L’Italia continua a lottare contro la dispersione scolastica, con tassi di abbandono che la collocano tra i fanalini di coda dell’Unione europea. I dati Eurostat del 2023 mostrano che l’11,5% dei giovani tra gli 11 e i 24 anni lascia prematuramente il sistema educativo, un dato quasi due punti percentuali sopra la media europea del 9,6%. Secondo dati Eurostat, il nostro è il quinto Paese europeo con più abbandoni (11,5%), dopo Romania (15,6%), Spagna (13,9%), Ungheria (12,4%) e Germania (12,2%).%.
Vero è che l’Italia ha fatto passi notevoli rispetto al passato. Nel 2002, il tasso di dispersione scolastica era del 24%, più del doppio rispetto a oggi. Il Paese ha superato l’obiettivo del 16% fissato dall’Ue per il 2020 e punta a raggiungere il 9% entro il 2030. Nonostante i progressi, la situazione rimane disomogenea in tutto il territorio nazionale. Mentre alcune regioni del Nord Italia vantano tassi di abbandono inferiori al 10%, il Sud e le Isole registrano percentuali allarmanti, con Sicilia e Campania in testa. Questa disparità territoriale riflette le difficoltà socio-economiche di alcune aree del Paese e la necessità di interventi mirati.
Poi abbiamo studenti che, pur completando gli studi, non acquisiscono competenze adeguate in materie fondamentali come matematica, italiano e inglese. I dati Invalsi indicano che circa la metà dei diplomandi non raggiunge i livelli attesi in almeno una di queste discipline, con punte negative nel Mezzogiorno.
Un’iniziativa di Unicredit a livello internazionale denominata (ucf-edu fund-platform) prevede un fondo di 14 milioni ed è aperta alle organizzazioni no profit che operano in Italia, Austria, Bosnia, Bulgaria, Croazia, Germania, Repubblica Ceca, Serbia, Slovacchia e Ungheria. L’obiettivo è il contrasto alla povertà educativa di ragazzi dagli 11 ai 19 anni e i progetti devono essere finalizzati a contrastare l’abbandono scolastico, favorendo l’avviamento al lavoro e la formazione degli insegnanti, fornendo obiettivi strategici e controllabili. La piattaforma prevede tre linee di intervento da 100mila a un milione di euro per intercettare realtà di diversa grandezza e in particolare sono finanziabili programmi da 18 a 36 mesi tenendo come priorità le piccole aree territoriali soggette a fenomeni di malaffare e programmi multi-Paesi con un impatto a livello nazionale.
La dispersione scolastica è un fenomeno complesso e articolato, non certo facile da arginare, che comporta costi individuali e sociali elevati e che il privato investa su questo fenomeno così preoccupante è un segnale di responsabilità sociale proficua perché contrasta la totale non scolarizzazione anche ai livelli iniziali di istruzione, l’abbandono, ossia l’interruzione per lo più definitiva dei corsi di istruzione, la ripetenza, ossia la condizione di chi si trovi a dover frequentare nuovamente lo stesso corso frequentato in precedenza con esito negativo, i casi di ritardo, quali l’interruzione temporanea della frequenza per i motivi più vari o il ritiro dalla scuola per periodi determinati di tempo.
Lo status d’origine, la classe sociale e il capitale culturale continuano a influenzare l’opportunità di ottenere titoli di studio superiori, anche se l’insieme di questi fattori è quello che è stato maggiormente mitigato dal miglioramento delle condizioni di vita nell’ultimo secolo. Le diverse teorie sulla motivazione hanno di volta in volta messo in evidenza il ruolo positivo giocato da fattori come i bisogni primari, le aspettative di successo o di fallimento, l’autostima, l’autoefficacia, l’attribuzione, l’autodeterminazione, le mete personali, i sentimenti e il supporto ambientale. L’insuccesso e l’abbandono scolastico possono essere dovuti anche a elementi legati all’individuo, come lo scarso coinvolgimento personale nello studio, la scarsa capacità di gestione del tempo e delle proprie risorse, la scarsa automotivazione o difficoltà relazionali pregresse. Tra i fattori individuali troviamo quei casi in cui l’insuccesso a scuola viene vissuto come un proprio fallimento e l’interiorizzazione da parte dei ragazzi di un senso di inadeguatezza pone le premesse dell’abbandono.
Le caratteristiche individuali sono forse quelle che più possono fare la differenza: una forte motivazione può, ad esempio, spingere a cercare e trovare un riscatto sociale attraverso lo studio. Ma dal momento che l’abbandono della scuola deriva quasi sempre da una combinazione di cause, è opportuno che si intervenga su ciascuno dei livelli. Su queste riflessioni possiamo e dobbiamo agire insieme, pubblico e privato.
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