IL RAPPORTO CSSC SULLA SCUOLA CATTOLICA: “LE PIÙ SCELTE PER STUDENTI DISABILI E FRAGILI”

Studenti disabili anche non fisici e in generali ragazzi “fragili”: le famiglie italiane prediligono in quel caso la scelta su una scuola cattolica paritaria piuttosto che il sistema pubblico nazionale. I risultati dello studio condotto dal Centro studi per la scuola cattolica (Cssc) sono stati contenuti nel Rapporto annuale legato proprio all’inclusione dei ragazzi più fragili. Giunto al 25esimo anno, il rapporto Cssc – presentato nella giornata di martedì 7 novembre sul canale YouTube della CEI con il presidente della Commissione episcopale per la scuola il vescovo Claudio Giuliodori – è uno degli elementi più oggettivi fin da quanto nel 2000 venne introdotta con la legge 62 il sistema scolastico nazionale con scuole gestite dallo stato, dagli Enti Locali (comunali) e dal privato sociale (paritarie).



Tra le paritarie sono in particolare quelle nate con ispirazione cattolica a rappresentare una scelta piuttosto insistita da parte delle famiglie di studenti disabili o comunque fragili: presentato su “Avvenire”, il rapporto Cssc sottolinea subito la diversità di trattamento nell’offerta per gli studenti. Se infatti nello Stato, l’insegnante di sostegno è a carico del servizio pubblico, così non accade con le scuole paritarie dove il costo ricade sulla singola istituzione scolastica e sulla famiglia. In termini formali si chiama si chiama «disabilità certificata» e comporta la presenza di un docente di sostegno: cambia però la natura dell’offerta anche a seconda del tipo di disabilità, se fisico-motoria sono molto più presenti docenti di sostegno soprattutto nelle scuole statali mentre sui ragazzi fragili o sui disabili non fisici (disturbi specifici di apprendimento-Dsa e gli studenti con bisogni educativi speciali-Bes) è nella scuola paritaria che manca un concreto aiuto per le famiglie.



“PREVALE LA DIMENSIONE EDUCATIVA”: COSA DICE IL RAPPORTO SULLE SCUOLE PARITARIE CATTOLICHE

Come rivela il Rapporto Cssc è proprio nei casi di studenti Dsa o Bes che occorre far scattare «attenzioni educative di tutti i docenti della classe»: e è qui che «lo stile educativo della scuola a fare la differenza. Anche per questo le percentuali crescono proprio nelle scuole cattoliche e paritarie». Prendendo in considerazione l’anno scolastico 2020-2021, il Rapporto annuale registra: i casi di Dsa nelle medie e nelle superiori statali erano in entrambi il 6,3%, mentre nelle medie paritarie erano il 9,6% e nelle superiori il 10,3%.



Ciò significa che le famiglie di studenti disabili o fragili vedono proprio nelle scuole paritarie, spesso cattoliche, uno stile educativo migliore e con più qualità nell’affrontare proprio tali fragilità: «La sfida dell’inclusione è l’occasione per ripensare la nostra idea di scuola e ricostruirla su basi nuove», commenta Sergio Cicatelli, coordinatore scientifico del Cssc. Occorre dunque abbandonare progressivamente «l’idea della scuola-apparato», in cui la dimensione burocratica e organizzativa «prevale su quella educativa» che invece «dovrebbe porre al centro proprio lo studente con le sue potenzialità e fragilità». Una scuola più inclusiva e con maggiore predisposizione educativa è quanto emerge nel giudizio delle famiglie che scelgono le scuole paritarie per i propri figli con disabilità e fragilità: «è il progetto di scuola della personalizzazione», conclude Cicatelli, «che non è una forma di didattica differenziata, come invece può essere l’individualizzazione, perché l’eventuale differenziazione riguarda tutti gli alunni – disabili, normodotati, con fragilità – e dunque realizza una vera scuola inclusiva».