L’incertezza di un anno bisestile (e funesto) ha inciso sulla produzione musicale? In parte sì e in parte no. Sicuramente ha fatto fuori le emozioni della musica live, introducendo il concetto di online-show come prodotto sistematico a disposizione di fan vecchi e nuovi. Nessuna emozione dal palco, quindi, ma comunque tante nuove canzoni. Propio la mancanza di concerti ci ha fatto pensare di consigliare anche cinque dischi dal vivo scelti in ogni periodo storico, oltre ai cinque dischi migliori secondo ogni collaboratore del 2020, per ricordarsi di quei momenti gloriosi e appassionanti che solo la musica da un palcoscenico sa regalare. Nell’anno segnato da scomparse dolorose (Ennio Morricone, Little Richards, John Prine, Spencer Davis, Charlie Daniels, Peter Green, Eddie Van Halen, McCoy Tyner, Lucky Peterson) la produzione non si è fermata regalando di sicuro cose bellissime e da memorizzare, come detto e scritto (a seguire) dal manipolo di reduci del Sussidiario.
Ma c’è un fil rouge in quest’annata che ha comunque confermato i fenomeni provenienti dalla produzione televisiva e i rapper-trapper che giganteggiano nel mondo degli adolescenti. Forse la paura? Forse l’incertezza? Forse il rifugiarsi in tante parole dette, scandite, urlate, scaraventate addosso all’ascoltatore come fossero frecce e insulti, a confermare un mondo da insultare? Fedez prende l’Ambrogino d’Oro mentre il mondo sta a guardare. E’ finito il 2020. Vediamo cosa ci aspetta adesso.



(Walter Gatti)

WALTER GATTI

DISCHI DELL’ANNO 2020

CHRIS STAPLETON – STARTING OVER

BLACKIE AND THE RODEO KINGS – KINGS OF THIS TOWN

JASON ISBELL – REUNIONS

DRIVE BY TRUCKERS – THE UNRAVELING

TREY ANASTASIO – BURN IT DOWN

CINQUE DISCHI DAL VIVO

ALLMAN BROTHERS BAND – FILLMORE EAST

LYNYRD SKYNYRD – ONE MOR FOR THE SHOWS



MARSHALL TUCKER BAND – WHERE WE ALL BELONG

DEREK AND THE DOMINOS – LIVE AT FILLMORE

CSNY – 4 WAY STREETS

Al suo ritorno discografico Chris Stapleton centra un capolavoro, con qualche perla (Cold sopra tutte le altre) in un prodotto eccellente, figlio di quella Nashville che era degli outlaw storici. Per il resto grandi prove dei canadesi Blackie (non sbagliano un colpo) e di Isbell più lancinante e sofferto che nel passato. Il disco più politico dell’anno è sicuramente dei Drive by Truckers, che stillano sangue dall’america trumpiana, mentre il chitarrista dei Phish, attivissimo, dà alle stampe un nuovo live veemente. Per i live storici, per ricaricare la batterie non si può fare a meno che mettere in fila il sogno degli anni d’oro: Duane Allman e confratelli vari sono stati i profeti di un mondo nuovo, e continuano ad esserlo. Con l’aggiunta di Eric Clapton e del disco fondamentale per chi ha sognato la West Coast.

PAOLO VITES

DISCHI DELL’ANNO 2020

Bob Dylan, Rough and rowdy ways

Bruce Springsteen, Letter to you

Yusuf/Cat Stevens, Tea for the tiller man 2

Fiona Apple, Fetch the Bolt Cutters 

Matt Berlinger, Serpentine Prison

CINQUE DISCHI DAL VIVO

Allman Brothers Band, Live at Fillmore East

The Band, Rock of Ages

Van Morrison, It’s too late to stop now

Grateful Dead, Live/Dead

Lou Reed, Rock’n’Roll Animal

In un anno dominato dalla pandemia di Covid, che ha obbligato a sospendere tutte le esibizioni dal vivo, Bob Dylan è stato costretto per la prima volta dopo 32 anni a non fare concerti. Ci ha sorpresi però con un disco di canzoni inedite per la prima volta dopo otto anni. Ed è un ritorno “esplosivo”: dal punto di vista lirico infatti il cantautore dimostra di aver ben meritato il Premio Nobel per la letteratura, con alcuni dei suoi migliori testi di sempre, e con un’epica ode della lunghezza di oltre 17 minuti ispirata all’omicidio di John F. Kennedy e alla perdita dell’innocenza del suo paese.

Altro lavoro degno di nota è la revisione da parte di Yusuf/Cat Stevens del suo capolavoro di 50 anni prima, Tea for the tillerman con nuovi arrangiamenti ed esecuzioni che dimostrano come il cantautore inglese convertito all’Islam sia ancora ricco di creatività. Bruce Springsteen ha invece deciso di fare “pace” con i suoi vecchi fan, tornando alle sonorità anni 70 con la amata E Street Band, anche se dal punto di vista lirico c’è molta malinconia e il rimpianto della giovinezza. Dal mondo alternative arrivano due splendide conferme: il leader dei National con il suo primo disco solista… che potrebbe essere un album dei National, prodotto dal veterano Booker T. e la conferma di Fiona Apple come miglior autrice femminile del terzo millennio, con un altro incandescente e profondissimo lavoro.

