“Non è soltanto un rito” questo discorso di fine anno, dice subito il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Si sta vivendo in un periodo difficile e aspettiamo il tempo nuovo che viene e che speriamo migliore”.
Domina l’ansia nel tradizionale saluto di fine d’anno del Presidente: “Viviamo momenti difficili. Quando migliaia di vittime civili delle guerre in corso turbano tragicamente le nostre coscienze”. E Mattarella ricorda le notizie che sui vari fronti di guerra sono arrivate a Natale. Si commuove quasi, quando ricorda la bambina di pochi giorni di vita morta assiderata nell’inferno di Gaza.
Di fronte a questi fatti c’è la descrizione di un mondo impazzito, che non risparmia la sua barbarie neppure nelle feste più care dell’anno.
Giustamente, altro che rito, quindi, il discorso agli italiani e al mondo intero! “Mai come adesso la pace grida la sua urgenza”. Mattarella su questo problema precisa con forza: “La pace, che non significa sottomettersi alla prepotenza di chi aggredisce gli altri Paesi con le armi, ma la pace del rispetto dei diritti umani, la pace del diritto di ogni popolo alla libertà e alla dignità”.
Non si dimentica nel suo messaggio della giornalista italiana imprigionata in Iran; “Interpreto in queste ore l’angoscia di tutti per la detenzione di Cecilia Sala. Le siamo vicini in attesa di vederla al più presto in Italia”.
Su questo desiderio di pace, Mattarella insiste ricordando: “La notte di Natale Papa Francesco ha aperto il Giubileo, facendo risuonare nel mondo il richiamo alla speranza. Quelle di questa sera – dice Mattarella – sono ore di speranza nel futuro, nell’anno che viene. Tocca a noi saperla tradurre in realtà”.
Sembra proprio di vivere in un grande tumulto in questi anni e il Capo dello Stato invita “a riorientrare la convivenza, il modo di vivere insieme”. E specifica quasi con stizza: “In questo periodo sembra che il mondo sia sottoposto a una allarmante forza centrifuga, capace di dividere, di allontanare, di radicalizzare le contrapposizioni”.
E a questo punto Mattarella entra nel merito di un mondo che non può che apparire profondamente ingiusto. Dice il Presidente: “La realtà che viviamo ci presenta contraddizioni che generano smarrimento, sgomento, talvolta senso di impotenza. A livello globale aumenta in modo esponenziale la ricchezza di pochissimi mentre si espande la povertà di tanti”.
Delineato il quadro internazionale, il Presidente volge lo sguardo all’Italia e dice seccamente: “Luci e ombre riguardano la nostra Italia”. E così emergono i dati negativi che riguardano le cure mediche, le lunghe liste di attesa per fare esami essenziali per conoscere il proprio stato di salute.
Quindi i dati sull’occupazione, che sono positivi, ma convivono con aree di precarietà, di bassi salari, di lavoratori che sono costretti a ricorrere alla cassa integrazione.
Ci sono poi gli aspetti positivi che riguardano lo sviluppo del turismo e l’attrazione che il nostro Paese suscita sempre. Ma accanto a questo c’è il contrasto dei giovani che lasciano il Paese per trovare un lavoro migliore e meglio remunerato. Tutto questo si accompagna a profonde differenze tra aree del Paese. L’invito di Mattarella è quello di colmare le distanze tra un’area e l’altra, assicurando così una pienezza di diritti.
Il Presidente si sofferma poi anche sulla violenza che cresce nelle nostre città, sul cosiddetto bullismo che si vede in varie zone delle grandi città, con un preoccupante aumento del consumo di alcol e droghe. Qui Mattarella sfodera l’arma del “rispetto”, parola dell’anno secondo l’Enciclopedia Treccani. “Rappresenta il primo passo per una società più accogliente, più capace di umanità”. E quindi “il primo passo per il dialogo, la collaborazione, la solidarietà”.
E toccando altri temi inquietanti, il Capo dello Stato arriva agli incidenti sul lavoro, condannati per l’imprevidenza e il non rispetto della dignità umana, Così come non viene rispettata la dignità degli uomini che pure hanno sbagliato, che vivono in carceri sovraffollati dove la dignità viene spesso calpestata e non viene rispettato il dettato costituzionale di tentare di recuperare alla società anche chi è stato condannato con una pena.
Non si ferma, nel condannare le “ombre” italiane, nel denunciare la violenza tragica e scandalosa del femminicidio.
Mattarella cita quindi anche l’esempio stupendo delle persone che hanno deciso di operare per il bene, li ringrazia e li indica come il contraltare dell’angoscia di questi tempi “perché è proprio questa trama di sentimenti, di valori, di tensione ideale quel che tiene assieme le nostre comunità e traduce in realtà quella speranza collettiva che insieme vogliamo costruire”.
L’invito agli italiani è conseguente: “Siamo tutti chiamati ad agire, rifuggendo da egoismo, rassegnazione e indifferenza”. E questo, a nostro parere, è l’aspetto più importante lanciato dal Capo dello Stato nel suo discorso: un invito al futuro, con una nuova idealità e partecipazione attiva, contro i mali che si vedono in questa moderna società, che sembra qualche volta proprio in un perenne tumulto.
Prima degli auguri finali, Mattarella ricorda con passione: “Nel 2025 celebreremo gli 80 anni della Liberazione. È fondamento della Repubblica e presupposto della Costituzione, che hanno consentito all’Italia di riallacciare i fili della sua storia e della sua unità”.
Insomma, un discorso che non nasconde una realtà complessa e difficile a livello internazionale e anche nazionale, ma allo stesso tempo un invito a non rassegnarsi, a reagire e a costruire un futuro nel segno del bene comune. Un desiderio unito a una speranza.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.