Il presidente Mattarella ha conferito, motu proprio, trenta onorificenze al Merito della Repubblica Italiana a cittadine e cittadini che si sono distinti per esempio civico. Esempio. Una semplice parola che meriterebbe più attenzione. Siamo abituati a declinarla principalmente in negativo, per indicare un modello che non è bene seguire. Quasi mai la pensiamo come un archetipo, invece, da emulare.
Per fortuna la buona politica rimette al centro i valori sani come l’impegno civile e la dedizione al bene comune. Di questo non possiamo che essere sinceramente grati al nostro Presidente, che per primo vive l’impegno quotidiano come esempio. Tra le scelte di quest’anno, Mattarella ha voluto rendere merito all’impegno di Paola Tricomi, ricercatrice catanese affetta da atrofia muscolare spinale, che si batte per il diritto allo studio delle persone disabili. Il suo curriculum studiorum prestigioso ne fa davvero un esempio, non solo per l’impegno civico che l’onorificenza meritatamente le riconosce, ma anche per l’amore per il sapere.
Alla professoressa Tricomi, al presidente Mattarella, a tutte le donne e gli uomini di buona volontà, le famiglie che conoscono la disabilità guardano con speranza. Quella stessa che oggi giorno si affievolisce quando subiscono la retorica del “siamo tutti uguali”. Nel nostro Paese le persone disabili sono quasi 13 milioni, delle quali oltre 3 milioni in condizioni gravi (fonte ISTAT).
Le politiche in loro favore sono largamente insufficienti, rivedibili, a volte perfino incomprensibili. Come diversamente qualificare la decisione delle Autorità scolastiche di provvedere annualmente all’assegnazione dell’insegnante di sostegno per un bambino affetto da disturbi irreversibili? Se ogni anno occorre ricominciare daccapo con graduatorie e assegnazioni si perde la continuità didattica ma soprattutto si dilapida quel rapporto personale che ogni insegnante riesce a costruire con il proprio alunno speciale. A loro dobbiamo guardare, senza farci condizionare dalle liturgie della peggiore burocrazia!
Un alunno autistico che inizia la scuola elementare deve poter conservare il proprio insegnante di sostegno per l’intero percorso primario, per avere modo di costruire il proprio equilibrio, per poter esprimere la propria personalità, per sentirsi parte e non oggetto. Lo stesso discorso vale per i centri pomeridiani, come per le cure specialistiche: i rapporti personali, le interazioni sono fondamentali perché creano quella intesa che è detonatore, acceleratore e propulsore di ogni cura, di ogni assistenza, di ogni integrazione. Su questo terreno c’è bisogno di fare ancora tanto per vincere la resistenza di prassi ottuse, che guardano a modelli superati piuttosto che alla singola persona e ai suoi bisogni. La disabilità, diciamocelo, è un settore della vita pubblica poco appetito dai politici, dagli amministratori, perfino dai burocrati, perché non viene considerata come bacino di consenso e meno che mai come trampolino di carriera.
Ci si sente ultimi non perché diversi, ma perché il mondo ti considera dopo “tutto il resto”, perché sei “residuale” e per te il tempo, le risorse, l’attenzione non arrivano che in piccola parte. Gli equilibri geopolitici, i grandi progetti, le strategie per il futuro attraggono di più, affascinano, impegnano. E le energie vanno distribuite in proporzione. Ma così ne esce sconfitta la Persona, la Dignità, il senso di Umanità, l’Essenziale: perdendo quello, chiediamoci, con quale spirito ci accostiamo ai temi ritenuti “più grandi e importanti”? Con le onorificenze appena concesse, il Presidente Mattarella ci richiama anche a questo, riconoscendo l’esempio, l’impegno per il prossimo che non è calcolo ma desiderio, che non è progetto ma bisogno. Grazie Presidente per ciò che continuerà a fare per tenere desta l’attenzione verso questi temi e grazie agli Eroi Civici chiamati a seminare una speranza di cui c’è gran bisogno.
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