Un accordo salvo intese: la prova provata che l’ha voluto Conte. Il nostro premier ha ottenuto al Consiglio europeo un mezzo successo, almeno stando a quanto scrivevano i siti italiani ieri sera, visto che quelli de Le Figaro e di Le Monde non riportavano una riga sull’asserito scontro tra titani che si sarebbe verificato nella teleconferenza dei capi di Stato e di governo dell’Europa a 27. E sì che avrebbero dovuto occuparsene, visto che a reclamare l’accordo sarebbe stato, con Conte, anche il presidente francese Macron, oltre allo spagnolo Sanchez.



L’accordo salvo intese è tale nel senso che consiste nell’impegno, assunto in Consiglio, che l’Eurogruppo formuli proposte “entro due settimane” per affrontare le conseguenze socio-economiche della crisi del coronavirus. Un impegno formulato sulla scorta – a quanto pare – di un fermo no che l’Italia avrebbe opposto alla linea più neutra che propugnavano i Paesi del Nord, cioè Finlandia, Olanda, Austria e Germania, come dire la Germania e i suoi lacchè. Questo blocco mal sopporta che la Bce abbia voluto aggiungere 750 miliardi di quantitative easing alle scarse munizioni annunciate in prima battuta, 120 miliardi.



Figuriamoci con quanto favore può guardare all’ipotesi avanzata da Conte di ricorrere anche ai 410 miliardi del Mes, per di più senza in cambio sottostare a nessuna di quelle cessioni di sovranità (modello: “venite voi qui a tagliare pensioni e organici pubblici, come in Grecia”) che invece i tedeschi vogliono imporci, convinti come sono della nostra radicata incapacità ad aggiustare i conti pubblici. Altrettanto ostracismo sull’ipotesi dell’emissione di un coronabond, cioè di un grande prestito obbligazionario denominato in euro ma senza nazionalità e dunque emesso e garantito dalla stessa Banca centrale europea o, appunto, dal Mes: insomma dai soldi di tutti i Paesi dell’eurozona e non solo di quelli più attaccati dall’epidemia.



“Riconosciamo pienamente la gravità delle conseguenze socio-economiche della crisi Covid-19 e faremo tutto il necessario per affrontare questa sfida in uno spirito di solidarietà”, recita – bontà sua – il comunicato finale. Che aggiunge: “Sosteniamo l’azione risoluta intrapresa dalla Banca Centrale Europea per assicurare condizioni di finanziamento favorevoli in tutti i paesi dell’area dell’euro. Prendiamo atto dei progressi compiuti dall’Eurogruppo. In questa fase, invitiamo l’Eurogruppo a presentarci proposte entro due settimane. Tali proposte dovrebbero tener conto della natura senza precedenti dello shock Covid-19 che ha colpito tutti i nostri paesi e la nostra risposta sarà intensificata, se necessario, con ulteriori azioni in modo inclusivo, alla luce degli sviluppi, al fine di fornire una risposta globale. I nostri Stati membri hanno intrapreso un’ampia azione per sostenere le loro economie e alleviare i problemi sociali e occupazionali. Utilizzeremo gli strumenti dell’Ue per sostenere la loro azione nella misura necessaria. Gli Stati membri hanno bisogno di flessibilità per fare tutto ciò che è necessario. Il Quadro di riferimento temporaneo della Commissione per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale epidemia di Covid-19 costituisce un importante passo avanti. Lo stesso vale per l’uso senza precedenti della clausola di salvaguardia generale prevista dal Patto di stabilità e crescita”.

Ora le ipotesi sono molte e varie. 

La peggiore: altre due settimane di melina del governo italiano, all’insegna del “aspettiamo l’Europa” e poi un altro decretino inutile.

La migliore: che l’Europa, incalzata dal virus, batta un colpo. Ruotano tutte, però, innegabilmente, queste ipotesi intorno alla misteriosa personalità dell’“uomo qualunque” Giuseppe Conte, fino a due anni fa o poco più ignoto a tutti ed oggi scaraventato alla ribalta mondiale. Ha preso coraggio? È stato incoraggiato da Mario Draghi (pare di sì)? Ma Draghi l’ha incoraggiato a titolo personale o per delega degli americani?

E Conte: quanto saprebbe sostenere il bracco di ferro? È bastato che lui dichiarasse, alla fine del primo round di incomprensioni, che l’Italia sarebbe stata pronta a far da sé nel caso in cui l’Eurogruppo non avesse accolto la sua linea che già lo spread aveva preso a volare. E dunque? L’ex avvocato degli italiani sta forse maturando, auguriamocelo. Perché certo l’Europa tedesca che tanti pretendono di instaurare – e non solo in Germania – è l’opposto dell’obiettivo che si prefiggevano i padri fondatori. Questa sfida epocale del virus è l’ultima chance per dimostrare che l’Europa può essere solidale e pluralista. Ma i tedeschi non sono mai stati tali, e nemmeno i francesi. Più che la superbia poté il coronavirus?

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