Davanti al gip del tribunale di Agrigento, Luisa Turco, gli zii-tutor del povero disabile segregato per mesi e anche legato con e catene si sono detti dispiaciuti e hanno chiesto perdono al 33enne ammettendo tutti i fatti. «Siamo dispiaciuti e scossi», hanno spiegato i coniugi di Naro che però in maniera diversa – la donna rispondendo alle domande, l’uomo con dichiarazioni spontanee – si difendono dall’accusa di tortura e segregazione: «dispiaciuti, ma a volte scappava». Gli zii hanno raccontato che negli scorsi mesi il ragazzo si era spesso allontanato da casa facendo perdere le proprie tracce in più di un’occasione: con l’ausilio anche di Chi l’ha visto, in un caso di questi, è sempre stato ritrovato ma per questo motivo avrebbero deciso di legarlo alcune volte. 53 e 52 anni, i due coniugi tutor avevano giù subito una segnalazione ai servizi sociali del Comune ma fino alla segnalazione-denuncia preso il pm la situazione era proseguita con lo choc della segregazione. Almeno fino a quando lo scorso 26 ottobre gli inquirenti hanno fatto irruzione nell’abitazione della coppia, liberando il giovane disabile e arrestando gli zii: ora il ragazzo si trova in un centro di cura in attesa di capire a livello legale chi possa prendersi cura, per davvero, della sua persona.



ZII-TUTOR ARRESTATI AD AGRIGENTO

Il dramma si consumava probabilmente da mesi e lui, un giovane disabile affetto da disturbi psichici, non riusciva a ribellarsi e chiedere aiuto. Lo choc arriva da Naro, provincia di Agrigento, dove una coppia di coniugi tutori del ragazzo disabile sarebbero stati pizzicati ad averlo legato in più occasioni con catene ai piedi, segregandolo e maltrattandolo per intere settimane. Nelle scorse ore si è arrivati all’arresto per le due persone che avevano legalmente l’affidamento del giovane con problemi psichici: l’inchiesta condotta dai Carabinieri, e coordinata dal procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio e dalla sostituta Gloria Andreoli, ha portato ad un incredibile epilogo dopo le prime segnalazioni fatte da vicini e conoscenti. A quel punto gli investigatori hanno installato diverse telecamere nella casa dei due coniugi sospettati e dopo un lungo lavoro di pedinamenti e intercettazioni, sono finalmente riusciti a ricostruire l’intera “filiera dell’orrore” cui era sottoposto il ragazzo.



DISABILE SEGREGATO IN CATENE: IL DRAMMA NELL’AGRIGENTINO

Segregato con i piedi legati ad una catena, maltrattato e senza la piena libertà di movimento e uscite di casa: il ragazzo veniva vessato di continuo e la sua malattia non faceva che peggiorare ulteriormente il “rapporto” tra i tutori e il giovane maltrattato. Per i due coniugi l’accusa mossa dalla Procura di Agrigento è di maltrattamenti e sequestro di persona: nel frattempo con i primi cronisti giunti davanti al Comune, il sindaco di Naro Maria Grazia Brandara ha commentato tutto il suo disgusto per quanto avvenuto ne suo paesino. «Ho appena appreso la notizia dell’arresto di due coniugi accusati di avere tenuto incatenato un giovane disabile. Una vergogna che ferisce la nostra comunità e sono certa di parlare a nome di tutti i miei concittadini. Sono comportamenti inqualificabili, esecrabili e meschini». Ora scatteranno gli interrogatori per capire perché e con che origine i due arrestati avrebbero iniziato a legare il ragazzo e addirittura malmenarlo.

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