LA SVOLTA “GAY” DELLA DISNEY
Lo aveva detto qualche settimana fa il CEO di Walt Disney, Bob Chapek, e ora pare pienamente realtà: entro fine 2022 almeno metà dei personaggi dei cartoni Disney sarà assimilabile al mondo LGBTQ+.
L’annuncio è stato dato durante una call aziendale su Zoom (ma pubblicata su Twitter successivamente, come si vede a fondo pagina) da Karey Burke, presidente della Disney’s General Entertainment Content, nonché madre di due figli “queer” (uno trans e l’altro pansessuale). Dopo le minoranze etniche e i temi ambientali, la Disney compie un altro decisivo passo verso l’allineamento con il mainstream politicamente corretto: «Sono qui come madre di due bambini omosessuali, in realtà», ha spiegato Burke annunciando la svolta arcobaleno del colosso mondiale, «il 50% dei personaggi regolari e ricorrenti nel nostro universo proverrà da gruppi sottorappresentati e dalle minoranze». La campagna Disney rientra in quella già annunciata mesi fa dal titolo “Reimagine Tomorrow” con cui l’azienda di Topolino ha inteso “ripulirsi” visibilità e coscienza circa gli “errori del passato”, come spiegato dal CEO.
DISNEY PRO-LGBT, I CARTONI NELLA POLEMICA
Non bastavano dunque gli avvertimenti-moniti a mo’ di censura prima dei vari “Dumbo”, “Lilli e il Vagabondo” “Peter Pan” o simili, e nemmeno è bastato l’attacco a testa bassa della direzione Disney contro la legge in Florida rinominata “Don’t say gay or trans bill”. Chapek aveva infatti sottolineato come «le parole non bastano, e anzi possono avere un effetto controproducente, mentre l’impatto più forte che gli studi possono avere per creare un mondo più inclusivo è attraverso i contenuti che produciamo». E dunque ora, dal 2023, la casa di cartoni più famosa al mondo (proprietaria, tra le altre, anche di Pixar, Marvel e Star Wars) si cimenterà in storie e personaggi con almeno il 50% di presenze pro-LGBTQ+. Alcuni dipendenti gay e trans della Disney si erano ribellati alla loro azienda dicendo che la svolta “Rainbow” era tardiva e che comunque non bastava se «i personaggi LGBTQ+ vengono costantemente scartati». Ecco dunque l’annuncio di Burke in risposta, con l’aggiunta anche delle parole di Vivian Ware, manager Disney che si occupa della diversità e dell’inclusione: «già dalla scorsa estate abbiamo eliminato l’uso del pronome di genere dai parchi Disney: non diciamo più signori e signore, ragazzi e ragazze, ma semplicemente ciao a tutti o ciao amici». L’ulteriore attacco viene lanciato ora da Disney contro la legge in Florida, con Bob Chapek che incalza il governatore Ron DeSantis: «Vogliamo farla abrogare, sopprimerla all’interno dei tribunali, siamo al fianco delle organizzazioni nazionali e statali impegnate nel raggiungimento di tale obiettivo». Il politico repubblicano ha però immediatamente risposto: «Mi fa onore essere attaccato dalle stesse persone, che hanno sostenuto in passato Harvey Weinsten. Si stanno opponendo ai diritti dei genitori. Io non torno indietro». Dunque il reinserimento del bacio gay nel prossimo “Lightyear”, lo spin-off di “Toy Story” sull’astronauta Buzz, sarà solo l’inizio di un’autentica svolta “woke”. In attesa di ben più interessanti dibattiti sul tema, ci limitiamo a “provocare”: siamo davvero sicuri che l’orizzonte della politica sia il vero e giusto approdo di un cartone animato per bambini?
SCOOP: Disney corporate president Karey Burke says, “as the mother [of] one transgender child and one pansexual child,” she supports having “many, many, many LGBTQIA characters in our stories” and wants a minimum of 50 percent of characters to be LGBTQIA and racial minorities. pic.twitter.com/oFRUiuu9JG
— Christopher F. Rufo ⚔️ (@realchrisrufo) March 29, 2022