In attesa del voto finale alla Direzione Pd sulla relazione del Segretario Zingaretti, i dem si spaccano sulla votazione per il referendum: il n.1 del Partito Democratico ha invitato tutto l’enclave dem a votare Sì, ma parte dell’assemblea non ha partecipato al voto compiendo l’ulteriore “strappo” dopo i già tanti “malpancisti” di questi ultimi giorni in contrasto alla riforma M5s votata in aula anche dal Pd. «C’è in gioco l’identità del Pd. Questo Partito è nato per rafforzare la rappresentanza e questo taglio, invece, la colpisce», spiega all’Adnkronos il senatore Francesco Verducci, dando notizia del mancato voto da parte dell’area legata a Matteo Orfini, «È vero, è stato detto sì all’accordo con M5S per creare il governo ed era implicito nel dibattito di una anno fa il Movimento voleva il taglio dei parlamentari, anche se io ho sempre pensato che accettare di mettere sul terreno dell’accordo questo taglio fosse sbagliato. Ma adesso il tema è un altro: rispetto ad un anno fa le condizioni sono del tutto cambiate. Non si può dire: ‘vale quanto deciso un anno fa’, perché nessuno dei contrappesi previsti nell’accordo è stato approvato». Insomma, è il Governo stesso con l’alleanza grillina ad essere messa in discussione da una parte di minoranza, ma comunque importante, all’interno del Partito Democratico. «Siamo ora nella condizione di un voto al buio sul taglio, che espone il Paese ad un rischio molto grave in caso di voto con la legge elettorale attuale», conclude Verducci, seguito a ruota da Gianni Cuperlo all’uscita dalla Direzione dem, «ritengo che fissare un argine – un limite in grado di dare il senso di una ripartenza culturale di fronte alla distruzione di alcuni pilastri del fare democrazia – possa risultare quasi un’opera pia. Un atto di volontariato civile». In appoggi alla relazione del Segretario Zingaretti, è intervenuto invece il Ministro della Cultura Dario Franceschini «non stiamo al governo a tutti i costi, solo se si fanno cose utili. Si al referendum non è punto di arrivo, deve essere il punto di partenza per riforme più larghe costituzionali. Il referendum può essere la partenza di una seconda parte della legislatura che provi a completare un percorso di riforme costituzionali che vada oltre i confini della maggioranza, includendo anche le forze di opposizione».



LA RELAZIONE DI ZINGARETTI

È in corso nella sede al Nazareno la Direzione Pd su Referendum e Regionali, i prossimi importanti appuntamenti politici del 20-21 settembre: «Non possiamo sbagliare. Non è in gioco un’alleanza di Governo, ma la tenuta della Nazione per i prossimi anni», ha introdotto il Segretario Nicola Zingaretti nella sua relazione d’apertura della Direzione Nazionale. Dopo le tante polemiche per una visione non netta sulla riforma del taglio dei parlamentari (dopo 3 voti contrari, un unico voto favorevole, quello finale dopo la nascita del Governo Conte-2), il Partito Democratico ha deciso di riunirsi a pochi giorni dalle elezioni per dare un parere il più possibile univoco anche sull’esperienza di un anno ormai di Governo giallorosso. Zingaretti propone il Sì al Referendum che taglia da 630 a 400 parlamentari ma facendo propria la proposta di Luciano Violante: «accompagnare la campagna per il sì al referendum con una raccolta di firme per il bicameralismo differenziato. Sarà un modo, pur con scelte diverse che ci saranno, di unire il Pd». Nonostante la scelta difficile e non accettata da tutti, continua Zingaretti nella sua relazione, «senza questo governo non avremmo potuto affrontare la pandemia. Il populismo, il nazionalismo, una volta andato al governo genera problemi anziché soluzioni, come si vede in altre parti del mondo. Oggi abbiamo un orizzonte diverso rispetto a un anno fa, l’Italia guida il rinnovamento dell’Europa, dall’altra parte c’era chi lavorava a una Italexit. Ma attenzione: c’è ancora un consenso forte, roccioso».



DIREZIONE PD: IL “MESSAGGIO” AL M5S

Non sono mancati però riferimenti diretti agli alleati di Governo del M5s, specie nei temi divisivi come Mes e riforme: «L’Italia deve utilizzare il Mes, una linea di credito molto vantaggiosa per rinnovare la sanità», spiega Zingaretti al termine della relazione alla Direzione Pd, contestando però la decisione del Movimento sulla mancate alleanze alle elezioni Regionali. «In molti territori l’alleanza non si è voluta fare e non certo per nostra responsabilità. È stato un errore. Noi ora dovremo essere unitari due volte, per noi e per gli altri siamo noi l’unica alternativa alle destre. Ogni altra candidatura è velleitaria. Nessun candidato al di fuori dell’alleanza che abbiamo costruito noi ha la minima possibilità di affermarsi», chiude il discorso il Governatore del Lazio. Infine, il messaggio-chiave all’alleato: «Noi siamo al governo finchè il governo fa cose. Perchè se rimanessero troppi nodi aperti e la situazione della repubblica dovesse peggiorare, il nostro impegno sarebbe inutile. Ma non credo siamo in questa situazione». Al termine della Direzione Pd si terranno due voti distinti: la prima alla relazione del Segretario Zingaretti, la seconda sulla specifica proposta di votare Sì al Referendum del 20-21 settembre.

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