Il disastro di Chernobyl, città dell’Ucraina settentrionale, compie 35 anni: era infatti il 26 aprile 1986 quando, all’1.23 di notte, nel corso di un test di sicurezza andato male, si verificò un’esplosione al quarto reattore dell’impianto nucleare V.I. Lenin, da cui si originò un incendio che sprigionò nell’aria una dose di polveri radioattive pari a quella potenzialmente sprigionata da 500 bombe. Tutto subito, come ricorda Rai News, l’Unione Sovietica provò a mascherare la reale entità dell’incidente, ma, resasi conto della gravità della situazione, scelse la strada della trasparenza, sfollando centinaia di migliaia di abitanti e mobilitando migliaia di liquidatori utili all’edificazione di una protezione attorno al reattore.
Una contromossa che, purtroppo, non riuscì a ridimensionare il dramma, dal momento che perirono a stretto giro di posta 31 operai e vigili del fuoco, colpiti da malattie acute connesse alle radiazioni. Stando ad alcune stime, le nubi radioattive sarebbero riuscite a contaminare fino a tre quarti del continente europeo, diffondendo il panico a livello planetario. Nei mesi successivi, persero la vita migliaia di altre persone, sempre a causa di patologie dovute alle radiazioni, tra le quali figura il cancro.
DISASTRO DI CHERNOBYL, LA ZONA DI ESCLUSIONE DIVERRÀ PATRIMONIO UNESCO?
Il disastro di Chernobyl ha inevitabilmente segnato le vite e i destini di moltissime persone e ancora oggi si discute attorno ai suoi effetti a lungo termine. In queste ore, tra l’altro, è emersa un’importante novità connessa alla zona di esclusione: il ministro della Cultura ucraino, Oleksandre Tkachenko, ha comunicato di volerla candidare all’iscrizione al patrimonio mondiale dell’Unesco. Un’area che, a detta delle autorità ucraine, potrebbe non rivelarsi idonea agli esseri umani per un arco di tempo di 24mila anni. Come spiega Rai News, qualora la richiesta venisse accolta, quel territorio potrebbe divenire una riserva naturale in cui introdurre alcuni esemplari di bisonte europeo, già presente nella vicina Bielorussia; d’altro canto, già oggi l’area è un rifugio per lupi, alci e una razza di cavalli selvaggi (Przewalski). Denys Vyshnevsky, capo del dipartimento scientifico della riserva naturale di Chernobyl, ha asserito che la tutela di quella porzione di territorio “offrirebbe un’opportunità unica per preservare la biodiversità”.