Altre reazioni da casa dem dopo la direzione Pd di oggi, che ha dato un mandato ‘forte’ al segretario Nicola Zingaretti per trattare con il Movimento 5 Stelle. Tra i commenti più attesi quello di Maria Elena Boschi, che ha aperto ai grillini ai microfoni di Repubblica: «Vedremo se ci sono i margini nei prossimi giorni». Un gesto necessario «per salvare il Paese dall’aumento dell’Iva, è il momento di essere uniti», sottolineando che molti «sbagliano a non fidarsi di Renzi, che ha fatto quello che deve fare un ex premier in questi momenti». Un altro esponente dem come Dario Franceschini ha evidenziato su Twitter: «Ora Zingaretti ha laforza di un partito unito con cui può iniziare un dialogo limpido e chiaro coi 5s per cercare di dare vita a un governo di svolta». Ore calde per il possibile governo “giallorosso”, con il Partito Democratico pronto a subentrare in corsa alla Lega. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



DIREZIONE PD, LE REAZIONI DA CASA DEM

Direzione Nazionale Pd, è arrivato il via libera per Nicola Zingaretti: il segretario ha il mandato per il dialogo con il Movimento 5 Stelle per valutare una possibile nuova maggioranza. Il governatore della Regione Lazio ha evidenziato che un eventuale nuovo esecutivo «deve essere di svolta, altrimenti meglio tornare alle urne». Attesi aggiornamenti nel corso delle prossime ore sulla ‘trattativa’ tra dem e grillini, Anna Ascani esulta per l’addio di Salvini al Viminale: «Grazie a noi Salvini finalmente se ne va dal Viminale. Ora dobbiamo impedire che torni al governo e mettere in salvo al più presto i conti del Paese». Sulla stessa linea d’onda Luciano Nobili, orgoglioso per aver fermato l’avanzata populista e pronto ad aprire al dialogo per un nuovo Governo: «Serve responsabilità perché la loro crisi non sia pagata dagli italiani. In Direzione PD abbiamo votato mandato unanime a Zingaretti per trattare nuova maggioranza». Nessun commento da parte di Matteo Renzi che, così come Carlo Calenda, non ha preso parte alla Direzione dem. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



DIREZIONE NAZIONALE PD, MANDATO A ZINGARETTI PER TRATTARE CON M5S

Dopo il “via libera” di Renzi questa mattina, Nicola Zingaretti ottiene il mandato pieno e forte dalla Direzione Nazionale del Pd conclusasi poco dopo mezzogiorno: «Un eventuale nuovo governo deve essere di svolta, di legislatura altrimenti è meglio andare alle urne», ha spiegato all’inizio della sua relazione il Segretario dem che ha appena ottenuto il voto all’unanimità (non succedeva da anni, ndr) dell’intera Direzione Nazionale del partito al Nazareno. La relazione di Zingaretti ha presentato 5 punti programmatici per poter dialogare con il M5s per un eventuale Governo di legislatura, facendo segnare in questo modo una mezza vittoria di Renzi che chiedeva un’ipotesi di dialogo con 5Stelle (anche se avrebbe preferito un esecutivo di “scopo” con pochi punti programmatici da mettere sul tavolo). «Se nei prossimi giorni le trattative tra Pd e M5s dovessero portare a una necessaria discontinuità su un’ampia base parlamentare, io credo dovremo assumerci la responsabilità di dar vita a una governo di svolta per la legislatura», ha spiegato ancora Zingaretti alla Direzione, «In caso contrario nessun pastrocchio o accordicchio temporeggiatore ma subito al voto senza alcuna paura». Ecco dunque i 5 punti indicati per un possibile Governo con i 5Stelle: «Appartenenza leale all’Unione europea; pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del parlamento; sviluppo basto sulla sostenibilità ambientale; cambio nella gestione di flussi migratori, con pieno protagonismo dell’Europa; svolta delle ricette economiche e sociale, in chiave redistributiva, che apra una stagione di investimenti». Prima replica ufficiale del M5s dopo l’apertura del Pd «In queste ore riceviamo appelli da più parti, il M5s coglie dunque l’occasione per ricordare a tutte le forze di essere il primo partito in Parlamento, con una propria maggioranza relativa. Domani, al termine delle consultazioni, comunicheremo le nostre valutazioni».



