Siamo tutti in qualche modo cresciuti a pane e Disney. Dal Mickey Mouse vecchia versione, il magico mondo si è allargato a macchia nel cinema e in borsa, con i suoi titoli stabili a tripla A, ma anche con Disneyworld. Il fondatore che si era fatto ibernare nella speranza di svegliarsi in futuro per guarire dal suo male incurabile, aveva previsto un tale impero?
Nelle crociere dove nelle cabine trionfa la sacra coppia di Walt e sua moglie accanto ad altre foto d’epoca che ricordano un passato illustre, con sale e ristoranti a tema tra Sirenette e Biancanevi, il personale viene educato al sorriso e a un animo lieve quanto la musica da cartoon che trionfa nei corridoi. Disneyworld arruola i suoi giovani collaboratori, dai camerieri agli attori-animatori, con un tirocinio che è il passaporto per lavorare in questo magico mondo. Lyndsay, la nostra guida ad Orlando, ha cominciato come ballerina a 18 anni ma a 34 ha i sogni infranti: è troppo tardi per pensare di sfondare nello spettacolo, e il tempo tra un teatro e una danza all’interno del perimetro del parco di Orlando è passato troppo in fretta. La strada che bisognava prendere era quella quasi impossibile che hanno percorso Britney Spears e Hannah Montana che dopo esser emerse ancora bambine su Disney Channel, si sono trasfornate con l’adolescenza in provocanti ninfette della musica pop.
Vi chiederete di che guida sto parlando: Disneyworld offre a seconda di quel che sei disposto a pagare, un accompagnatore per farti saltare la fila in ogni attrazione. Una volta c’era il fast-pass, una specie di vip-pass che valeva quasi per tutto. Oggi c’è solo un super-pass che puoi usare per una corsa ogni due ore saltando le code alle entrate, armati di cappellini e bottiglie d’acqua (ad Orlando verso fine luglio, c’erano già di 40 gradi). Senza una guida non ti salvi dalle attese che raggiungono in taluni casi le tre ore: dopo due anni di covid alla gente non è sembrato vero riversarsi per le vie del paradiso del divertimento formando fiumane di vita colorata e vibrante.
Non solo chi ha figli sopporta il fardello delle lunghe file, ma anche chi a sessant’anni ha deciso che crescere non è sempre un vantaggio e magari considera i propri coetanei noiosi rispetto al variopinto universo dell’infanzia. E quindi tra pianti di bambini e strategie per non farsi superare, l’avanzare inesorabile tra un’attesa di tre ore per una corsa di un minuto rende l’avventura più estenuante di quel che si poteva immaginare.
È in questo clima di sfinente cavalcata del divertimento che è avvenuto lo scontro di due famiglie che si sono accapigliate tra le urla dei presenti, che tentavano di separarli, e i pianti dei bambini. Ferite, sangue e tanto spavento, il tutto doveva per forza terminare con l’espulsione a vita dei protagonisti della lite. Perché se questi scontri sono normali tra accaniti tifosi in una partita di football dove passano quasi inosservati, non possono esistere nel mondo dorato dei piccoli. Disneyworld è perfezione: quando entri nello spazio di Orlando ogni filo d’erba è strettamente manicurizzato, tanto che perfino i container delle immondizie sono nascosti dietro a collinette o piccole foreste.
Laghetti artificiali, alberi dalle chiome perfette, strade dall’asfalto immacolato, hotel rinnovati costantemente, il treno monorail che saetta da una parco all’altro come la funivia, pronta a portarti direttamente dagli hotel al tuo mondo preferito. Una perfezione che si esprime nell’accuratezza della scenografia teatrale dove si svolgono le corse: montagne di roccia alte 15 metri sospese sopra di te per rievocare Avatar, cascate, funghi enormi e paesaggi fosforesceni da “The cat in the hat”. Così quando la guida ci ha portato nel backstage per prendere le scorciatoie, si è accertata che spegnessimo i telefonini: nessuno può portare al di fuori il mistero delle colossali strutture metalliche atte a tenere in piedi i palazzi e le montagne del divertimento, o spiare in portoni dove quotidianamente entrano ed escono enormi derrate alimentari, o i prosaici bidoni dove vengono gettati i rifiuti. Là dietro c’è il mondo reale, fatto di gente che indossa uniformi normali e non costumi di Pippo o Paperino, là dietro ci sono i furgoni e i camion che fanno funzionare la macchina del sogno. Inoppugnabili e segreti come il litigio tra famiglie sfiancate dal caldo e dall’attesa, che non possono appartenere al pianeta di zucchero filato disneyano, dolce e morbido come la speranza che un mondo così, un giorno, possa attenderci anche in quello reale.