Il manipolo di scrivani musicali del Sussidiario si è ritrovato a commentare l’anno 2019 e la domanda implicita che ne è emersa è, inevitabilmente, una sola: cosa resterà di tanta moda musicale imperante? Nel nostro Paese i vari trasformismi di rap-trap-eccetera hanno preso l’assoluto dominio delle “classifiche” (di ascolto? di vendita? di visualizzazione?), lasciando le briciole all’arcipelago “indie” che quasi esclusivamente sembra definire ormai il cantautorato nostrano da Calcutta a Brunori. In giro per il mondo le cose vanno diversamente, con molto pop giovanissimo (da Billie Eilish a Tones and I, vera vincitrice dell’ipotetico concorso sul tormentone dell’anno), qualche grande vecchio ancora in produzione, tanto rap (occhio a Lizzo nel presente e nel futuro) e qualche squillo rock.
Doveva essere l’anno di “remember Woodstock”, ma il concertone dei 50 anni è saltato per incapacità organizzativa. In effetti non è stata forse un annata di grandi e tumultuosi fenomeni, ma un periodo che ha confermato ancora la triangolazione multipiattaforma di youtube-itunes-spotify-talent show come la più importante macchina di produzione di gusti, mode e tendenze. Nel frattempo continuano a lasciarci vecchie e nuove pop-rockstar (Ginger Baker, Fred Bongusto, Joao Gilberto, Gary Duncan, Paul Barrere, Keith Flint, Peggy Young…), per vecchiaia, malattia o (purtroppo) suicidio.
Intanto nei live molti “vecchi e non solo” perseguono un paio di format succulenti: da un lato i “farewell tour” (non importa che sia davvero un tour d’addio, l’importante è che lo si presenti e lo si viva così), dall’altro la “celebrazione live del disco del millennio” (l’anno prossimo gli Eagles eseguiranno per filo e per segno Hotel California, tanto per dirne una facile-facile…).
Interessante forse qui notare come il grande schermo stia diventando un settore sempre più sfruttato dalle proposte musicali, visto il successo riscosso da film e biopic (Queen, Elton John…), dai concerti-rock al cinema (Roger Waters) e dalle produzioni più complesse (una su tutte: Western Stars di Bruce Springsteen), che confermano di essere un buon richiamo emozionale ed artistico per gente di ogni età. Insomma, la vita va avanti e per fortuna la musica non muore: ci sentiamo nel 2020. (W.G.)
WALTER MUTO
Che dire di questo 2019? Che ho visto acuirsi la sterile polemica fra chi sostiene che la musica del passato è meglio di quella del presente e chi di contro difende a spada tratta l’attualità forse pensando che ciò che nuovo è di per sé buono. Io non sposo nessuna delle due posizioni, pensando che la musica, le canzoni sfuggono a questi recinti e si possono scoprire perle nel presente come pure in album sepolti dal passato che per qualche ragione ritornano fuori. Il tutto interagendo per forza con il proprio gusto ed il proprio vissuto, che sono intimamente legati. Ecco, ho detto tutto e niente. A voi le mie liste.