PIERLUCA MANCUSO

DISCHI DELL’ANNO 2020

Annie Barbazza – Vive

Lovesick Duo – All Over Again

Gavin Harrison / Antoine Fafard – Chemical Reactions

Patrick Moraz / Bill Bruford – Temples of Joy

King Crimson – In the court of the Crimson king (The Complete 1969 Recordings)

CINQUE DISCHI DAL VIVO

Genesis – Seconds Out

Joe Jackson – Live 1980/86

Pino Daniele – Sciò (show)

King Crimson – Absent Lovers

B.L.U.E. (Bruford Levin Upper Extremities) – Nights

LUIGI VIVA

DISCHI DELL’ANNO 2020

Live At Royal Albert Hall– Snarky Puppy

A Dream of The House by The Cliff– Giulio Carmassi

Zorro – Francesco Bearzatti Tinissima 4et

Jackets XL– Yellowjackets+ WDR Big Band

Live At Ronnie Scott’s– Bill Laurance Trio

CINQUE DISCHI DAL VIVO

Lotus – Santana

De André in concerto– Fabrizio De André

Yessongs– Yes

Shadows and Light– Joni Mitchell

Colosseum Live– Colosseum

Bisesto funesto e maledetto questo 2020, tragico per la musica e lo spettacolo in genere. Niente concerti di artisti stranieri, grandi festival sospesi. Unica cosa positiva, almeno in campo del jazz, il lavoro per gli artisti italiani protagonisti nelle rassegne nostrane. Grandi concerti spariti dal radar (del resto come si fa a produrre grossi tour per poi trovarsi bloccati dagli altalenanti e discutibili vincoli per il covid?). Nella prima parte dell’anno, i soliti noti hanno fatto ricorso allo streaming per non perdere visibilità. Tutto ciò a loro danno; diverse le figure barbine, a conferma che pochi hanno in mano il mestiere e sanno disimpegnarsi accompagnandosi dai soli piano e chitarra (ammesso che sappiano suonarli).

Oramai il digitale ha preso il sopravvento, il vinile sembra riprendere terreno, ma il cd è moribondo, molte le major che non stampano più. Siamo in un brutto momento di passaggio.

Ecco le miei preferenze del 2020 spulciate fra le poche uscite; accanto ad esse alcuni dei pilastri della musica live che non sarebbe male andarsi a riascoltare specie per i più giovani, offuscati come non mai da forme musicali (!?) che con la musica hanno poco a che vedere.

ALESSANDRO BERNI

DISCHI DELL’ANNO 2020

Haim –  Women in Music Pt. III

Nicole Atkins – Italian Ice

Elsa Martin / Stefano Battaglia – Al Centro delle Cose

Dua Lipa – Future Nostalgia

Lera Lynn – On My Own

CINQUE DISCHI DAL VIVO

Genesis – Three Sides Live

King Crimson – Absent Lovers

Billy Joel – Songs In The Attic

Supertramp – Paris

Ultravox – Monument The Soundtrack

Il 2020 porta la musica a un bivio, al grande dilemma se continuare a essere fedele a se stessa o a immagini acquisite da salvare ad ogni costo urlando e battendosi il petto prima della catastrofe definitiva.  Un fare a pugni con Dio per divertirsi un po’ prima della fine, magari mettendosi a suonare e cantare in equilibrio su un solo piede all’ultimo piano di un grattacielo vicino al margine.  Come ripartire e in cosa sperare? In chi più lealmente e umilmente cerca oggi – come un tempo alcuni artisti tra i presenti nella sezione degli album live storici (tra i quali ne restano fuori tanti non meno meritevoli presi da ogni decade) – di cogliere nuovi indizi di bellezza e di rinascita a sé a partire dal silenzio o da una sua differente qualità, tremendamente vicina a un patto di sangue con la propria esistenza.  Esemplari in questo senso le sorelle californiane Haim con il loro sfavillante pop rock eclettico che non teme di giocarsi a livello di paure esistenziali, nervi scoperti, denuncia e speranza irriducibile, così come la poliedrica musicalità senza tempo di Nicole Atkins, l’equilibrio tra sperimentazione e melodia del duo Martin / Battaglia, l’acquisita autorevolezza del cantautorato scuro di Lera Lynn e l’edonismo elegante e non privo di ironia della dance di Dua Lipa.  Nell’ipotetica top ten entrano l’elettropop avventuroso di Francesca Michielin, il ritrovato spessore di Samuele Bersani, la Levante che con il brano sanremese incornicia la bella prova di Magmamemoria, il sempre ingegnoso art-pop degli Everything Everything e il pop di classe di Vanessa Carlton.  In questi tempi così difficili non si può che esserne grati.

