Ricordo ancora oggi i due giorni degli scritti del concorso libero a dirigenti scolastici, vicino alla sede dell’U.S.R. di via Fattori 60 a Palermo, e non si è spenta in me la sensazione, nello stesso tempo emozionante ed esaltante, di trovarmi insieme a quasi duemila docenti provenienti da tutte le parti della Sicilia, disposti a mettersi in questione e a misurarsi non solo con i due scritti ma anche con i due orali e i nove mesi di corso, in una corsa ad ostacoli che non aveva precedenti nelle prove concorsuali fino ad allora espletate. Certo in mezzo c’erano avventurieri, arrampicatori sociali, opportunisti, ma ciò che mi rendeva felice era la percezione nettissima che lì, in mezzo, almeno un migliaio erano veri uomini e vere donne di scuola, di quelli che danno la vita per l’educazione e la formazione dei propri studenti. Ne vedevo i volti. Ne indovinavo i pensieri. C’era speranza per la Sicilia.

C’è speranza per la Sicilia se le forze migliori della docenza siciliana uniscono le loro energie e passano a dirigere le scuole. Io sogno un Rinascimento umanistico-scientifico per l’Isola. La scuola lo può fare. Nonostante fossi già da alcuni anni preside incaricato ed era certo che ci sarebbe stato un concorso riservato, ad hoc, avevo fatto bene a partecipare. Avevo scelto bene. Ero felice di essere lì.

Degli orali risento l’eco del battito della matita sul tavolo del Presidente per indicare di passare ad un altro argomento ma, soprattutto, la discussione di gruppo. La sorte volle che i dieci sorteggiati per quel turno della mattina fossimo docenti un po’ pratici di dinamica di gruppo. Toccava iniziare a una docente di Gela che, correttamente, premise che se dovevamo essere un gruppo di discussione quanto meno, all’inizio, avremmo dovuto dire chi eravamo. Ma fummo tutti raggelati dall’intervento burbero del Presidente: «bando alle chiacchiere cominci a parlare direttamente dell’argomento sorteggiato!». Solo chi non ha esperienza delle dinamiche del piccolo gruppo non sa che quello è il modo migliore per cementare una solidarietà spontanea e segreta (si chiama coesione) fra tutti i partecipanti, che si manifestò subito nei toni pacati e cordiali di una trattazione dell’argomento (Legge 626/94) non solo competente ma soprattutto attenta e rispettosa verso tutti i componenti del gruppo, cioè verso tutte le persone presenti. Non ci fu la solita reazione cinica del rubarsi l’argomento l’un l’altro per “apparire” individualmente, cosa sgradevole oltre che negazione, di fatto, del senso del lavoro di gruppo, che purtroppo aveva caratterizzato altre discussioni di quelle mattinate. Un applauso alle nostre spalle ci fece capire che era trascorso il tempo a nostra disposizione. Sono stati rari gli applausi. 

Poi i nove mesi di lavoro con esercitazioni quotidiane on line sulla piattaforma nazionale. Occasione per conoscere vere e proprie personalità della scuola italiana, ma anche megalomani nazionali, avventurieri, arrampicatori sociali, opportunisti. Tutte le regioni son paese. Tanti incontri. Incontri virtuali, che però spesso mi facevano venire la voglia di conoscere direttamente l’altro collega per le sintonie intuite e l’arricchimento umano già sperimentato. E Angelo Lucio Rossi l’ho conosciuto davvero. È un collega dell’Abruzzo, me lo sono trovato accanto ad un convegno nazionale (Disal). Mi ha proposto un gemellaggio con la sua scuola, e probabilmente le piante e i fiori della serra del mio Istituto Professionale per l’Agricoltura un giorno abbelliranno la sua scuola. Ma soprattutto abbiamo iniziato a parlare del valore della “bellezza” per educare i giovani. Altro che il solo terremoto.

