Intervento al Consiglio comunale del Comune di Cuneo del consigliere del PdL Delfino Ezio nella seduta del 28.10.2008 durante la discussione di un ordine del giorno presentato dalla maggioranza di centro sinistra sul tema del Decreto 137/08
1) Il dato da cui occorre partire per qualunque serio confronto è l’evidenza di una Emergenza Educativa che caratterizza il mondo giovanile ed in particolare della scuola.
Il complesso mondo che gravita attorno alla scuola (famiglie, strutture produttive, università, territorio) chiede alla scuola di farsi carico di bisogni derivanti dal disagio giovanile, dalle incombenze di orientamento alla vita ed al lavoro, dalle problematiche legate alla integrazione culturale e sociale degli alunni stranieri.
Alla scuola italiana si chiede di ridiventare un ambito di cultura reale, in cui non solo le persone siano addestrate ad esercitare ruoli o professioni, ma soprattutto siano aiutate a maturare criteri di lettura e interpretazione della realtà circostante, mutevole e globalizzata.
La domanda si è spostata sulle persone e sullo loro capacità di rispondere creativamente alle sfide dell’ambiente.
Oggi la scuola non riesce a corrispondere a queste urgenze ed emergenze.
Il fatto da cui partire è la crisi del sistema educativo nazionale dal punto di vista della didattica, ma anche da quello della mobilità sociale, della crescita della produttività, della modestia dei risultati rispetto alle risorse investite. Altri Paesi prima di noi hanno affrontato gli stessi problemi, ma hanno reagito modernizzando i loro sistemi educativi. Hanno imboccato la strada di una forte autonomia delle istituzioni educative, di una semplificazione e di una personalizzazione dei percorsi; hanno rimotivato i docenti con nuove carriere, nuove forme di valutazione delle competenze insegnate e apprese, incentivi differenziati.
2) Per rispondere alla emergenza educativa è indispensabile tenere conto della domanda di istruzione e di educazione che proviene dai giovani di oggi, e completare il percorso verso un assetto pienamente libero e pluralistico. Il sistema scolastico italiano ha, da tempo, urgente bisogno di essere riformato: siamo ai primi posti, tra i Paesi dell’Ocse, come spesa per l’istruzione ma ciò non incide sulla qualità. Il numero di ore di lezione degli alunni supera del 20% la media dei paesi Ocse, ma ai primi posti per la qualità dell’apprendimento vi sono Paesi dove si sta a scuola molto meno.
La seria crisi del nostro sistema formativo esige interventi culturalmente coraggiosi, chiaramente orientati a “liberarsi dall’arretramento normativo, dai pregiudizi e dai corporativismi che tendono alla conservazione dell’esistente”. Occorre dar corpo ad alcune priorità:
Dare attuazione all’autonomia costituzionale prevista per le scuole. Gli elementi dell’autonomia sono semplici: veri organi di governo delle scuole; assegnazione diretta agli istituti per quota capitaria di tutte le risorse necessarie; reclutamento diretto dei professionisti e del personale; dirigenti scolastici messi in grado di rispondere dei risultati.Gli altri cambiamenti verranno come diretta conseguenza: drastica riduzione di norme; livelli essenziali di apprendimento; carriere per i professionisti della scuola con effettivo riconoscimento del merito e delle prestazioni; moderno sistema di valutazione che aiuti le scuole a migliorare.
Ridare ruolo di autorevolezza ai docenti ed educatori con strumenti quali la valutazione della condotta
La razionalizzazione delle risorse ed una loro più efficace ridistribuzione
Il riconoscimento del merito e della carriera ai docenti e professionisti della educazione
Fare tesoro delle positive esperienze che sono in campo: il riconoscimento ed il consolidamento di molte positive esperienze messe in atto da tanti insegnanti all’interno di istituti che hanno dato corpo ad iniziative di reale coinvolgimento tra scuola ed extrascuola
La riaggregazione ragionevole delle classi di insegnamento che consenta la maturazione di competenze più omogenee e più spendibili nella scuola di oggi;
La riformulazione degli indirizzi degli istituti tecnici e di quelli professionali ricreando un legame più funzionale con il mondo produttivo
Questi sono le priorità ispiratrici che nelle manovre del Governo in discussione sono rintracciabili e richiedono un dialogo tra le parti affinché si possano tradurre in reali iniziative decisionali a tutti i livelli dalla amministrazione centrale a quelle locali e a patti di assunzione di responsabilità condivisa.
