La prima settimana di un ottobre caldo nel clima si è aperto con la presentazione dei dati Istat sull’occupazione nel mese d’agosto e si chiuderà sabato 7 con una manifestazione della Cgil che si annuncia come il tracciato della “via maestra” per il riscatto del mondo del lavoro: una manifestazione preparata da 1.500 assemblee, da riunioni di tutte le categorie e le istanze territoriali, tutte concluse con l’invocazione unanime dello “sciopero generale”. Ovviamente dei dati del lunedì si dovrebbe tener conto sabato; in fondo non sono poi trascorsi tanti giorni tra i due eventi: il primo riguardante il mondo del lavoro “reale”; il secondo quello inventato dal delirio dell’ideologia.



Basta leggere la narrazione dell’Italia nel secondo decennio del terzo millennio che Maurizio Landini svolge in tutte le tribune che gli offrono, quasi sempre senza contraddittorio o con interlocutori compiacenti. Vediamo un florilegio del pensiero forte del leader della Cgil. “Il lavoro è precario e sottopagato, i diritti alla salute e alla cura e allo studio non sono più garantiti, la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro peggiora. Si nega la crisi climatica e si aumentano le spese per armi anziché essere costruttori di pace. E si vuole stravolgere la Carta con l’autonomia differenziata e il presidenzialismo”. Poi nel concerto dell’indignazione entrano in scena gli ottoni. “Basta precarietà, più salari, rinnovo dei contratti nazionali, fissazione di una quota oraria minima quale salario minimo, una legge sulla rappresentanza che dia validità generale ai contenuti salariali e normativi dei contratti nazionali. E una riforma fiscale degna di questo nome”. “Se non vedremo questi cambiamenti nella prossima legge di bilancio, la mobilitazione sarà generale”, promette Landini, “fino allo sciopero generale”.



Che la mobilitazione sia “generale” o “colonnello” poco importa alla Cisl, la confederazione che nei giorni scorsi ha reso noto un Documento – riassunto in un Manifesto – per un lavoro a misura della persona, nel quale sono contenute analisi la cui fondatezza può essere valutata soltanto guardandosi attorno con obiettività senza le lenti deformanti dell’ideologia catastrofista. Vi si legge, per esempio, che “il dato più evidente di questa resilienza è l’aumento dell’occupazione a partire dal secondo trimestre 2021: i valori sono superiori a quelli pre-pandemici, tranne che per il lavoro autonomo”. E si aggiunge: “Diversamente da quanto accaduto all’inizio del 2021, quando, in un contesto caratterizzato da incertezza, cresceva solo il lavoro a termine, dal 2022, con una ripresa consolidata, a migliorare è stato soprattutto il lavoro stabile, spinto anche dalle strozzature nel reperimento delle professionalità”. Ovvero la Cisl denuncia una crisi delle competenze sul lato dell’offerta di lavoro.



Le differenze con l’analisi della Cgil non sono banali e comportano iniziative di politica contrattuale molto più precise e meno propagandistiche; soprattutto richiedono un’assunzione di maggiore responsabilità da parte del sindacato. Non a caso la Cisl sta raccogliendo le firme su di una proposta di legge d’iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori nell’impresa. L’unico rilievo critico che può essere rivolto alla confederazione di via Po è la seguente: non bastano i documenti riformisti, ma sarebbe necessario raccogliere intorno a sé altre forze. Purtroppo anche l’associazionismo del mondo cattolico e del no profit oggi seguono Landini e prenderà parte alla manifestazione di sabato. Ma se andiamo indietro di un giorno e consultiamo le statistiche dell’Istat ci accorgiamo che le analisi della Cisl sono fondate.

Ad agosto 2023, rispetto al mese precedente, aumentano gli occupati, diminuiscono i disoccupati e gli inattivi restano sostanzialmente stabili.L’aumento dell’occupazione (+0,3%, pari a +59mila unità), osservato per uomini e donne, dipendenti e autonomi, coinvolge i 25-34enni e i maggiori di 50 anni di età. Il tasso di occupazione sale al 61,5% (+0,1 punti).

Anche la diminuzione del numero di persone in cerca di lavoro (-3,2%, pari a -62mila unità) coinvolge sia uomini che donne e riguarda tutte le classi d’età. Il tasso di disoccupazione totale scende al 7,3% (-0,2 punti), quello giovanile al 22,0% (-0,1 punti).

Il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni è sostanzialmente stabile ed è sintesi dell’aumento tra gli uomini e tra chi ha meno di 50 anni d’età e della diminuzione tra donne e ultracinquantenni. Il tasso di inattività è stabile al 33,5%.

Confrontando il trimestre giugno-agosto 2023 con quello precedente (marzo-maggio 2023), si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,5%, per un totale di 129mila occupati.

La crescita dell’occupazione, osservata nel confronto trimestrale, si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-4,2%, pari a -81mila unità) e degli inattivi (-0,5%, pari a -58mila unità).

Il numero di occupati, ad agosto 2023, supera quello di agosto 2022 del 2,3% (+523mila unità). L’aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età, a eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa: il tasso di occupazione, che nel complesso è in aumento di 1,4 punti percentuali, sale anche in questa classe di età (+1,0 punti) perché la diminuzione del numero di occupati 35-49enni è meno marcata di quella della corrispondente popolazione complessiva.

In sintesi: rispetto ad agosto 2022, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-9,1%, pari a -185mila unità), sia il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-3,1%, pari a -398mila). Il numero degli occupati si attesta a 23milioni 593mila e, rispetto ad agosto 2022, si registra un aumento di 550 mila dipendenti permanenti e di 48 mila autonomi, mentre il numero dei dipendenti a termine risulta inferiore di 74 mila.

Sappiamo per esperienza che i trend dell’occupazione – nel bene come nel male – si attestano in ritardo agli andamenti della congiuntura economica. E quindi non è detto che i dati continuino a essere col segno positivo. Sappiamo anche – pur con tutto il rispetto per i diritti sindacali – che le manifestazioni sindacali non intimoriscono i mercati.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI