Daniele Mencarelli parla di genitorialità e, in particolare, denuncia la solitudine delle famiglie che hanno a carico un figlio gravemente disabile, per esempio affetto da autismo. “Le terapie e le diagnosi relative all’autismo ormai sono in mano quasi sempre all’istituzione privata, la sanità pubblica è in profondissima crisi rispetto a quella che è un’emergenza” denuncia, ospite del programma Di Buon Mattino in onda su Tv2000, definendo “la forma di disabilità più cruenta” quella che “colpisce un figlio, che è la più drammatica e innaturale” per una famiglia.



Il confronto con l’autismo è tra i temi centrali dell’ultimo romanzo di Daniele Mencarelli, in cui si affronta “l’abbandono profondo e interiore di questo padre che è stato trascinato via dalla malattia del figlio e che non ha saputo ricostruirsi, finendo per strozzarsi ancora di più, dovendo far fronte a terapie private che hanno ridotto sul lastrico una famiglia monoreddito”. Una tragedia vissuta quotidianamente da numerose famiglie che faticano a far sentire la propria voce.



Daniele Mencarelli, l’appello su disabilità e autismo: “le famiglie sprofondano”

Daniele Mencarelli, ospite a Di Buon Mattino, parla apertamente di “profonda crisi in cui versa la famiglia di stampo piccolo borghese formata da madre, padre e figli”, cioè “quel tipo di famiglia che nel corso dell’ultimo decennio si è profondamente impoverita e, in mancanza di una rete sociale degna di questo nome, non riesce a far fronte a questo destino” di disabilità e, nello specifico, dell’autismo di un figlio o di un familiare. L’autore si scaglia anche contro “quella parola che riempie troppo spesso la bocca di chi vuole guardare senza vedere, senza intuire la complessità drammatica vissuta da tante famiglie: mi riferisco al tema dell’eroismo”, un concetto troppo spesso usato “con tono retorico” quando “in realtà molte famiglie non vivono in quella che viene definita ‘linea di galleggiamento’, ma sprofondano”, perché “è venuto meno oltre all’aspetto economico anche la rete che possa allungare la mano, sostenere, condividere un peso che non può essere sostenuto soltanto da un padre e una madre”.



Daniele Mencarelli parla di “società monocellulare” che a suo avviso “sta finendo, per ritornare a una comunità degna di questo nome”. E nel raccontare il dramma della disabilità e dell’autismo nel suo ultimo libro, vuole ribadire la sua considerazione della letteratura non come un “gesto che chiede di essere concluso e riposto in una libreria”, bensì come un ritorno alla “dimensione politica” della letteratura, perché “deve essere la cultura a porre nell’immaginario tutte le visioni che la politica non riesce più a riproporre”.