È stato pubblicato nei giorni scorsi un interessato sondaggio promosso dai giovani della Cgil sul tema, cruciale per lo sviluppo del Paese, quale è il diritto allo studio. Un tema che sembra troppo spesso dimenticato dal dibattito pubblico.
Emerge così dall’analisi che la spesa media annuale per l’istruzione è di 1.782 euro dai 6 ai 16 anni, e aumenta, per certi aspetti ovviamente, notevolmente per le studentesse e gli studenti universitari. Vi sono, peraltro, come noto, grandi differenze tra le diverse aree di un Paese ancora troppo “diviso” in due.
In questo quadro per ben il 90% delle persone intervistate il supporto dei genitori è determinante, e necessario, per poter proseguire gli studi con la “tranquillità” necessaria. Per il 43% del campione le disparità legate alle condizioni economiche sono, quindi, al primo posto tra i fattori di esclusione dal diritto allo studio e, per molti aspetti, al futuro. Tra le cause che impattano vi sono poi le già citate disparità geografiche (17%) e quelle culturali (16%) delle famiglie di origine.
Sembra poi emergere come la sfida principale che i giovani di oggi devono affrontare per poter studiare, in particolare all’università, (almeno risponde così il 61% del campione) sia quella legata al costo elevato della vita (affitti, mense, libri, trasporti). Un dato, questo, percepibile anche a livello empirico per aver incontrato tutti noi, prima o poi, sulla propria strada, direttamente o tramite amici, conoscenti, colleghi e conoscenti, un “fuorisede” e conosciuto le sue vicissitudini.
Si deve così sottolineare come per gli altri intervistati sia proprio sulla riduzione dei costi che si devono concentrare le politiche pubbliche. Un tema che emerge, con particolare forza, in tutte le città universitarie, è, più nello specifico, il tema della casa e degli alloggi studenteschi.
Complessivamente, insomma, il 54% degli intervistati è in difficoltà economica e solo il 10% pensa che il diritto allo studio sia garantito nel nostro Paese. Solo il 10% pensa poi che in futuro la condizione economica dei giovani migliorerà, mentre per il 30% è destinata a peggiorare nettamente.
Si è, infatti, preoccupati che, nonostante gli sforzi, e i sacrifici, personali e familiari, sarà comunque difficile avere, in futuro, un’adeguata stabilità lavorativa (31% degli intervistati) o salari “dignitosi” (nel 20% del campione).
È da auspicare, in questo contesto, che l’attuale Esecutivo metta, nei prossimi mesi, in campo azioni incisive per provare a cambiare, per quanto possibile, la situazione anche utilizzando con intelligenza le risorse del Pnrr.
Le disuguaglianze sociali del futuro, e la povertà che verrà, si iniziano, infatti, a combattere ora scommettendo sulle competenze dei nostri ragazzi. Solo così, inoltre, si potrà riattivare un ascensore sociale bloccato, ormai da troppi anni, a un polveroso pianoterra.
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