La direttiva Ue sulle filiere pone troppi vincoli per le imprese familiari secondo David Deissner, amministratore della fondazione Familienunternehmen und Politik, a Berlino e Bruxelles. Ne parla sul Sole 24 Ore, partendo dal fatto che l’Unione europea, nata soprattutto come spazio economico comune per favorire il mantenimento della pace e della prosperità in Europa, ha radici che «appaiono sempre più lontane» da tali obiettivi. I traguardi ottenuti in oltre 70 anni sono importanti, basti pensare che l’Ue è diventata il più grande mercato interno del mondo, c’è una moneta comune ed è un partner commerciale apprezzato nel mondo. Ma «la forza economica dell’Europa è in pericolo». Deissner cita i bassi tassi di crescita, l’alto debito nazionale e l’eccessiva burocrazia, tutti aspetti che «stanno paralizzando la nostra economia». Bisogna cambiare direzione e aumentare la competitività europea.



A tal proposito, Deissner promuove la scelta di incaricare Mario Draghi di occuparsi della questione e di presentare proposte su come l’Europa possa accrescere la sua produttività. L’impressione di molti imprenditori è che l’Europa sia diventata «un’organizzazione intenzionata a limitare l’attività imprenditoriale dall’alto del proprio piedistallo morale, controllando più che creando possibilità». Una tendenza pericolosa per l’Ue, il cui apparato politico sta perdendo sostegno. «Molti commissari preferiscono organizzare incontri a Bruxelles con i rappresentanti di organizzazioni non governative piuttosto che con le imprese e le associazioni imprenditoriali». Ciò ha ricadute sulle imprese familiari, che in Europa «svolgono un ruolo fondamentale per la crescita e l’innovazione».



DIRETTIVA UE FILIERE STRONCATA “PROVA DI INCAPACITÀ DELL’UE”

Le imprese familiari in Ue rappresentano il 70-80% delle aziende e contribuiscono al 40-50% dell’occupazione totale. Negli ultimi anni «sono state sopraffatte dalla regolamentazione burocratica prodotta dalla legislazione europea». David Deissner sul Sole 24 Ore accusa Bruxelles di aver «perso il senso della misura, come dimostra chiaramente il progetto di direttiva Ue in materia di due diligence dei fornitori». Una legge apprezzabile nelle intenzioni, non nella realizzazione per l’amministratore della fondazione Familienunternehmen und Politik, sottolineando l’importanza dell’intervento di Germania e Italia per bloccare tale progetto. La direttiva Ue sulle filiere non danneggerebbe solo le imprese europee, ma anche Paesi emergenti e in via di sviluppo, «poiché un rischio di responsabilità non quantificabile potrebbe portare le aziende a ritirarsi del tutto da queste regioni».



Deissner non usa mezzi termini: «Questo progetto legislativo è un disastro completo». Serve un cambio di mentalità: anziché rallentare il commercio internazionale, bisogna usare gli accordi di libero scambio per garantire la crescita della ricchezza. Del resto, l’esperto cita l’esempio Germania, dove c’è una legge sulla due diligence dei fornitori dal 2023. Non solo aumentano oneri e incertezza del diritto, ma neppure la promessa di coinvolgere solo le aziende più grandi è stata mantenuta. Infine, oltre a evidenzia il fatto che l’Ue abbia la regolamentazione più estesa, Deissner rimarca che la direttiva Ue sulle filiere è «prova di incapacità» e che bisogna ridurre la regolamentazione, non aumentarla.