DISCHI DELL’ANNO
Niccolò Fabi – Tradizione e Tradimento
The National – Easy To Find
Marracash – Persona
Joe Henry – The Gospel According To Water
L’Arpeggiata – Monteverdi Tempo D’Amore
CANZONI DELL’ANNO
The National – Hairpin Turns
Jacob Collier – Make Me Cry
Luca Carboni – Ogni cosa che tu guardi
Niccolò Fabi – Tradizione e Tradimento
Mina/Fossati – Luna diamante
CONCERTI DELL’ANNO
Bon Iver – Villafranca di Verona, 17 luglio
Niccolò Fabi – Milano Teatro Arcimboldi, 2 dicembre
Cosmo – Milano Forum di Assago, 2 febbraio
Eddie Vedder & Glen Hansard – Barolo, 17 giugno
Rhiannon Giddens – Torino, Folk Club, 18 gennaio
LORENZO RANDAZZO
DISCHI DELL’ANNO
Niccolò Fabi – Tradizione e Tradimento
Beirut – Gallipoli
The Orphan Brigade – To the edge of the world
Van Morrison – Three Chords and the Truth
Caamp – By and By
CANZONI DELL’ANNO
Glen Hansard – Leave a Light
Sharon Van Etten – Malibu
The Orphan Brigade – St. Patrick on Slemish Mountain
Beirut – When I die
Niccolò Fabi – Scotta
CONCERTO DELL’ANNO
Neil Young / Bob Dylan – Londra BST 12 luglio 2019
Wilco – Milano 19 settembre 2019
Low – Roma 8 marzo 2019
Bob Dylan – Locarno 22 aprile 2019
Vasco – Milano 2 giugno 2019
ALESSANDRO BERNI
Il 2019 ci lascia con un senso di indecifrabilità mista a speranza o di speranza mista a smarrimento, tale è ad oggi la confusione generata da una proposta musicale che – nell’era della fruizione frenetica a suon di piattaforme – si espande potenzialmente sterminata, rendendo quasi impossibile leggerne impatto e futuribilità. Si possono salutare i graditi ritorni, delle notevolmente cresciute Angel Olsen, Giua e Missincat, del sophisti-pop di Amelie, così come del “grande vecchio” di turno Gianni Togni e degli ispirati prog rockers Big Big Train. I gradini più alti spettano allo sfavillante caleidoscopio di art-rock sensuale e variegato di Esperanza Spalding e all’evoluzione esponenziale dell’esile prestigiatrice FKA Twigs verso una raffinata dimensione pop sperimentale, che va a prendersi il posto lasciato libero da tempo da Kate Bush. I The National in fase di apoteosi artistica con la solida e preziosa musicalità di I Am Easy To Find, la nobile e avanguardistica espressione popolare del binomio Elsa Martin/Stefano Battaglia e la dimensione pittorica e intensiva del progressive dei Conqueror completano il quadro.
DISCHI DELL’ANNO
Esperanza Spalding – 12 Little Spells (bonus track edition)
FKA Twigs – Magdalene
The National – I am Easy To Find
Elsa Martin e Stefano Battaglia – Sfueâi
Conqueror – In Orbita
CANZONI DELL’ANNO
Esperanza Spalding – Lest We Forget
FKA Twigs – Mary Magdalene
The National – Oblivions
Elsa Martin e Stefano Battaglia – Prejere
Conqueror – Verso un nuovo mondo
CONCERTI DELL’ANNO
Conqueror – In Orbita tour, Il Giardino di Lugagnano, Sona 25 maggio 2019
Patrizia Laquidara – C’è Qui Qualcosa che Ti Riguarda tour, Milano Sala Fontana 17 aprile 2019
Eric Andersen – The Essential tour, Officina della Musica, Como, 28 ottobre 2019
Ex:Re – Ex:Re tour, Milano, Magnolia, 21 luglio 2019
Amelie – C’è Musica su Marte tour, Monza Michelangelo’s 26 novembre 2019
PAOLO VITES
Sono dischi di morte e sulla morte. Se Nick Cave ci canta del dialogo impossibile fra il figlio 15enne morto qualche anno fa, Joe Henry, colpito da tumore, riflette sulla vita e ci parla di spiritualità laica. I Mercury Rev invece reincidono il capolavoro targato 1967 di Bobbie Gentry che è un disco sull’America gotica del profondo sud e su una morte misteriosa. Invece il geniale Michael Kiwanuka fa risorgere la più bella black music anni 70. Morte e resurrezione, così è la vita.
