Via libera del Parlamento Ue alla direttiva case green, che pone l’obiettivo delle emissioni zero entro il 2050 per il parco immobiliare europeo. La legge sull’efficienza energetica degli edifici, chiamata anche “riforma del mattone“, è ormai in dirittura d’arrivo, visto che la proposta di direttiva è stata approvata con 370 favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti nella seduta plenaria del Parlamento di Strasburgo. Ma per diventare legge, la direttiva dovrà ora essere approvata formalmente anche dal Consiglio dei ministri. Non sono mancati momenti di confusione in plenaria. Infatti, il deputato Angelo Ciocca della Lega ha contestato il voto con fischi. In particolare, ha inscenato una protesta con un fischietto da arbitro il cui suono è rimbalzato nell’Aula per diversi secondi. Allora la presidente di turno dell’Aula gli ha chiesto di allontanarsi, definendo il gesto «deplorevole e senza precedenti».



Non si è fatta attendere la replica del Pd, tramite Brando Benifei: «Il collega Ciocca non è nuovo a queste proteste, che fanno capire ai cittadini europei che il nostro lavoro è questo, rendendoci ridicoli». Alla protesta di Ciocca è corrisposto un voto contrario di tutti gli eurodeputati del centrodestra: ha fatto eccezione solo Alessandra Mussolini. La Lega è pronta a dar battaglia: «Per maggioranza e Ue, una vittoria di Pirro. L’approvazione della direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici voluta da Verdi e sinistra è azzoppata, la loro Casa Green e il sogno di mettere le mani sul portafogli degli italiani sono già caduti a pezzi. Abbiamo espresso voto contrario in Aula e ci impegniamo fin d’ora a continuare la nostra battaglia per arrivare a una revisione della direttiva nel 2028», ha dichiarato Isabella Tovaglieri, relatrice ombra del provvedimento.



COSA CAMBIA CON LA DIRETTIVA CASE GREEN

In merito alla direttiva case green, c’era già un accordo inter-istituzionale tra Parlamento e Consiglio europeo, quindi un voto contrario avrebbe fatto saltare l’intesa su un dossier che è stato oggetto di un dibattito acceso e critiche nel corso dell’iter legislativo. Sono state apportate comunque delle correzioni: ad esempio, è stata concessa maggiore flessibilità per gli Stati membri, mentre i vincoli sono stati legati alle diverse realtà nazionali. La direttiva case green prevede che dal 2030 tutti i nuovi edifici residenziali vengano costruiti a emissioni zero. Invece, per gli edifici pubblici questo obbligo scatta dal 2028. Dal 2040 scatterà il divieto di usare le caldaie alimentate da combustibili fossili, ed entro il 2025 i sussidi per le caldaie autonome. Inoltre, entro il 2050 il patrimonio edilizio dei Paesi dell’Ue dovrà essere a emissioni zero. Queste le norme principali della direttiva sulle case green che ha avuto il via libera definitivo del Parlamento europeo.



Ma le certezze sul provvedimento sono poche, mentre gli impegni da prendere sono grandi. La stessa Commissione Ue ha calcolato che da qui al 2030 serviranno 275 miliardi l’anno per la ristrutturazione, di cui 152 sono fondi addizionali che vanno ancora reperiti. Il calcolo non è stato fatto singolarmente, ma di sicuro l’Italia è tra i Paesi che hanno maggiori necessità, del resto il patrimonio edilizio è vetusto. Entro due anni dall’entrata in vigore della direttiva case green, quindi non prima dell’inizio del 2025, ogni Paese dovrà preparare un piano sul come rendere i propri edifici sostenibili dal punto di vista climatico, ma senza contare su risorse europee certe. Per quanto riguarda le esenzioni, la nuova normativa non si applica agli edifici agricoli e agli edifici storici, inoltre i Paesi membri possono decidere di escludere anche gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto.

DIRETTIVA CASE GREEN, IL REBUS DEI FONDI

Prima del voto, il relatore della direttiva case green, il verde irlandese Ciaran Cuffe, ha spiegato in un incontro con la stampa che ritiene che il peso economico verrà diviso in 40% di fondi pubblici e 60% di investimenti privati. Ma dei fondi pubblici al momento non c’è ombra, né di fondi ad hoc. Come risorse a copertura di tale provvedimento, la direttiva indica i fondi di coesione, Ricovery and resilient fund e Climate fund. Ma Verdi e partiti di sinistra, che hanno sostenuto maggiormente la direttiva case green, puntano a un European Housing Fund che assicuri protezione in particolare ai proprietari di case più poveri e vulnerabili. L’assenza di fondi ad hoc e l’eliminazione degli standard stringenti che erano previsti inizialmente per la direttiva potrebbe essere un ostacolo alla sua messa a terra, nei tempi previsti.