È un durissimo attacco che parte dai nuovi “dogmi” progressisti del politically correct, per arrivare fino ad un accusa contro l’avanzata dell’Islam e delle altre “perniciose dottrine” quello rivolto dal vescovo Antonio Suetta (che guida le diocesi di Ventimiglia e Sanremo, in Liguria) nel suo discorso inaugurale dei festeggiamenti di Sant’Ampelio; con il chiaro intento di denunciare quella che lui stesso definisce una vera e propria criminalizzazione del libero pensiero.



Non a caso, proprio in apertura del breve discorso il vescovo Suetta parla proprio di “criminalizzazione del dissenso” che si registra e rileva “a tutti i livelli della compagine sociale” in una vera e propria “azione repressiva” contro chiunque si “opponga a determinati nuovi ‘dogmi’“; ed entrando nel dettaglio elenca – tra le altre “situazioni similari” – per esempio “l’immigrazione indiscriminata, l’aborto come ‘diritto fondamentale’, l’utero in affitto, la ‘transizione di genere’ [e] il catastrofismo climatico”.



Dei veri e propri “dogmi del politically correct” – continua il vescovo ligure – che stanno assumendo sempre più i contorni di una “censura (..) che va sotto il nome di progressismo“: parola (quest’ultima) che assume delle fattezze “magiche, dinnanzi alle quali non si ammettono reticenze e ritardi” e che sembrano creare un – verrebbe da dire: pericoloso – parallelismo con l’epoca romana e soprattutto con la caduta dell’Impero.

Il vescovo Antonio Suetta: “Il politically correct contribuì alla caduta del Sacro romano impero”

Allacciandoci proprio a quest’ultimo punto, il vescovo Suetta ha ricordato che “ai tempi di San Secondo” anche i vertici del Sacro romano impero imposero una sorta di dittatura del “politicamente corretto, che coincideva con la ‘religione di stato’” e che era esclusivamente fine a “garantire un ordine e relative conseguenze di bene e di sicurezza”; senza nessun tipo di interesse da parte dell’imperatore per “la fede o la salvezza eterna” del popolo romano.



E rimanendo sul tema del Sacro romano impero, il vescovo ci ha tenuto a ricordare anche quali furono le “cause che hanno provocato il declino di (..) quel contesto”, collegate all’espansione in Africa che si scontrò con “l’avanzata islamica” e influì pesantemente “[nella] decadenza della civiltà romana”; in una sorta di (chiaro) parallelismo con l’attualità in cui è sempre più evidente “l’avanzare di varie perniciose dottrine” e – soprattutto – “l’espansione del mondo islamico con tutte le conseguenze religiose, politiche e socioeconomiche” chiaramente evidenti a gli occhi di chiunque sappia guardare con occhio critico (e non indottrinato) la realtà.