“Ho lanciato su change.org una petizione alla sua persona e intitolata ‘Ridateci il ministro della Disabilità’, che mira a reintrodurre questa figura”. Lo scrive Andrea Buragina, padre di un ragazzo autistico e socio di Angsa Lombardia (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), in una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, riaccendendo i fari sui vari problemi riguardanti tutte le famiglie con figli affetti da autismo, soprattutto in questa fase di emergenza Coronavirus.
Scopo della politica dovrebbe essere gestire al meglio dei “trade off”, andare cioè a individuare delle soluzioni tempestive che garantiscano un giusto compromesso, nel caso specifico fra salute, diritto allo studio e benessere economico. Si osserva in generale un ricorso eccessivo allo strumento della task force; ne sono state fatte tante (forse troppe) e tutte hanno visto coinvolgere un numero importante di esperti. Pochi (forse nessuno) quelli dedicati alla disabilità.
“Sono rimasto sconcertato nell’osservare che il 20 aprile, in occasione dell’ultimo discorso fatto dal presidente del Consiglio ai cittadini italiani, non sia stata nemmeno pronunciata la parola ‘disabilità’. Eppure in quell’occasione si è parlato di ripartenza e per molti genitori di bambini e ragazzi autistici (ma non solo), in presenza di scuole ancora chiuse, è stato scioccante non avere certezza dell’estensione di quelle misure che erano state adottate nei due mesi precedenti, e che sono poi arrivate solo ad una settimana circa di distanza. Questo anche in considerazione del fatto che le deleghe della disabilità sono proprio in capo al presidente del Consiglio”, si legge sempre nella missiva.
“Mi ha colpito anche la contraddittorietà delle dichiarazioni rilasciate dalla nostra ministra dell’Istruzione in merito alla riapertura delle scuole. Se guardiamo alla fluidità delle stesse, si ha quasi l’impressione (probabilmente errata) che prendere una decisione piuttosto che un’altra abbia impatti simili sulla vita dei diretti interessati (gli studenti), dei relativi genitori ed in ultima analisi sull’economia del Paese”, prosegue Buragina.
“Si parla ora di un rientro a scuola che avverrà solo in parte fisicamente. Continuerà ad avere una parte preponderante l’educazione a distanza. Se ci riferiamo a minori e in particolare alle scuole primarie, le criticità sarebbero tante. Nell’ambito della disabilità ed in particolare dell’autismo il discorso è ancora più complicato. A molti soggetti autistici non è proprio possibile erogare delle lezioni in remoto. Nel periodo attuale, a scuole chiuse, avrebbe avuto e avrebbe quindi senso spingere sull’educazione domiciliare. Se guardiamo invece alla ripresa della scuola, che, secondo le ultime notizie, prevede una frequenza fisica solo parziale, avrebbe senso darne priorità agli alunni con disabilità. Nel caso specifico di bambini e ragazzi autistici c’è infatti anche un tema di socialità/inclusività che solo la frequenza di persona garantirebbe”, si precisa nella lettera.
Recentemente il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha parlato nuovamente alla nazione. “È anche ritornato finalmente a parlare di disabilità. Ma, se poi guardiamo alle risorse stanziate e alla passione con cui parlava di questi temi, c’è assai poco di cui essere felici. Altra cosa è stato invece assistere al discorso della Bellanova: si possono anche non condividere i provvedimenti presi ma il coinvolgimento e la passione che ci ha messo erano evidenti a tutti. Ecco, per la disabilità occorrerebbe una persona dedicata ed appassionata al tema: un ministro della disabilità” conclude Andrea Buragina.
L’intento è evidentemente quello di creare una regia verso una problematica che tocca in maniera trasversale diversi aspetti della vita delle persone con disabilità e dei loro familiari (salute, lavoro, scuola, inclusione sociale) e conseguentemente diversi ministeri.
E se guardiamo ai numeri che ci sono dietro, la cosa avrebbe sicuramente molto senso. Basti pensare in Italia secondo i dati Istat ci sono oltre 3 milioni di disabili, pari al 5,2% della popolazione, circa la metà sono persone anziane ed 1,5 sono privi di una rete d’aiuto. Ciò implica una scarsa soddisfazione per la vita, che per i disabili porta la percentuale dei soddisfatti al 19,2% a fronte del 44,5% del resto della popolazione italiana.
Gli alunni con disabilità nella scuola italiana sono passati da circa 200mila iscritti nell’anno scolastico 2009/2010 a quasi 272mila nell’anno scolastico 2017/2018; una parte importante di loro sono autistici. Nello stesso arco temporale, anche gli insegnanti per il sostegno sono significativamente aumentati: da 89mila a 156mila (+75% circa). Gli alunni con disabilità privilegiano indirizzi atti al lavoro immediato e rinunciano di fatto a prolungare la propria formazione fino all’università. Solo il 31,5% delle scuole ha abbattuto le barriere fisiche e sono ancora meno, il 17,5%, quelle che hanno eliminato le barriere senso-percettive.
Se guardiamo al mondo del lavoro le cose non vanno certo meglio. Nella popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni risulta occupato solo il 31,3% di coloro che soffrono di limitazioni gravi. L’isolamento è una condizione diffusa. Oltre 600mila persone con limitazioni gravi vivono in una situazione di grande isolamento, senza alcuna rete su cui poter contare in caso di bisogno. La limitazione grave costituisce un ostacolo alla partecipazione culturale: dai cinema e teatri ai musei la percentuale è bassissima e quindi tre quarti di coloro che hanno limitazioni gravi passano più di tre ore al giorno davanti alla televisione.