Non c’è da stupirsi che ancora oggi tra comunismo (quello storico, quello originale) e cattolicità ci siano dei punti di contatto. Succede ad esempio quando si toccano i cosiddetti “valori”: fino a prima del 68 infatti il Partito comunista italiano era contrario al divorzio e all’aborto, per fare due esempi. Poi la stagione della contestazione portò nel dibattito pubblico una ondata di liberalismo che ebbe un successo di massa e il Pci, per ovvi motivi elettorali, si convertì alle nuove istanze.
Marco Rizzo, fondatore e segretario nel 2009 di Comunisti Sinistra Popolare, diventato nel gennaio 2014 Partito comunista, in un tweet si è detto fortemente contrario alla riforma scolastica approvata in Spagna, che di fatto elimina dalla scuola dell’obbligo filosofia e storia per sostituirle con ecofemminismo e diritti Lgbt: “Storia e filosofia in Spagna sostituite da ecofemminismo e Lgbt. Bella riforma della scuola fa la ‘sinistra’. Totalmente inginocchiati al pensiero unico della globalizzazione capitalista. Una vera vergogna contro cui battersi”.
Abbiamo parlato con Rizzo per approfondire la sua posizione e la sua critica della sinistra. “Già negli anni 70” spiega Rizzo al Sussidiario “era in corso nel vecchio Pci un dibattito molto acceso che portò a trasformarlo in una sorta di partito radicale di massa. Oggi l’attuale Pd ha del tutto trasformato la matrice comunista in una involuzione culturale che ha espulso completamente il tema del lavoro a favore dei cosiddetti diritti civili”.
In un tweet lei si è detto profondamente contrario alla riforma scolastica spagnola, che porterà nella scuola dell’obbligo a sostituire materie come filosofia e storia con ecofemminismo e diritti Lgbt. Da dove nasce la sua critica?
Parte dal fatto che la riforma spagnola non ne fa materie aggiuntive, ma sostitutive. Non sono contrario che si studino queste tematiche, sono contrario alla negazione di materie imprescindibili come storia e filosofia. Sono cose che potevano tranquillamente essere inserite in una materia specifica a parte, come la nostra vecchia educazione civica. Ma pensare di sostituire storia e filosofia, cioè le fondamenta del pensiero critico, vuol dire privare le nuove generazioni proprio del pensiero critico. La storia sono i fatti del mondo, la filosofia è l’analisi dell’interpretazione dei fatti.
Quindi è impedire lo studio di quelle discipline che ci permettono di capire la realtà?
Significa privare i giovani di quelli che possono essere gli elementi della costruzione del pensiero, della costruzione delle valutazioni. È la destrutturazione del pensiero delle nuove generazioni, un espediente in virtù dell’adeguamento a una massificazione del pensiero unico. La mia, lo ripeto, è una critica sull’elemento sostitutivo, non su quello aggiuntivo.
Lei ha detto che si tratta di “pensiero unico della globalizzazione capitalista”. Cosa intende esattamente?
Un comunista non può che essere critico su questo modello di globalizzazione, perché è il modello di una società dove non esistono più punti di riferimento come la storia. Significa avere un McDonald’s sul Monte Bianco come a Lipari. Un’uniformità generalizzata con un solo dio, il mercato.
Il governo spagnolo che ha varato questa riforma è un governo di sinistra. Se avanziamo queste critiche a un esponente del Pd, ci risponderà che sono battaglie di sinistra. Non è così?
Perché il Pd ha trasformato la sua matrice, quella comune di difesa dei diritti del lavoro. Già negli anni 70 c’era questa discussione, il Pci diventò già allora, dal punto di vista culturale, una sorta di partito radicale di massa. Sta in questo l’involuzione culturale, perché il tema del lavoro viene espunto e vengono immessi i valori del capitalismo: nessuna critica alla gerarchizzazione della società, nessuna critica alle multinazionali. È notizia di questi giorni che l’Europa non applicherà neanche la tassa minima del 15% alle multinazionali, che continueranno a non pagare tasse, però ci regaleranno tanti diritti civili.
È in atto anche una trasformazione, un cambiamento del significato delle parole e del senso che hanno sempre avuto, quando per esempio si dice che non si tratteranno più argomenti come i logaritmi o le espressioni radicali, ma si parlerà di “significato socio-affettivo della matematica”. Che ne pensa?
Ne sono convinto. Stanno preparando i loro algoritmi che determineranno le nostre vite, è una battaglia epocale di civiltà che, e voglio sottolinearlo, stiamo perdendo.
Addirittura?
La battaglia principale nel mondo di oggi è tra la finanza e la politica. La finanza ha bisogno di una non-ideologia, ha bisogno di una neutralità su cui costruire un uomo nuovo, che deve essere apolitico, aculturale, asessuato, afilosofico. Non deve avere alcuna valenza di pensiero, deve essere un numero di consumo. È una trasformazione molto rapida, che credo si compirà nel giro di una o due generazioni. Lo dico da comunista: meglio la cultura del lavoro, meglio l’oratorio, meglio il prete di quartiere che Zuckerberg e Bill Gates.
(Paolo Vites)
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