È sempre più difficile, per chi non aderisce al pensiero unico “woke”, discutere nel merito di qualsiasi cosa. Riportare dati o utilizzare la logica non serve. Appena l’interlocutore si trova a mal partito, saltano fuori stigmi di vario genere: complottista, terrapiattista, no-vax.

Ultimamente va molto di moda affibbiare la qualifica di putiniano, in quanto l’immagine di Putin si presta a essere quella di un dittatore, aggressore, sovranista, e molto altro. Nulla che non si possa dire di altri leader del mondo occidentale che incarnano gli stessi comportamenti ma in nome della democrazia.



Osservando la situazione mondiale con un minimo di senso critico, a grandi linee si può dire che si stiano fronteggiando due imperi: quello anglo-americano e quello dei Brics.

Il primo sembra essere sul viale del tramonto, nonostante controlli ancora enormi risorse finanziarie. Il secondo, che ogni giorno si sta ingrandendo a vista d’occhio arrivando già a rappresentare 2/3 del Pil mondiale, sta minando alla base la stessa ragion d’essere del primo, grazie alla decisione dei Paesi aderenti di non usare più il petrodollaro come moneta di scambio.



La de-dollarizzazione del mondo è partita assai prima del previsto e quando sarà giunta a regime significherà la fine del dollaro come moneta di riferimento. Mentre i Brics potranno ancorare il valore della loro moneta a risorse naturali preziose e indispensabili per lo sviluppo presente e futuro, l’America non potrà più stampare carta all’infinito come ha sempre fatto, piombando in una crisi finanziaria che diversi esperti temono di proporzioni probabilmente più vaste di quella del ’29.

Nel frattempo si sta scoprendo che quel gruppo di potere che viene chiamato “Stato profondo” esiste da moltissimo tempo, e da sempre ha deciso di impadronirsi del mondo impiegando tutte le leve possibili: finanziarie, militari, politiche, imprenditoriali, infiltrando i propri uomini in tutte le più importanti istituzioni pubbliche e private (dall’ONU all’OMS) per non parlare di governi, multinazionali e grandi fondazione filantropiche. Di queste infiltrazioni si è spesso vantato Klaus Schwab, fondatore del World Economic Forum, che ha illustrato il progetto di de-popolazione e controllo del mondo nel suo libro La quarta rivoluzione industriale. Non si tratta quindi di complottismi come spesso si sente dire da coloro che il libro non l’hanno nemmeno mai aperto.



Al vertice finanziario del Deep State c’è un fondo di investimento che ha un giro d’affari equivalente al Pil di un ipotetico terzo Paese del mondo dopo Cina e USA. Si Tratta del fondo BlackRock, che controlla oltre 500 multinazionali, tra cui i sei principali gruppi di informazione del mondo e i giganti del web. L’intellettuale di riferimento di Schwab è Juval Harari, storico e filosofo israeliano, accanito transumanista, notoriamente omosessuale. Tendenza che accomuna molti dei leader preferiti da Schwab.

Il Ceo di BlackRock è arrivato a minacciare di far togliere i finanziamenti alle imprese che non si fossero adoperate a promuovere la causa LGBTQ. Insieme a Schwab ha promosso una serie di moderni vangeli come l’Agenda 2030, gli obiettivi Esg, il Green Deal, che pur essendo attivamente perseguiti da governi e imprese stanno cominciando a mostrare non pochi aspetti di distacco dalla realtà, causando assai più guai di quelli che avrebbero dovuto risolvere.

Il Premio Nobel per la Fisica 2022 John Clauser ha dichiarato apertamente, a proposito delle risoluzioni della Cop 21 e delle misure contro la pandemia di Covid-19: “Tutta una grande bufala. La verità è che la scienza è stata comprata”.

Lo hanno ribadito per il Covid i 40mila scienziati firmatari della Barrington Declaration, mentre più di recente 1.900 scienziati indipendenti, tra cui molti premi Nobel, hanno firmato un manifesto in cui spiegano che tutto ciò che oggi i governi impongono di fare per “salvare il pianeta” non corrisponde affatto a questo obiettivo, ma a quello di arricchire i gestori del Deep State.

Che però sta commettendo molti errori: il più evidente è la corsa all’auto elettrica, da cui si stanno ritirando i più grandi produttori per l’ingestibilità complessiva del progetto. Per non parlare della sostituzione delle attività agricole con sterminati impianti di pannelli solari e pale eoliche.

Oltre che la leva finanziaria, per convincere popoli e governi è stata usata a piene mani la leva della comunicazione, finanziando ad esempio movimenti ecologisti come quello di Greta Thunberg, movimenti per i diritti civili come Black Lives Matter e intervenendo in diversi Paesi fomentando le cosiddette rivoluzioni colorate.

C’è anche molto altro, e per saperne di più consiglio la lettura di Deep State, di Germana Leoni, e il mio ultimo saggio La sindrome del criceto, entrambi editi dalla Nexus edizioni.

È stato fatto anche ampio uso degli Undici Principi di Goebbels, della Finestra di Overton e della Neolingua di George Orwell: cambiare i significati delle parole per cambiare la realtà. L’esempio più clamoroso è stato quello di chiamare vaccini delle terapie sperimentali la cui pericolosità sta ora emergendo in tutto il mondo.

La promozione della causa LGBTQ va ben oltre ad una questione di diritti civili o di rispetto per atteggiamenti sessuali da non demonizzare. Il sottile e potente veleno che risiede nel sostenere che non esista un sesso biologico predeterminato al momento del concepimento contiene un preciso e assai grave attacco all’identità della persona umana.

