L’Italia sta cercando di far valere le sue ragioni, ma la direttiva green dell’Unione Europea sulle case continua a preoccupare i proprietari di immobili. Se non verrà modificata, chi ne possiede una dovrà adeguare entro il 2030 l’edificio perché ottenga la classe E di efficientamento energetico, per arrivare poi negli anni successivi a garantire le emissioni zero (entro il 2050), rendendo la casa in questione interamente compatibile con le nuove norme ambientali. Il problema è che tutto questo processo sarà molto dispendioso per i proprietari, mentre nel frattempo le case si deprezzeranno sul mercato.
“Quello che non possiamo accettare in questa direttiva – dice Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia – è che si parli di obbligo senza tenere conto della particolarità della situazione italiana”. La speranza è che Bruxelles tenga in considerazione le caratteristiche del patrimonio immobiliare italiano. La direttiva avrebbe un impatto immediato sul valore degli immobili e sugli affitti, tanto che anche le banche hanno espresso preoccupazioni per il depauperamento del patrimonio.
Presidente, in cosa consiste la peculiarità della situazione italiana? Di cosa l’Europa non sta tenendo conto?
Vorremmo avere maggiore flessibilità nell’applicazione di queste nuove norme, tenendo conto della situazione del nostro Paese. Occorre considerare la morfologia delle aree su cui insistono gli edifici, ma anche che il nostro patrimonio è datato, c’è una proprietà immobiliare diffusa e una forte componente condominiale.
C’è un patrimonio storico di cui bisogna tenere conto.
La situazione italiana è diversa rispetto a quella di altri Paesi dove possono abbattere e ricostruire edifici per adeguarli alle norme sull’efficientamento energetico. Qui abbiamo un patrimonio storico che va considerato. In alcuni casi rispettare l’edificio e contemporaneamente ottenere l’obiettivo delle emissioni zero potrebbe essere praticamente impossibile. L’obiettivo dell’efficientamento energetico è condivisibile ma bisogna tenere conto anche di questi aspetti. E in diversi casi potrebbe non essere possibile raggiungerlo.
Quali conseguenze avrà la direttiva sul valore delle case? E come può danneggiare la nostra economia?
Nel momento in cui questa direttiva, così com’è, dovesse entrare in vigore ed essere recepita dalla legislazione italiana, ci sarebbe un deprezzamento immediato degli immobili che non raggiungono le classi energetiche previste dall’Ue. In sede di vendita i proprietari si vedrebbero riconosciuto un valore anche molto inferiore poiché si tratterebbe di case sulle quali il nuovo proprietario dovrà investire programmando lavori per garantire la classe E entro il 2030, la classe D entro il 2033 e successivamente il raggiungimento delle emissioni zero.
Potrebbero esserci conseguenze anche sugli affitti?
Certo. La preoccupazione non riguarda solamente i singoli proprietari, ma anche, ad esempio, le banche, che vedrebbero deprezzato il loro patrimonio immobiliare. Le nuove regole, insomma, potrebbero avere un impatto su tutta l’economia. Anche sugli affitti: la previsione, per i proprietari, di lavori per l’adeguamento degli edifici ai livelli energetici richiesti, potrebbe comportare un aumento dei canoni.
Cosa vi aspettate adesso dall’Unione Europea? Ci sono margini per cambiare la direttiva garantendo maggiore flessibilità di applicazione?
Ci sono tre partiti italiani che sostengono il Governo e uno dell’opposizione che si stanno muovendo in sede europea per far sentire le ragioni dell’Italia. E non è un caso che recentemente nel Parlamento europeo il relatore che si occupa della direttiva abbia tenuto un discorso in italiano. Non so se si riuscirà a togliere l’obbligo, sarà difficile. Quello che vorremmo, comunque, sarebbe di ottenere un ampio margine di discrezionalità, di flessibilità, per garantire all’Italia di applicare la direttiva tenendo conto della peculiarità del suo territorio e del patrimonio immobiliare. I tempi per la discussione della direttiva sono stretti, ci sono appuntamenti a gennaio e a febbraio. Speriamo che venga riconosciuta una forte flessibilità nell’attuazione.
(Paolo Rossetti)
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