WALTER MUTO

DISCHI DELL’ANNO 2020

Matt Berninger – Serpentine Prison

Laura Marling – Song For Our Daughter

Pat Metheny – From This Place

Samuele Bersani – Cinema Samuele

Haim – Women In Music pt. III

CINQUE DISCHI DAL VIVO

Joni Mitchell – Shadows and Light

CSNY – 4 Way Streets

Jaco Pastorius – Invitation 

Pat Metheny Group – Travels

Pino Daniele – Sciò

Che altro aggiungere? Avranno già tutti parlato della stranezza di quest’anno, iniziato con il Sanremo di Bugo e Morgan – che in 20 secondi hanno oscurato tutto il resto, per essere a loro volta oscurati dal virus e dalle sue conseguenze – e finito non si sa ancora come. Aldilà delle polemiche e delle diverse valutazioni, la recente notizia della vendita del catalogo di Bob Dylan dà un chiaro segnale della direzione verso cui la musica sta andando. Per me? Difficile trovare cinque album che ho ascoltato quest’anno, ma se l’ho fatto mi sono piaciuti. Un nota bene sugli album live di tutti i tempi: i primi due sono senza dubbio loro, gli altri tre li ho un po’ pescati scavando nella memoria. Forse in altri momenti ne potrebbero riaffiorare altri.

LORENZO RANDAZZO

DISCHI DELL’ANNO 2020

The Teskey Brothers – Live at the Forum

Bruce Springsteen – Letter to you

Cowboy Junkies – Ghosts

Other Lives – For their love

Bob Dylan – Rough and Rowdy Ways

CINQUE DISCHI DAL VIVO

Dire Straits – Alchemy

Johnny Cash – At Saint Quentin e At Folsom Prison

Bob Dylan – Trouble no More (1979-81) e The Rolling Thunder Revue (1975)

Deep Purple – Made in Japan

Nirvana – MTV Unplugged

Impossibile rivivere l’esperienza della musica dal vivo da remoto. L’attesa dell’evento, le emozioni del momento e il ricordo dell’esperienza rendono i concerti dal vivo un’esperienza unica. Alcuni artisti hanno cercato in questo lungo 2020 di dirottare su schermo le loro performance senza però riuscire a scaldare i cuori.

In compenso gli artisti, stimolati dagli eventi drammatici della pandemia e del Black Lives Matter, hanno avuto più tempo per lavorare su del materiale nuovo e per mettere mano agli archivi. E le sorprese non sono mancate, i fan di Bob Dylan, Bruce Springsteen, Neil Young hanno potuto accumulare diverse ore e giorni di ascolto. Piacevoli ascolti dalla lontana Oceania: i Teskey Brothers,anima soul dell’Australia, e Nadia Reid, con il suo kiwi folk, hanno saputo emozionare. Da segnalare anche l’apprezzabile ritorno ai suoni degli esordi da parte degli americani Others Lives e Avett Brothers. La musica ci sta salvando ancora.

FAUSTO LEALI

DISCHI DELL’ANNO 2020

Jonathan Wilson – Dixie Blur

Matt Berninger – Serpentine Prison

Bruce Springsteen – Letter To You

Nick Cave – Idiot Prayer

Bob Dylan- Rough And Rowdy ways

CINQUE DISCHI DAL VIVO

The Last Waltz – The Band

The Last Dance – Runrig

Alchemy – Dire Straits

The Concert in Central Park – Simon & Garfunkel

Bob Dylan et al. – 30th anniversary concert celebration

In un anno di strade svuotate dal virus ma diventate ruvide e turbolente, siamo colmi di sentimenti contrastanti; paure e desideri si mischiano a sconforto e speranza: conteniamo moltitudini, come canta Dylan, in uno dei suoi dischi più belli da molto tempo a questa parte. Ci si guarda dentro, per attaccarsi ad un timone che sia in grado di guidare la barca in mezzo alla tempesta. Così la musica si fa più intensa, ma, proprio per questo motivo, spesso, anche scarna, intima ed essenziale: Nick Cave, solo col suo pianoforte, appare  più efficace che con i Bad Seeds e lo stesso accade a Matt Berninger, senza i suoi Nationals. Bruce Springsteen ricorda a se stesso che ora siamo qui ed un momento dopo non ci siamo più ed è ancora un richiamo, la lettera che scrive a se stesso ed a noi. Ma, dentro un’esperienza di tali proporzioni, ciascuno può scoprire di non essere solo: “There are angels still among us – canta Jonathan Wilson – turn around they’re right behind you / breath passes one to one / So the flame goes”. “That is why / I’m so alive now”, aggiunge ed è davvero così. Siamo vivi. E la musica continua ad accompagnare il nostro cammino.