 

Il 31 agosto 2007 di nuovo a Palermo per scegliere la mia nuova sede. Ho di fronte licei, tecnici e professionali. Amo la formazione classica e scientifica da cui provengo. Ritengo che sia la forza del nostro sistema scolastico, ma a mente fredda scelgo un I.I.S. costituito (sulla carta) da un tecnico e da un professionale (I.P.A.A. + I.T.I.S.) perché sono convinto che la sfida oggi sia proprio lì: ci vogliono i tecnici e gli operai specializzati per un tessuto economico, quale quello italiano, fatto prevalentemente da piccole e medie imprese. Gli istituti tecnici e quelli professionali devono svolgere un ruolo più incisivo. Ma le scuole, che mi erano toccate non erano due. Erano quattro. Oltre al Professionale per l’Agricoltura (agroindustriale ed agroambientale) di Paternò e al Tecnico Industriale di Belpasso (indirizzo Elettronico e Telecomunicazioni) comprendeva anche il Professionale per l’Industria e l’Artigianato (I.P.S.I.A) di Biancavilla, per effetto dell’ultima razionalizzazione regionale, e il Liceo Scientifico di Belpasso di nuova istituzione. Non erano stati messi nel conto, ma ormai c’erano. Come figli non desiderati. Dopo i primi mesi di smarrimento e ambientamento comincio a lavorare sul serio. Sono scuole anonime nel senso letterale del termine. Bisogna dare i nomi. C’è una identità di Istituto di Istruzione Superiore da rigenerare e ciò appare evidente nel primo Collegio dei docenti da come i professori sono seduti, a blocchi contrapposti. Serie A e serie B. Non dico quali. Ci sono rivalse pregresse. Bisogna ridare fiducia e speranza. Non se ne andrà alla prima occasione? In una sede più comoda per lei che è di Catania?

C’è bisogno della stabilità della direzione di un Istituto per ottenere la corresponsabilità e l’impegno dei docenti. C’è un’opera comune da intraprendere e un solo modo per essere credibili: cominciare in prima persona. E la scuola comincia, da tre anni, con una “lectio magistralis” del preside, primus inter pares, che non è fuggito dalla didattica quotidiana, dal mestiere di insegnante. Quest’anno è stata la volta di Galileo Galilei e del suo cannocchiale. Un commento al Sidereus Nuncius e la ripetizione di alcuni esperimenti storici. Non mancano, poi, i problemi organizzativi e gestionali, che sono moltiplicati per quattro. I locali di Paternò, nel 2007, sono una topaia, bisogna tirare fuori da lì i ragazzi (e i professori). Costi quel che costi. Ed è costato. Ma la più grande soddisfazione del mio primo anno da dirigente sono state proprio le strette di mano dei miei “contadinotti” del professionale per l’Agricoltura che ringraziano per averli trasferiti dalla vecchia sede. 

L’intuizione del secondo anno è stata quella delle “sinergie” fra gli indirizzi di studio. È diventato obiettivo predominante fare in modo che le competenze degli uni siano funzionali alle esigenze degli altri. Il Laboratorio di elettronica del Tecnico è il luogo ordinario delle riparazioni hardware dei computer di tutta la scuola, con tanto di relazione tecnica sui guasti riparati. Il laboratorio di chimica di Belpasso produce due litri di acqua bidistillata per il laboratorio di micropropagazione (meristematica) di Paternò. La Terza area professionalizzante di Biancavilla ha in mano la progettazione della climatizzazione e della distribuzione automatica dell’acqua nella serra del professionale per l’agricoltura. È la bellezza del sistema scolastico. Una polifonia di indirizzi per la formazione della nuova generazione di giovani nei vari settori del sapere e del saper fare. Intanto aspettiamo per metà dicembre il primo pane fatto con il grano prodotto nel campo sperimentale (affittato l’anno scorso) dell’Azienda Agraria. Sappiamo tutto di questo grano. Gli studenti e i docenti hanno affiancato lo studio in aula ai sopralluoghi e al lavoro all’aria aperta. Il premio ai migliori studenti di Paternò, l’anno scorso, è stato il privilegio di salire sulla mietitrebbia con l’operatore per la mietitura delle due qualità di grano, che ci sono state regalate dalla Stazione sperimentale di granicoltura di Caltagirone. E due qualità ormai quasi sconosciute (Tuminia e Russello) rivivono per diventare pane e pasta fresca (a basso contenuto di glutine).  

Il riordino del secondo ciclo è alle porte, bisogna prepararsi ed avere dimestichezza con le certificazioni di competenza. È necessario partecipare al lavoro programmato dalla delivery unit regionale. 

 

Adesso, però, apprendo che, come dirigente di ruolo, sono delegittimato perché il concorso libero a cui ho partecipato è stato annullato. In Sicilia. Solo in Sicilia.

Ma non c’è una giustizia sostanziale più importante di quella formale?

 

(Silvio Galeano)