RENZI “PD DARÀ MANDATO FORTE A ZINGARETTI”

Mentre i delegati della Direzione Nazionale Pd si riuniscono al Nazareno, il protagonista “assente” fa sentire di nuovo la sua voce in una lunga intervista a Radio Anch’io su Radio Rai1 e decide per la linea “distensiva” nei confronti del suo Segretario. «Mi pare che il Pd abbia una posizione molto chiara sul governo di legislatura. Credo che Zingaretti riceverà un mandato forte», spiega l’ex Premier Matteo Renzi che ha deciso di non partecipare alla Direzione (in realtà dopo la sconfitta e le dimissioni il 4 marzo 2018 non vi ha più partecipato, ndr). Per l’ex sindaco di Firenze, Zingaretti afferma una linea chiara che pare condividere: «il Pd ci sta ad un Governo con i M5s se c’è un Governo forte e di legislatura. Credo che l’alternativa sia tra un Governo Istituzionale o di legislatura, ovvero tra Elezioni in breve o Governo». Il Colle come scelta principale oppure un accordo forte con i grillini, magari con un Premier come Roberto Fico come garanzia di “novità” rispetto al passato. La Direzione comincia e con ogni probabilità sarà il discorso principale di Zingaretti che verrà messo ai voti al termine per dichiarare la linea chiara da presentare a Mattarella domani mattina nelle Consultazioni.

IL DUELLO SUL GOVERNO CON I 5STELLE

Il duello è sempre quello, anche se “monco” per la mancanza di Renzi alla Direzione Nazionale del Pd pronta a cominciare dopo le ore 11: il Segretario Zingaretti contro la corrente di minoranza che però assume la maggioranza dei parlamentari, e da questa anomalia che di fatto nascono gran parte dei problemi di gestione all’interno del Partito Democratico (come già succedeva con Renzi segretario e un parlamento a maggioranza Pd ma con gli uomini di Bersani, ndr). Il Governatore del Lazio ha già messo i paletti per un possibile accordo con i 5Stelle sul quale invece spinge Matteo Renzi con forza ancora questa mattina: no al Conte Bis e grande “discontinuità” (ovvero via Di Maio) sono i punti fermi che Zingaretti vorrebbe far uscire come linea unitaria oggi dalla Direzione Nazionale dem. Al netto delle comunicazioni ufficiali, parti del Nazareno confermano all’Adnkronos lo scetticismo prevalente rispetto all’ipotesi di un governo Pd-M5S: «Nessuno si fida di Renzi che vuole un governicchio di 5 mesi. Ecco perché l’ipotesi che si vada al voto non è assolutamente da escludere». Già questo “anonimo dem” fa intuire come la partita di “unità” per il Pd sarà tutt’altro che semplice.

DUELLO RENZI-ZINGARETTI

«La vera crisi è quella nel Pd»: forse il titolo più azzeccato di “Repubblica” degli ultimi anni fa ancora da “apripista” all’ordine del giorno che oggi la Direzione Nazionale del Partito Democratico (convocata da Zingaretti per le ore 11 alla sede del Nazareno) ha previsto per scegliere la linea unitaria da tenere alle ormai imminenti Consultazioni del Capo dello Stato (domani alle ore 11 al Quirinale per il gruppo Pd) dopo l’infinita e “feroce” giornata di ieri al Senato. Conte ieri si è dimesso dopo un lunghissimo atto di accusa contro il suo stesso vice Salvini e il Pd in un primo si è unito al “coro” del Premier affidandosi al Presidente Mattarella per gestire la delicata e fragile crisi istituzionale ma le differenze in Aula (e fuori) non si sono fatte attendere. Ha parlato Matteo Renzi, il “senatore semplice” che si è detto sì fuori dal possibile Governo di scopo con il Movimento 5 Stelle ma che auspica che le Elezioni non arrivino subito per non inguaiare il Paese tra aumento dell’Iva e Manovra economica da approvare il prima possibile. L’ex Premier però ha stroncato tanto Salvini quanto Conte, “frenando” un possibile (secondo i retroscena, ndr) accordo ufficioso tra il Segretario Zingaretti e i 5Stelle proprio per un possibile “Conte-Bis”. Secondo quanto riportato dagli addetti ai lavori vicini al Nazareno, l’intervento da leader di Renzi ha di fatto reso ancora più insofferente il Segretario che oggi convocherà una Direzione Nazionale senza l’ex Premier ma con tutte le correnti sul piede di guerra per capire quale scelta affidare al Presidente del Repubblica. «Io non farò mai parte di un eventuale governo tra PD e Movimento Cinque Stelle[…] C’è da evitare l’aumento dell’Iva e serve un governo non perché noi ci vogliamo tornare ma perché l’aumento dell’Iva porta crisi dei consumi», ha spiegato ieri in Aula Renzi e da queste parole, probabilmente, oggi ripartiranno le discussioni al Nazareno senza però la presenza dello stesso Renzi.

