La Direzione Pd voterà il pieno sostegno al Governo Draghi, in rampa di lancio nelle prossime ore dopo i risultati della piattaforma Rousseau che hanno visto vincere il Sì con il 59,3% di iscritti M5s alla nascita del nuovo esecutivo. «Occorre mantenere l’unità del partito in ogni passaggio fondamentale. Ora Costituente riforme in Parlamento», ha spiegato il segretario Nicola Zingaretti nella relazione votata all’unanimità dall’assemblea Dem. «L’unità deve essere sostanziale, senza allusioni alla linea adottata. Il dibattito pubblico appare confuso e chi vuole destabilizzare il sistema politico sta mirando proprio al Pd e alla sua funzione», rivendica il segretario, aggiungendo «Occorre mantenere l’unità del partito in ogni passaggio, siamo il soggetto politico essenziale. La Lega – precisa Zingaretti – per noi rimane nella prospettiva storica una alternativa e un avversario. Chiediamo che tutto non si risolva in qualche capriola verbale sull’Europa». Attacca chi accusa il Pd di essere subalterno al M5s ma nello stesso tempo rilancia l’alleanza chiave nel Centrosinistra anche in vista delle prossime elezioni: «Nella situazione di incertezze, il presidente Mattarella ha messo a disposizione del parlamento una delle figure più prestigiose in Europa e nel Mondo. Ognuno in buona fede non può riconoscere che se tale alleanza Pd-Leu-M5s fosse venuta meno lo stesso Draghi ne avrebbe sofferto».



Piena sintonia con Draghi e con il nuovo governo che nascerà, anche se ricalca il n.1 Pd «prepariamoci a vivere una condizione nuova e inedita perché l’indicazione del professor Draghi non è figlia della politica ma è stata avanzata direttamente dal presidente della Repubblica». E ancora «chiediamo una squadra autorevole e rispettosa del pluralismo politico», spiega ancora Zingaretti accennando alla composizione di un Governo che ancora è sconosciuta a tutti i partiti (la riserva la scioglierà domani il Premier Draghi dopo il colloquio al Quirinale con Mattarella). «Sostenere il governo Draghi e decidere sin da ora di convocare entro febbraio la nostra Assemblea nazionale per avviare una discussione sul futuro, sul nostro modo di contribuire all’azione di governo e prepararci alla sfida delle elezioni amministrative», ha concluso la sua relazione il Governatore del Lazio.



DIREZIONE PD SUL GOVERNO DRAGHI

Nel tardo pomeriggio tornerà a riunirsi la Direzione nazionale del Pd per ribadire il sostegno al Governo Draghi nelle ore decisive per la salita del Premier incaricato al Quirinale (atteso per stasera, al più tardi domani mattina). L’esecutivo è quasi pronto ma al momento ancora l’ex BCE non ha anticipato praticamente nulla della squadra di Governo: si aspettano i risultati del voto sulla piattaforma M5s di Rousseau per capire come e con che forze si presenterà in Parlamento il Premier Mario Draghi per ottenere la fiducia.

Nel frattempo, nell’ufficio politico convocato ieri il segretario Nicola Zingaretti ha rinnovato il sostegno al Presidente del Consiglio incaricato, tema al centro della Direzione dem: «Nel corso della riunione del Comitato politico del Partito Democratico è stato espresso un sostegno unanime alla proposta del segretario Zingaretti di proseguire sulla strada del progetto di governo con il professor Draghi». La nota del Pd al termine della votazione unanime sulla relazione Zingaretti aggiunge «Un dibattito approfondito e segnato da uno spirito unitario, nel corso nel quale si è sottolineato come, con le proprie idee e le proprie proposte, il Pd è pronto a sostenere un governo che, come chiesto nell’appello del Presidente Mattarella, affronti le grandi emergenze. Dalla pandemia alla campagna vaccinale, all’emergenza sanitaria, sociale ed economica in corso. Con il massimo impegno per attuare il Next Generation Eu in tempi rapidi e aprire una stagione di investimenti per il lavoro e l’economia».



FIBRILLAZIONI PD SU ZINGARETTI

Al netto però delle dichiarazioni unitarie di tutto il Pd a sostegno del Governo Draghi, non mancano le fibrillazioni interne su diversi punti che non hanno convinto affatto degli ultimi mesi di gestione politica del Partito Democratico: in primis, l’unione in maggioranza con Lega e Forza Italia che si appresta ad avvenire con la nascita del Governo Draghi. In secondo luogo, strisce in diversi membri dem la gestione “schizofrenica” durante la crisi, prima con l’unico slogan «o Conte o voto» e subito dopo la virata decisa per «senso di responsabilità» nei confronti del Premier incaricato Mario Draghi. In tutto questo è proprio la figura del segretario Pd Nicola Zingaretti ad essere messa in discussione forse già oggi durante il dibattito nella Direzione nazionale: «Ci siamo fatti mettere nel sacco da un partito del 2% (Italia Viva, ndr)», lamentano alcuni dem al Giornale e si pensa ad un possibile clamoroso rientro di Renzi nei prossimi mesi per riprendersi la leadership nel Partito Democratico, anche se dalla segreteria chiariscono «si voterà tra due anni».

LA POSIZIONE DI BONACCINI

Un Congresso oggi sembrerebbe per Zingaretti «lunare, da marziani» ma le tensioni comunque restano: «Credo che il nostro compito sia quello di far nascere questo governo, di forte impronta europeista, assicurando appoggio e proposte per la ripresa dell’Italia. Ben venga una discussione sul merito dei contenuti anche all`interno del Pd, ma non mi pare il tempo di conte interne», ha spiegato oggi a Repubblica il Governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, figura di primissimo piano per una possibile sostituzione del segretario dem. «Non guido alcun asse, né appartengo a correnti», aggiunge il Presidente emiliano che però lancia una possibile “frecciata” alla gestione nazionale del partito «Penso debba confrontarsi con tutto il campo democratico a partire dai contenuti. In Emilia-Romagna e altrove abbiamo vinto grazie a una proposta per il futuro condivisa da un fronte ampio e aperto al civismo, che include anche Italia Viva e Azione di Calenda, con cui peraltro governiamo bene». Per il momento dunque nessuna “conta” ma di certo già la battaglia sui Ministri nel prossimo Governo Draghi potrà indicare quale “peso politico” avrà dimostrato Zingaretti: a quel punto, con davanti le Amministrative decisive in Primavera (Milano, Roma, Torino e Napoli al voto), si potranno tenere tutte le riflessioni politiche del caso, senza escludere alcuna “strada”.