DISCHI DELL’ANNO
1 – Joe Henry – The Gospel According to Water
2 – Michael Kiwanuka – Kiwanuka
3 – Mercury Rev – The Delta Sweet Revisited
4 – The National – I Am Easy to Find
5 – Nick Cave – Ghosteen
CANZONI DELL’ANNO
Michael Kiwanuka, My Hero
Lucinda Williams – Ode to Billie Joe
Nora Jones – Okolona River Bottom Band
The National – Not in Kansas
Michele Miko Cantù – Memory Lane
CONCERTI DELL’ANNO
Michael Kiwanuka, Fabrique, Milano, 7 novembre
Larry Campbell & Teresa Williams, Fondazione Feltrinelli, Milano 5 giugno
Eric Andersen & Scarlet Rivera, Spaziomusica, Pavia, 9 novembre
White Buffalo, Carroponte, Milano, 16 luglio
Chris Stills, All’Una e Trentacinque, Cantù, 9 aprile
LUIGI VIVA
L’ultimo Sanremo ha confermato, semmai ce ne fosse bisogno, l’orientamento dell’industria discografia: prodotto e profitto a tutti i costi, alla faccia della musica, della cultura e dell’arte (quasi una bestemmia oramai). Alcune major non stampano più e lavorano solo in streaming. L’altro Sanremo (il Tenco) invita fenomeni da baraccone solo per ottenere visibilità. Gli unici protagonisti sono i giudici dei talent che, una volta diventati personaggi, hanno ottenuto un credito illimitato ed eccoli spuntare come funghi nei vari programmi a dispensare la loro scadente proposta musicale.
Il mondo italiano del jazz è prigioniero dei soliti quattro nomi che, pur di non perdere l’occasione, con voli carpiati, provano a non fare il verso a se stessi. Il gran lavoro dei Conservatori con i corsi di Jazz ha prodotto una nuova leva di bravissimi musicisti che meriterebbero già grandi palcoscenici. Uno strano “batterio” ha invece colpito l ‘apprezzata scuola italiana di chitarra jazz, fustigata da chitarristi “stitici”, incollati al pedale del volume, con fraseggio spezzato e sofferto, inneggiati dalla critica, ma francamente inascoltabili. La melodia è oramai un optional sostituita da miagolii, cigolii, sospiri e dubbi (nel cosa suonare).
Gli Stati Uniti, sfornano musica a non finire anche trap (in Italia diventata il genere ideale per chi non sa cantare e suonare ed ha qualche potentato alle spalle). Del resto noi, Conservatori a parte, abbiamo sempre meno musica nelle scuole e loro l’obbligo dello strumento nelle high school e soprattutto le radici ben piantate nel fertilissimo humus del blues. Ecco spiegata l’avanzata della nuova generazione che, oltre a produrre musica di gran qualità (Michael League) con gli Snarky Puppy e Bokanté raccolgono sempre più consenso fra i giovani di ogni parte del mondo. Grande lezione quella dei leggendari King Crimson che, seppure a corto di nuovo repertorio, nei concerti mostrano tutta la loro inarrivabile grandezza.
DISCHI DELL’ANNO
Snarky Puppy – Immigrance
Nad Sylvan – The Regal Bastard
Bill Laurance -Cables
Joey De Francesco – In The Key of the Universe
Lorenzo Feliciati, Michele Rabbia – Antikythera
CONCERTI DELL’ANNO
King Crimson- Perugia, Umbria Jazz, 18 luglio
Snarky Puppy- Londra, Royal Albert Hall, 14 novembre
Roosevelt Collier- Terni, Umbria Jazz Spring, 18 aprile
Cristiano De André- Roma, Teatro Brancaccio, 4 Dicembre
Enrico Rava- Teatro Morlacchi, Perugia, 20 luglio
WALTER GATTI
DISCHI DELL’ANNO
Tedeschi Trucks Band – Signs
Over the Rhine – Love and Revelation
Jon Anderson – 1000Hands
Joe Henry – The Gospel According to Water
Trey Anastasio – Ghosts of the Forest
CANZONI DELL’ANNO
Santana – Blues Skies
Trey Anastasio – Friends
Over the Rhine – Broken Angels
Jon Anderson – WDMCF-Come Up
Tedeschi Truck Band – When Will I Begin
CONCERTI DELL’ANNO
Eagles, 3Arena, Dublino, 6 luglio,
Tedeschi Trucks Band, Politeama Rossetti, Trieste, 18 aprile
The Gloaming, Teatro Ristori, Verona, 2 marzo
John McLaughlin, Conservatorio, Milano, 2 novembre
Dan Baird, Giardino di Lugugnano (Vr), 29 novembre