Dopo che per settimane il Governo e gli italiani si sono preparati con cura e forte attesa alla fase 2 di convivenza con il coronavirus, quanto partorito ieri nel Dpcm – che di fatto non abolisce il lockdown dal 4 aprile ma allenta solo per alcuni settori – non solo non ha soddisfatto quasi nessuno (i Ministri di Italia Viva Bonetti e Bellanova addirittura hanno dichiarato tutta la loro contrarietà sulle decisioni prese da Conte) ma ha tralasciato diversi settori fondamentali per poter costituire una effettiva seconda fase della pandemia. La fase 2, come si sta dimostrando in tutti gli altri Paesi con situazioni simili all’Italia, significa riuscire a convivere col virus facendo tamponi, test sierologici, tracciamento contatti e prevenzione sul contagio: nel dettaglio è proprio ciò che negli scorsi giorni sono uscite come anticipazioni dalla task force di Colao, dai report (segreti) del Comitato Tecnico Scientifico e dalla cabina di regia tra Governo ed enti locali.

Poi però tanto nel discorso di Conte ieri in conferenza stampa, quanto nelle 70 pagine del testo Dpcm 26 aprile 2020, gran parte di quei “punti” sono stati del tutto “dimenticati”. Si è parlato di spostamenti (permessi solo verso “congiunti”, senza tra l’altro neanche specifica giuridicamente cosa si intende per tali), di alcune aziende in riapertura, di road map per negozi, bar e ristoranti e di tante altre regole che vengono ribadite per ridurre il contagio. Ma di tutto l’impianto di controllo e tracciamento per evitare che anche questo secondo mese di quarantena venga del tutto vanificato nel nuovo Dpcm sulla fase 2 sembra quasi completamente “dimenticato”.

TUTTE LE “DIMENTICANZE” DI CONTE

Tra i principali temi assenti nel discorso del premier ieri sera ci sono scuole, test e tamponi, bambini, social tracing e app “Immuni”: se non fosse stato per la domanda posta da un giornalista nella breve conferenza stampa successiva, non avremmo mai saputo che le scuole vengono chiuse fino a settembre (dunque l’anno scolastico è di fatto concluso, come ampiamente previsto da tempo) con la maturità che invece avverrà “in presenza”, ma senza ancora un iter chiaro per qualcosa che avverrà tra meno di 2 mesi.

Sui test sierologici del sangue si è solo saputo che inizieranno a essere effettuati dal 4 maggio: come saranno fatti, dove, chi li dovrà fare, come pagarli e cosa dovranno fare le aziende, tutte domande “eluse” dal Dpcm. Del tutto assente il discorso sui tamponi: a fronte di una Regione, il Veneto, che proprio con quel metodo ha ottenuto migliori di tutto, è del tutto stato elusa la proposta di Zaia e del virologo Crisanti e in nessuna riga del Decreto Conte si trovano novità su cosa dovranno fare le aziende sanitarie nelle prossime settimane («riceveranno indicazioni», si è limitato a dire ieri sera Conte).

POLEMICHE SUL DISCORSO CONTE: SI PUÒ PARLARE DI FASE 2?

Altro punto del tutto non affrontato, ma decisivo per proseguire nella fase 2, è il tracciamento e l’utilizzo dell’app Immuni che già diverse polemiche aveva sollevato prima del Dpcm: «le Regioni dovranno costantemente informare il ministero della Salute al fine di rendere noto l’andamento dell’epidemia» ha spiegato Conte nel suo discorso, dimenticando che però dal punto di vista sanitario sarà fondamentale per questo il tracciamento sociale per controllare i vari “asitnomatici” in modo da evitare seconde ondate del coronavirus. Con parole chiare, come faranno le Regioni a tracciare i positivi senza info specifiche su test, tamponi e app scaricate per ora solo su base volontaria (e senza neanche avere una data ipotetica di pubblicazione)? Da ultimo, ma non meno importante, il dramma economico e familiare: in primis non ci sono indicazioni specifiche sulle aziende e gli imprenditori, al netto di complessi “protocolli sicurezza” siglati con i sindacati.

Quando e con quale criterio possono riaprire? Per le merci ancora ferme in porti e scali, come ci si muove? Quali altre autocertificazioni serviranno? Infine il tema famiglie: dal momento che le scuole rimarranno chiuse almeno fino a settembre, cosa avverrà per congedi e genitori costretti a casa per accudirli? «Saranno prolungati congedi parentali e bonus baby sitter», è quanto detto da Conte e Ministra Bonetti, dato certamente importante ma insufficiente a risolvere il problema. I genitori potranno rinunciare a metà dello stipendio per tanti altri mesi ancora perché costretti ad accudire a casa i propri figli? E se i genitori non possono svolgere smart working (che già è complesso perseguire con figli piccoli in casa, ndr), come faranno a guadagnare e mantenere quella stessa famiglia? La situazione è delicata ed emergenziale ed è ovvio che non tutte le “colpe” sono imputabili ad un Governo che sta tentando di porre “pezze” ad una catastrofe sanitaria ed economica: ma evitando tutti i punti cardine che dovrebbero definire una “fase 2”, come si può allora parlare come ha fatto Conte «siamo in fase 2, ora rimbocchiamoci le maniche»? Come farà un Dpcm abbozzato e incompleto a far fronte alla gravissima situazione che aleggerà sull’Italia per diversi altri mesi ancora?