Come ho descritto nella Sindrome del criceto, si sta promuovendo una mutazione antropologica in base alla quale l’uomo perde molte delle sue qualità superiori, per trasformarsi in un ominide che Harari definisce transumano, mentre in realtà è un essere sempre più controllabile ed eterodiretto.

I popoli sembravano non accorgersene, ma ovunque, per fortuna, si sta verificando un certo risveglio.

Alle recenti elezioni europee c’è stato uno spostamento a destra che non è uno spostamento a destra in senso politico, ma un voto di protesta contro chi si stava mostrando nemico delle tradizioni, della sovranità dei Paesi, dell’agricoltura come l’abbiamo conosciuta da millenni, per proporci soluzioni assurde come il Green Deal, la farina di grilli, il cappotto termico delle case, le pale eoliche, etc.

Il fatto che, incuranti dei risultati di elezioni democratiche (le ultime?), i partiti che hanno malgovernato  nella precedente Commissione europea abbiano riproposto la gestione di Ursula von der Leyen – con l’appoggio condizionante dei verdi – dimostra che il Deep State pensa di avere oramai in pugno il mondo, quando non è affatto così. E le crepe in un’Europa fondata ipocritamente su “valori” sempre dichiarati ma del tutto scomparsi, si vedranno ben presto.

Succede anche che il cosiddetto popolo comincia ad averne abbastanza del cosiddetto pensiero unico “woke”, che vuol dire “prestare attenzione a”: ai diritti civili, all’aborto come “diritto riproduttivo” (riecco la neolingua), alla lotta al riscaldamento climatico con la de-carbonizzazione, all’assurda auto elettrica, alle città di 15 minuti, alle vaccinazioni obbligatorie per virus creati in laboratorio, alla parità di genere che la faccenda del pugile/pugilessa Imane Khelif ha mostrato essere una paradossale contraddizione.

Nel mondo stanno crescendo parecchio i casi di atleti maschi che prima arrivavano sempre tra gli ultimi, e che ora vincono contro le donne dopo essersi dichiarati tali. È successo persino che condannati per stupro abbiano preteso di essere accolti nelle carceri femminili dopo essersi dichiarati donne. E aver continuato a stuprare in una condizione per loro ottimale.

Pian piano scopriamo dove è arrivato il progetto di Schwab: come nell’OMS, anche ai vertici delle istituzioni dello sport ci sono decisi sostenitori dell’approccio woke. E così, contrariamente alle decisioni dell’International Boxing Association che avendo riscontrato in Imane Kelif i cromosomi maschili e un alto livello di testosterone lo aveva escluso dalle competizioni, il CIO lo ha ammesso.

Che cosa ci narrano i media controllati da BlackRock? Che il presidente dell’IBA è un amico di Putin, e quindi non ci si può fidare, ancorché si sia basato su dati scientifici. Mentre bisogna fidarsi del presidente del CIO, Thomas Bach, che si accontenta di cosa c’è scritto sul passaporto.

Nelle scorse ore István Kovács, European vice president della World Boxing Organization, nel confermare le motivazioni scientifiche per cui alcuni atleti non erano stati ammessi alle gare, ha ricordato di avere fatto presente al CIO fin dal 2022 le problematiche legate alle pretese di alcuni atleti di ritenersi donne nonostante fossero biologicamente maschi, ma che fino ad oggi non ha mai ricevuto risposta! Come si merita un amico di Putin, ovviamente.

Le fazioni che si sono scatenate intorno al caso Khelif hanno sbagliato entrambe: chi lo ha accusato di essere un trans (sulla base dei casi americani), e chi lo ha difeso in nome della protezione delle minoranze. È chiaro che un sodale di Schwab come il presidente del CIO non può avallare il fatto che esistano solo due generi… In realtà si è scoperto che Khelif è un intersex che possiede entrambi i cromosomi con una prevalenza di quelli maschili, il che gli conferisce una potenza sconosciuta alle donne. Mariano Bizzarri ha dimostrato per tabulas che pur essendo intersex, Khelif ha caratteristiche prettamente maschili. La faccenda si è complicata perché il padre di Khelif l’ha buttata in politica, sostenendo che c’è un movimento contrario all’assegnazione di una medaglia all’Algeria. Davvero non credibile.

Sarà per questo che Macron, in gravi difficoltà politiche, ha dichiarato che farà il tifo per lui presenziando al suo incontro. Gran bella trovata per recuperare consensi tra i pied-noir algerini tornati in Francia.

Se non si crede agli argomenti di Bizzarri, c’è un solo modo per cominciare a sciogliere il nodo: fare in modo che Khelif si sottoponga a esami molto più sofisticati, e soprattutto mostri ad una équipe medica i suoi organi sessuali, cosa che si è sempre rifiutata/o di fare. Come mai? E come mai questi maschi che si ritengono donne lo fanno soltanto negli sport dove conta la possanza fisica?

I dubbi sulla femminilità di Khelif stanno poi crescendo da quando in rete circola il video della sua proclamazione come vincitore sulla Carini che si è ritirata, in cui si vede l’atleta infilarsi le mani nei mutandoni sistemandosi il pene con un gesto tipicamente maschile. In un’altra sequenza si nota una protuberanza che non può essere una semplice piega della stoffa.

Perché non vederci chiaro una volta per tutte, così da lasciarci alle spalle un dibattito che oltre ad essere stucchevole e buono solo per essere strumentalizzato, non troverà mai una soluzione se non nell’istituzione della categoria “errori di natura”?

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