Chicco Testa sulle pagine del Foglio ha ragionato sulla direttiva Ue sulle Case green, ovvero il piano di efficientamento energetico che punta a ridurre le emissioni di Co2 di cui sono responsabili gli edifici con una bassa classe energetica, che è stato ufficialmente approvato dal Parlamento europeo. La norma gioiello del Green Deal stima di riuscire a ridurre l’impatto ambientale europeo di almeno il 40%, concedendo agli Stati membri la possibilità di intervenire come meglio credono invece che, come si prevedeva in passato, con rigidi parametri.
“Il rallentamento rispetto alle precedenti versioni” nella direttiva Ue sulle case green, secondo Chicco Testa, “è evidente. Si è introdotta una certa flessibilità, sono state escluse alcune categorie di immobili come gli edifici storici e si è cercato di stabilire obiettivi di massima, ma obbligatori, lasciando agli stati membri” una certa libertà. Ma nonostante la flessibilità e l’accordo raggiunto dopo mesi di scontri, “i conti non tornano lo stesso“, perché sulle case green, ma anche sul Green Deal Ue, seppur, secondo Chicco Testa, “i Popolari europei stanno cercando di rallentare l’implementazione dei vari pacchetti [e] von der Leyen ha dovuto fare retromarcia“, è anche vero che “rovesciare un’impostazione che Timmermans aveva impresso per quattro anni a tutti i dossier è piuttosto difficile”.
Chicco Testa: “Direttiva Ue sulle case green costerà 90 miliardi all’anno”
Soffermandosi, però, sulla direttiva Ue sulle case green, Chicco Testa evidenzia, tra i conti che non tornando, soprattutto la scadenza, ovvero il 2030, “tra cinque anni scarsi, quando è previsto che il nostro paese riduca del 16% i suoi consumi energetici negli edifici”. Una percentuale, analizza, pari a “circa 75 TWh termici da comparare con i 12/13 Twh di risparmio ottenuti secondo i calcoli Enea grazie al Superbonus 110“.
In altre parole, spiega ancora Chicco Testa, per realizzare la direttiva Ue sulle case green, servirà “investire in meno di sette anni una cifra pari ad almeno cinque volte le cifre investite nel 110” e che, al netto delle truffe, sarebbe pari a “all’incirca, malcontatati, 80/90 miliardi all’anno“. Rimane, in tutto questo, un grosso mistero, ovvero: “chi pagherà“. Non si sa, così come non si sa neppure, conclude Chicco Testa, “perché in Europa nessuno disponga di una calcolatrice per fare due conti e capire che continuare ad alzare l’asticella con obiettivi meno raggiungibili è un piacere fatto a chi vuole smontare tutto“.