COS’È IL DISCORSO DELLA LUNA DI PAPA GIOVANNI XXIII

«Questa è la carezza del Papa»: quante volte abbiamo visto e sentito questa felice espressione di San Giovanni XXIII, il “Papa Buono” Angelo Roncalli nel suo famoso discorso della Luna. Oltre a rivederla raffigurata in fiction nel film in onda questa sera su Canale 5 per i 60 anni della morte di Papa Giovanni XXII – “Il Papa Buono – Giovanni Ventritreesimo” – quella “immagine” ha segnato la storia tanto del Vaticano quanto dello stesso rapporto tra il Pontefice di Sotto il Monte (Bergamo) e i fedeli cristiani nei (pochi) anni di Pontificato in un periodo però pregno di significato per la storia del Novecento.



Il discorso della Luna è certamente uno degli interventi più famosi di Papa Giovanni XXIII, pronunciato a braccio l’11 ottobre 1962 dalla finestra del Palazzo Apostolico in Vaticano in occasione della fiaccolata serale dei fedeli in Piazza San Pietro per l’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II. Dopo la solenne apertura di quello che passò alla storia come il Concilio di “rottura” tra la Chiesa “del passato” e l’apertura al mondo nuovo che stava avanzando, il Santo Padre era stanco della lunga giornata fitta di impegni e riunioni con tutto il clero mondiale convocato a Roma. La folla però lo chiama a gran voce e lo spettacolo che gli si para davanti è commovente: una lunghissima fiaccolata sotto il cielo blu notte in una Roma ancora calda nonostante metà ottobre. E soprattutto con una Luna in cielo non piena ma meravigliosa anche solo a contemplarla: in questa cornice Papa Giovanni XXIII decide di affacciarsi per benedire i presenti e si lascia andare ad un breve discorso che resterà e resta, per l’appunto, nella storia.



DISCORSO PAPA GIOVANNI XXIII, LA LUNA E L’INQUADRATURA DIVENUTA “STORIA”

Il discorso della Luna resta poi definito in quel modo – più della carezza e del gergo molto colloquiale e amichevole del Papa – anche per un curioso aneddoto raccontato anni dopo dal cameraman RAI Claudio Speranza che filmò quei momenti così intensi. Durante la diretta in mondovisione – occorre ricordare che si era appena aperto quel giorno il Concilio Vaticano II, con telecamere e collegamenti davvero da ogni parte del globo – l’operatore era situato in posizione strategica sopra il colonnato del Bernini in Piazza San Pietro.



Vide sorgere una splendida luce in cielo che si stagliava luminosa facendo da perfetto contrasto scenico con il buio sottostante: proprio però per l’oscurità della piazza, il cameraman Speranza non riusciva a riprendere i fedeli e decise quindi di puntare la telecamere in alto inquadrando la Luna nell’attesa dell’arrivo di Papa Giovanni XXIII. Quando poi, nell’istante dell’apertura della finestra con l’uscita di Papa Roncalli, il cameraman si accorse della sincronia quasi perfetta tra il “focus” sulla Luna e l’arrivo di quell’uomo vestito di bianco in una notte scura. Un effetto scenico davvero speciale per un discorso, quello “della Luna”, che stava per aprirsi.

COSA HA DETTO PAPA GIOVANNI XXIII NEL DISCORSO DELLA LUNA

«Cari figliuoli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero; qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la Luna si è affrettata, stasera – osservatela in alto! – a guardare a questo spettacolo», inizia così il discorso della Luna di Papa Giovanni XXII, di cui si celebrano oggi i 60 anni dalla scomparsa in Vaticano. Il “Papa Buono” raccontò in quella sera di ottobre di una grande giornata di “pace” iniziata con l’avvio del Concilio Vaticano II: «se domandassi, potessi domandare a ciascuno: “Voi da che parte venite?”, i figli di Roma che sono qui specialmente rappresentanti [risponderebbero]: “Noi siamo i vostri figliuoli più vicini, Voi siete il Vescovo di Roma”. Ma voi, figliuoli di Roma, voi sentite di rappresentare veramente la Roma caput mundi, così come nella Provvidenza è stata chiamata ad essere: per la diffusione della verità e della pace cristiana».

Papa Giovanni XXIII nel Discorso della luna quasi si “annulla” per lasciar parlare le immagini sottolineando l’infinità bontà del Signore nel sovrabbondare di doni di grazia: «Continuiamo, dunque, a volerci bene, a volerci bene così, a volerci bene così, guardandoci così nell’incontro, cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte quello – se c’è – qualche cosa che ci può tenere un po’ in difficoltà». Ma è nella benedizione finale che le parole si scolpiscono nella “pietra” della storia cristiana: «invocando Lei (la Madonna, ndr), alzando tutti insieme lo sguardo verso Gesù benedetto, il Figliol suo, ripensando a quello che è con voi, a quello che è nelle vostre famiglie, di gioia, di pace e anche, un poco, di tribolazione e di tristezza, la grande benedizione accoglietela di buon animo. Questa sera lo spettacolo offertomi è tale da restare ancora nella mia memoria, come resterà nella vostra. Facciamo onore alla impressione di questa sera. Che siano sempre i nostri sentimenti come ora li esprimiamo davanti al Cielo e davanti alla terra: fede, speranza, carità, amore di Dio, amore dei fratelli; e poi, tutti insieme, aiutati così nella santa pace del Signore, alle opere del bene!».

Ecco dunque il riferimento ai bambini e quella carezza che rendono davvero unico questo già anomalo “discorso della Luna”: «Tornando a casa, troverete i bambini; date una carezza ai vostri bambini e dite: “Questa è la carezza del Papa”. Troverete qualche lacrima da asciugare. Fate qualcosa, dite una parola buona. Il Papa è con noi specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza. E poi, tutti insieme ci animiamo cantando, sospirando, piangendo, ma sempre sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci ascolta, continuare e riprendere il nostro cammino». Così, dunque, conclude Papa Giovanni XXII, «vogliate attendere alla Benedizione che vi do ed anche alla buona notte che mi permetto di augurarvi, con la preghiera, però, che non si cominci solamente…Oggi noi iniziamo un Anno, un Anno – chi lo sa? – speriamolo bene: il Concilio comincia e non sappiamo quando finirà. Potesse finire prima di Natale…Ma forse forse non riusciremo a dir tutto, ad intenderci su tutto bene. Ci vorrà un altro ritrovo. Ma se il ritrovarci così deve sempre allietare le nostre anime, le nostre famiglie, Roma e tutto quanto il mondo, tutto intero, vengano pure questi giorni, li aspettiamo in benedizione».

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