DIREZIONE NAZIONALE PD: L’ENNESIMA RESA DEI CONTI

La prima mossa di Zingaretti dopo le parole di Renzi e la dimissioni di Conte è stata una breve nota in cui di fatto boccia definitivamente un “Conte Bis” e lascia aperta l’ipotesi di elezioni anticipate qualora lo scelga il Presidente della Repubblica: «Le parole di Conte sono da apprezzare» – dichiara il Segretario Pd nella nota – Ma c’è il rischio di una auto-assoluzione. Per questo qualsiasi nuova fase politica non può non partire dal riconoscimento di questi limiti strutturali di quanto avvenuto in questi mesi». Se Renzi ha aperto in Aula ieri un dialogo con il M5s – «nonostante mi insultino dalla mattina alla sera» –  Zingaretti si fa cauto e non entra nel merito delle prossime scelte e sarà la Direzione Nazionale Pd di oggi a dettare la linea. Già, ma quale? Secondo Carlo Calenda, primo tra tutti sul piede di guerra, «Direi che la Direzione del Pd network di domani (oggi, ndr) è inutile. Renzi e Marcucci hanno già dato in aula la linea del partito: apertura ai 5S. Come peraltro già accaduto dopo l’ultima Direzione. Il PD come partito unitario che assume le decisioni negli organi non esiste già più». I renziani non vogliono andare al voto, forse davvero per non rimanere “esclusi” dalle liste elettorali che questa volta verrebbero preparate dalla Segreteria Zingaretti, mentre le truppe dem se non riuscissero a trovare un asse con i grillini per un Governo di legislatura la porta del voto la lasciano volentieri aperta.

“DISCONTINUITÀ” PER ZINGARETTI, RENZI ” DI LATO”?

La parola d’ordine del Segretario, nell’imminente Direzione Nazionale Pd, è “discontinuità” ed è questa che probabilmente chiederanno ai 5Stelle nei prossimi giorni: bocciatura di qualsiasi Conte-bis? Esclusione di Di Maio? Avanzamento di Fico come leader e garante di un accordo “giallorosso” o ancora altre opzioni? Tutto è aperto esattamente come riportano le correnti dei renziani e dei zingarettiani: se Renzi ora annuncia un passo di lato – «Ho portato la palla sin qui, ora non sono più centrale. Né io, né Luca Lotti o Maria Elena Boschi saranno presenti nell’eventuale governo» – è altrettanto vero che il suo peso interno al Parlamento si è fatto sentire eccome e non è da escludere che all’orizzonte oltre alla crisi di Governo vi sia anche una spaccatura ben più netta in seno al Partito Democratico. Il Pd non si dovrebbe «presentare con il cappello in mano ma chiedendo una discontinuità rispetto al governo gialloverde. Innanzitutto eliminando le parti incostituzionali dei due decreti sicurezza; in positivo, investimenti nelle politiche ambientali, nella scuola, nella sanità, il taglio del cuneo fiscale, oltre alle risorse per sterilizzare l’aumento dell’Iva», spiega la senatrice Roberta Pinotti alla vigilia della Direzione Pd. Se però l’intesa non dovesse andare in porto, ha concluso l’ex Ministra della Difesa, «questa diverrebbe la piattaforma elettorale per le urne che potrebbero arrivare a fine ottobre».