Oltre 100 dirigenti scolastici provenienti dalle scuole statali e non statali di ogni ordine e grado delle varie regioni hanno concluso il 26 marzo scorso il 16° Convegno DiSAL: un intenso e, per alcuni aspetti, inatteso evento professionale, culturale e di amicizia.
1. Per due giorni, al Centro Congressi “MonValley” di Vico Equense (Napoli), tra relazioni, dibattiti e lavori di gruppo, è stata tangibile un’intensa volontà di approfondimento e confronto sulle responsabilità che i presidi quotidianamente si assumono, alla ricerca costante di soluzioni e prospettive per le difficili situazioni della scuola italiana.
Mario Dupuis e Riccardo Michielan hanno confermato che una “buona scuola” si realizza solo se le tensioni ideali ed il compito educativo sono dimensioni quotidiane di chi dirige e di chi insegna, sostenendo positivi modelli personali, combattendo l’asservimento alle rigidezze burocratiche, agli interessi corporativi, alle contrapposizioni ideologiche che spesso occupano la scuola italiana, accettando la sfida educativa dell’imprevedibile, senza assolutizzare metodi o strategie, quasi in una forma di paternità oggi sempre più necessaria.
Anna Maria Poggi e Maria Grazia Nardiello, a fronte di un diffuso ritorno al centralismo e del congelamento del federalismo scolastico, hanno confermato che l’autonomia scolastica va ripresa, ma all’interno di un “sistema delle autonomie”, con il potenziamento dal basso di reti di scuole, all’interno di un federalismo che valorizzi la sussidiarietà orizzontale, per evitare di passare da un centralismo statale a nuovi centralismi regionali. Hanno poi rivendicato la necessità di una semplificazione normativa ed istituzionale ed incoraggiato le scuole a dimostrare la propria capacità di essere risorsa per le proprie comunità. In questo cammino i governi centrale e regionali dovranno superare l’esclusività delle relazioni sindacali per valorizzare al massimo la collaborazione dell’associazionismo professionale.
Giacomo Zagardo e Kotilainen Heikki, attraverso il confronto con diversi modelli scolastici europei, e con particolare attenzione a quello finlandese, hanno identificato quei momenti e attività che un capo di istituto deve curare al fine di facilitare ambienti di apprendimento: per delineare questo compito, assieme a Daniele Vidoni, hanno offerto concrete immagini di stili di direzione educativa dell’organizzazione scolastica.
Daniele Vidoni, attraverso esiti di ricerche internazionali, ha poi mostrato come la scuola possa fare la differenza nella vita di un ragazzo e come il dirigente scolastico possa fare la differenza nella scuola, incoraggiando la comunità professionale tra i docenti.
Dino Cristanini e Dario Nicoli, delineando i fattori essenziali attorno ai quali costruire quel sistema di valutazione oggi assente, hanno motivato la necessità, per i dirigenti, di far crescere nelle scuole attività di autovalutazione. Hanno così dipinto l’autonomia (per la quale hanno chiesto un “soprassalto”!) non come un potere contro un altro potere, ma come strumento funzionale a formare persone libere.
2. Discutendo su queste prospettive “per una scuola che parli al futuro”, si sono individuati temi e proposte per la vita delle scuole e per le richieste alla politica.
Il dialogo tra Valentina Aprea per il Pdl e Giovanni Bachelet per il Pd ha mostrato che l’incontro sui principali temi del cambiamento nella scuola (governo delle scuole, federalismo sussidiario, nuovo profilo giuridico dei docenti e dei dirigenti, sistema di valutazione, erogazione delle risorse secondo il principio del”procapite” ed in forma paritaria) è possibile tra schieramenti diversi se si ha il coraggio di guardare con onestà intellettuale alle drammatiche condizioni della scuola attuale.
Il 26, poi, si è festeggiato il decennale dell’Associazione in modo sicuramente originale. La presenza di testimonianze di colleghi giunti da altre nazioni ha infatti avviato un ampliamento di orizzonti ed un percorso di ricerca di alleanze in Europa tra realtà associative della dirigenza scolastica che abbiano a cuore, al di là di formalismi e astratti proclami, il primato dell’azione educativa e culturale della scuola ed una visione di leadership a carattere educativo.
“In questa impresa – ha affermato nelle sue conclusioni Roberto Pellegatta, presidente nazionale DiSAL – i dirigenti scolastici sono oggi al bivio di una scelta professionale e sociale: se fare una scuola in funzione di criteri o categorie esterne (classifiche, apparenze o corporazioni) o se impegnarsi nel migliorare un’offerta formativa tesa unicamente al realizzarsi di persone libere”. Riforme e risorse debbono servire questo scopo, con soluzioni che vadano oltre la semplice razionalizzazione dell’esistente.
La decisione, poi, di investire sull’istruzione, con progetti chiari e realistici va urgentemente affrontata da parte della politica, certo attraverso un rigoroso controllo di gestione, ma scegliendo di premiare chi si assume responsabilità e chi accetta valutazioni seriamente finalizzate a migliorare le scuole.
Al termine dei lavori era chiara la gratitudine reciproca per il confronto professionale ed umano avvenuto. Eppure mille sarebbero le ragioni – di confusione politica, di mortificazione professionale ed amministrativa, come l’assenza da anni di un concorso per dirigenti – per “tirare i remi in barca” dalla quotidiana fatica di fare della scuola un luogo degno delle persone che la frequentano. Ma questa fatica ha ogni giorno una vera ragione ideale: la dignità ed il valore stesso delle persone che la compiono. “A questa fatica – ha concluso il presidente Pellegatta – DiSAL vuole offrirsi come spazio di solidarietà professionale capace di rinnovare ragioni di impegno, di elaborare soluzioni e proposte e di collaborare alla loro attuazione”.