Si è dimesso anche Giulio Romano, direttore dell’Ufficio detenuti del Dap, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. La notizia è stata lanciata da poliziapenitenziaria.it, testata del Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, secondo cui si sarebbe dimesso dall’incarico ieri. Non sono ancora chiari i motivi della decisione, ma potrebbe essere riconducibile «alla disastrosa gestione delle scarcerazioni dei boss» e prima ancora «alla famosa circolare che invitava i direttori delle carceri a segnalare alla magistratura di sorveglianza i detenuti ultra settantenni a rischio contagio». Un fulmine a ciel sereno comunque perché Giulio Romano si era insediato al Dap soltanto da tre mesi. Proveniva dalla Corte di Cassazione, dove aveva rivestito l’incarico di sostituto procuratore generale. Inoltre, era stato anche magistrato di sorveglianza. Oggi la notizia delle dimissioni da direttore generale dell’Ufficio detenuti del Dap.
GIULIO ROMANO, SI È DIMESSO DIRETTORE DETENUTI DAP
La notizia delle dimissioni di Giulio Romano arriva all’indomani delle parole di Bernardo Petralia, nuovo capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), durante la conferenza stampa organizzata per la presentazione del XVI rapporto sulle condizioni di detenzione. «La guida che intendo dare al Dipartimento sarà frutto di una sinergia lavorativa», ha dichiarato. Il riferimento al Garante dei detenuti e alle associazioni, come Antigone. «Un’associazione che ho sempre ammirato, soprattutto per il lavoro che fa attorno alle carceri. Sarò sempre attento alle loro istanze e me ne farò interprete e attuatore». Parole che avevano innescato un’altra polemica, con la Lega che è partita all’attacco: «È riuscito a sbertucciare l’intero Corpo di Polizia penitenziaria di cui è il primo referente», ha dichiarato l’ex sottosegretario alla Giustizia Morrone, secondo cui Petralia ha «rivolto la sua attenzione unicamente ai detenuti, non degnandosi di citare l’indispensabile attività quotidiana degli agenti della Polizia penitenziaria». Per questo il nuovo capo del Dap è dovuto intervenire con una nota: «Decontestualizzare affermazioni e intenzioni riportandole a proclami è senz’altro riduttivo e fuorviante».