Una dirigente lesbica, ex dipendente del Comune di Calcinato, ha visto la Corte d’Appello di Brescia (sezione Lavoro) riformare la sentenza del tribunale e condannare l’ente municipale per “discriminazione sessuale”. I giudici hanno rilevato “il carattere discriminatorio della condotta tenuta dal Comune di Calcinato, guidato dal sindaco Nicoletta Maestri, nei confronti di Federica Lombardo, sfociata nella privazione dell’incarico di responsabile di posizione organizzativa”.
Accadde tutto nel 2021, anche se il rapporto di lavoro tra Lombardo e il Comune di Calcinato si incrinò già nella primavera 2020, quando la funzionaria annunciò in municipio di essersi legata sentimentalmente a Luisa Zampiceni, ex comandante della polizia locale intercomunale di Calcinato, Bedizzole e Lonato, sposata poi nel giugno 2020 con l’unione civile celebrata nel Comune di San Felice del Benaco. A quel punto, però, la dirigente lesbica è stata sollevata dal suo incarico: “Il Comune ha ritenuto di ricorrere alla rotazione degli incarichi per la prima e unica volta soltanto nel 2021 ed esclusivamente nei confronti della Lombardo”, si legge nella sentenza.
DIRIGENTE LESBICA RIMOSSA DOPO UNIONE CIVILE: COMUNE DI CALCINATO CONDANNATO DA CORTE D’APPELLO
Nel dispositivo campeggiano anche le frasi che alcuni membri della Giunta di Calcinato avevano postato sui social network: “La Giunta comunale all’epoca era composta dal vice-sindaco Vergano e anche dall’assessore Cinquetti, i quali avevano mostrato, sui canali social, il loro dissenso nei confronti delle unioni civili”.
Come scrive il “Corriere della Sera”, fondamentale per il verdetto è stata la testimonianza dell’ex primo cittadino Marika Legati: “Nel corso di una riunione della giunta nel 2018, dove era stata comunicata la notizia che la Zampiceni sarebbe stata nominata capo della polizia locale, era stata sollevata la questione dell’orientamento sessuale in un clima da bar ed erano stati fatti commenti provenienti da ‘uomini presenti’ che avevano detto che assumere un comandante con quella tendenza sessuale avrebbe comportato il rischio di vedere scene di effusioni tra donne”. Al “CorSera”, la dirigente lesbica rimossa dal suo incarico ha asserito: “Confido che questa sentenza possa essere d’esempio per il futuro, affinché le scelte private non condizionino l’attività professionale”.