A poco più di una settimana di distanza dalla precedente pronuncia della Corte Costituzionale contro la Regione Sicilia – in quel caso per la proroga della concessione balneari – è arrivata oggi una nuova stoccata che punta i riflettori sul disavanzo regionale del 2021 (illecitamente) usato per le spese di gestione ordinarie: fondi – spiega la Consulta, ma ci arriveremo a breve – che servivano per ripianare il Bilancio. Il caso del disavanzo della Sicilia era stato mosso qualche mese fa dalla Corte dei Conti siciliana a sezioni che – citiamo il procuratore generale Pino Zingale – riteneva “evidente che per un certo periodo la Regione ha speso somme delle quali non aveva la giuridica disponibilità” perché servivano – appunto – “[per] il ripiano del disavanzo”.



Oggi – prevedibilmente – la Corte Costituzionale ha dato ragione ai colleghi della Corte dei Conti, appellandosi ad un’altra sentenza emessa ad inizio anno e precisando che “in una situazione già precaria per le finanze pubbliche” della Sicilia, la norma in questione (l’articolo 7 del decreto 158/19) “anziché favorire un percorso responsabile di contrazione della spesa, ne consentiva un indebito ampliamento“; violando “i principi di copertura della spesa, di responsabilità nell’esercizio del mandato elettivo e di equità intergenerazionale”. Non solo, perché secondo la Consulta l’uso illegito del disavanzo da parte della Sicilia avrebbe impatti – ovviamente negativi – anche “sui conti nazionali” rappresentando un ostacolo alla “realizzazione degli obiettivi macroeconomici nazionali e di quelli concordati in sede europea e sovranazionale”.



La regione Sicilia risponde alla Consulta: “Abbiamo sbagliato sul disavanzo, ma la norma è già stata abrogata”

Insomma – per dirla in altre parole – la decisione della Sicilia di spalmare su 10 anni il ripiano delle quote di disavanzo del Bilancio 2021 è costituzionalmente illecita e crea un meccanismo negativo sia per le finanze regionali, che per quelle nazionali. Immediata la reazione della Regione che – nella persona del ragioniere regionale Ignazio Tozzo, citato da Live Sicilia – evidenzia che la sentenza della Consulta non avrà “nessuna conseguenza dal punto di vista finanziario” perché seppur la Corte “avrà avuto anche ragione sul non potere differenziare il disavanzo di 400 milioni del 2021 (..) bisogna tenere conto che il giudizio si riferisce a una norma che non c’è più“.



Lasciando perdere la sentenza di oggi e la tesi sollevata dalla Corte dei Conti, Tozzo ci tiene anche a precisare – pur dicendosi dispiaciuto “sotto il profilo giudiziario” – che nel 2025 la regione Sicilia punta a recuperare “1,5 miliardi di euro” di disavanzo del 2023; così come che “2,1 miliardi li abbiamo recuperati in quello del 2022”.