Disabili torturati e picchiati in una onlus di Castelbuono, in provincia di Palermo: la sconvolgente notizia è stata diffusa nelle scorse ore e riguarda la struttura “Suor Rosina la Grua”, convenzionata con l’Asp di Palermo. L’operazione, condotta dai finanzieri del capoluogo siciliano, è sfociata nell’emissione di 35 misure cautelari da parte del tribunale di Termini Imerese e di 17 arresti. Come riportato da numerose agenzie, i coinvolti sono sia gli amministratori e i soci dell’associazione, ma anche impiegati amministrativi, operatori socio sanitari e infermieri.
Nell’ordinanza emessa dal Gip Angela Lo Piparo, si legge che la vicenda è emersa grazie alla denuncia alla Gdf da parte di un’ex dipendente del sodalizio, che ha raccontato ogni cosa, puntando il dito contro l’utilizzo dei fondi da parte dei vertici dell’associazione, ma anche sulle condizioni strutturali della comunità, giudicate dalla diretta interessata non adeguate e con gravi carenze igienico-sanitarie, senza tralasciare l’uso eccessivo dei farmaci per stordire gli ospiti e le percosse e i maltrattamenti perpetrati, con tanto di foto, mail e altro materiale. C’era, in particolare, una camera definita “stanza relax”, che in realtà nascondeva dietro a questo nome un autentico inferno di pochi metri quadrati, dove i disabili venivano chiusi senza assistenza per ore e senza la possibilità di avere acqua e cibo e di usufruire dei servizi igienici. In un filmato, uno di loro grida e implora il personale di liberarli.
DISABILI TORTURATI, MA ANCHE TRUFFA ECONOMICA: IL CASO DELLA ONLUS DI PALERMO
Sul caso dei disabili torturati nella onlus di Castelbuono emergono ulteriori sviluppi, riportati dal “Giornale di Sicilia”, secondo cui, oltre alle percosse e alle umiliazioni ai danni degli ospiti ci sarebbe anche una truffa attraverso cui l’amministratore e i soci “avevano ottenuto la convenzione con l’azienda sanitaria, falsificando la documentazione. Ci sono anche episodi di corruzione di un funzionario della stessa Asp. Il Gip ha disposto il sequestro preventivo dell’associazione, ma anche di beni e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 6,7 milioni di euro”.
Più dettagliatamente, le indagini condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo – Gruppo tutela spesa pubblica, hanno dimostrato che una porzione dei fondi ottenuti, più di 470mila euro, “anziché essere destinata ai fabbisogni dei pazienti o reinvestita nell’adeguamento della struttura, veniva impiegata dai soci per scopi personali come la liquidazione di compensi non dovuti, l’acquisto di auto, il pagamento di viaggi e soggiorni in strutture ricettive, l’acquisto di gioielli o regali”. Tutto questo era possibile” grazie anche ad alcuni episodi di corruzione di un funzionario dell’Asp di Palermo, che, secondo gli investigatori, avrebbe dedicato interamente e stabilmente la sua funzione agli interessi dell’associazione e in cambio avrebbe ottenuto l’assunzione del figlio e della nuora”.