3) Oggi questo quadro di cambiamenti non può non misurarsi con l’esigenza di maggior rigore economico nella spesa pubblica, che tuttavia certamente non può diventare pretesto per impoverire la scuola.. Le misure prese dall’attuale Governo in realtà, non si scostano, nei principi ed in molte proposte, da quelle suggerite dal Quaderno Bianco dei ministri Padoa-Schioppa e Fioroni, nella prospettiva del vincolo di pareggio entro il 2011 richiesto all’Italia dall’Unione europea. La razionalizzazione di spesa all’interno di un sistema tanto elefantiaco quanto improduttivo è urgente e indispensabile.
Certamente chi taglia deve avere un disegno adeguato alle prioritarie necessità formative.
Condividiamo pienamente quanto sostenuto dal Presidente della Repubblica: “Per quel che riguarda la scuola l’obiettivo di una minore spesa non può prevalere su tutti gli altri e va formulato con grande attenzione ai contenuti e ai tempi, in un clima di dialogo”.Ma analogamente il richiamo del Presidente al fatto che è sbagliato continuamente affermare dei NO.
C’è più che mai bisogno di dialogo e di disponibilità reciproca: la scuola travalica i governi ed ha bisogno di radici nelle comunità, in una concreta trama di soggetti educativi.
Le scuole, le famiglie, le comunità locali, le imprese, il mondo del volontariato sociale vanno messi in grado di affrontare i tanti problemi legati all’istruzione e formazione, uscendo dagli schemi dello scontro ideologico e della conservazione corporativa. Solo questa trama attiva di nuove alleanze permetterà all’impresa non più solitaria della scuola di riuscire.
Autonomia e competizione non in direzione di 10.000 isole in concorrenza fra loro, ma verso 10.000 piante radicate nel loro terreno sociale, tese ciascuna a promuovere alleanze.
Tre le priorità che si intravedono nella manovra complessiva del governo sulla scuola e sulle quali i paesi europei stanno convergendo per riformare il sistema della istruzione scolastica ed universitaria: autonomia gestionale, autonomia finanziaria e gestione efficiente dei finanziamenti, legata ai risultati ottenuti dall’istituto.In Europa la corrente anticentralista e antistatalista è assolutamente dominante. Libertà e quindi sussidiarietà sono ormai il sale della concezione del sistema scolastico e universitario. E’ tempo che anche da noi ci si renda conto che protestare contro la propria libertà.
4) Le manifestazioni di questi giorni segnalano una domanda pressante delle giovani generazioni rivolta ai decisori politici.
Il centro sinistra risponde con la richiesta di ‘più soldi’ alle scuola e con l’evocazione del fantasma della privatizzazione del sistema e della sua distruzione.
La maggioranza di governo propone il prosciugamento di tutti i canali dello spreco e riforme profonde e non più rimandabili del sistema.
Tutte le sigle meritano rispetto e ascolto, ma non possono valere quanto la libertà di scommettere su una scuola più europea e moderna , capace di andare incontro alla emergenza educativa con la centralità della persona e non con soluzioni che sembrano più preoccuparsi della emergenza occupazionale degli addetti ai lavori.
Questo non è il tempo dei NO o degli scontri ideologici , ma di un confronto ed una disponibilità tra chi ha veramente a cuore la formazione la istruzione dei ragazzi.
(Ezio Delfino, dirigente scolastico di un Istituto Tecnico Commerciale)