I danni da disastri ambientali per cause meteorologiche e naturali sono aumentati a tal punto da arrivare a livelli record mai raggiunti precedentemente. Uno studio della società per la gestione del rischio Aon, pubblicato sul quotidiano L’Avvenire mostra i dati riguardanti le perdite economiche e i relativi risarcimenti dalle assicurazioni, arrivati a 194 miliardi di dollari in soli sei mesi. Le catastrofi avvenute in tutto il mondo, come terremoti, alluvioni e piogge torrenziali non hanno prodotto solo vittime, le conseguenze si stanno ripercuotendo sulle economie dei paesi, complice anche l’aumento del tasso di inflazione insieme ad altri fattori sociali e demografici.
Quest’anno il livello di perdita per danni è già arrivato al 60%, colpendo principalmente le zone dell’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) con un ammontare totale di 111 miliardi di dollari . Nel quadro globale hanno inciso soprattutto i terremoti devastanti che hanno colpito Turchia e Siria, ma anche l’Italia è nella lista delle prime tre catastrofi a causa degli eventi naturali che hanno colpito l’Emilia Romagna.
Danni ambientali da disastri naturali, i paesi si tutelano stipulando assicurazioni
Tra i peggiori disastri ambientali avvenuti a livello mondiale c’è anche quello che ha colpito l’Italia, il nostro paese è stato inserito nella lista di quelli più vulnerabili alle catastrofi, così come molte altre zone dell’Europa e dell’Africa. Molti governi hanno iniziato a tutelarsi a livello assicurativo, per evitare ulteriori perdite economiche dovute ai danni. In particolar modo nelle zone dell’Africa Occidentale dove la popolazione è già colpita da carenza alimentare e siccità estrema, grazie al sostegno del programma alimentare mondiale, la protezione assicurativa ha potuto garantire una protezione a 4,8 milioni di persona tutelandole con specifiche polizze.
Con i rimborsi ottenuti sono stati acquistati cibi e strumenti di emergenza che hanno salvato la vita a moltissime famiglie. Ora almeno 85 società di assicurazione africane si sono unite per creare uno strumento finanziario a copertura di eventuali nuove calamità naturali che potrebbero abbattersi sui territori, ad esempio aridità e inondazioni, cercando di arrivare ad una copertura di 14 miliardi entro il 2030.