi di euro. Si ricorderà che il Superbonus ha praticamente mandato in rosso i conti dello Stato, che ora deve trovare, anche rapidamente, un maggior numero di fondi. Come? Nessuno lo sa.