La strada è quella giusta, anche se la mèta – ovvero il pareggio con i livelli del 2019 – non è ancora stata raggiunta. Così si può sintetizzare il bilancio che emerge da uno studio condotto da Ipsos per Confida (Associazione Italiana Distribuzione Automatica) sul settore della distribuzione automatica, eccellenza Made in Italy in cui il nostro Paese è leader a livello europeo con più di 30.000 addetti, 3.000 imprese e oltre 830 mila vending machine installate.
Stando alle evidenze della ricerca, nel 2022 il comparto ha registrato una crescita di fatturato del 10% rispetto al 2021, sviluppando così 1,5 miliardi di euro, a cui si devono aggiungere i 384 milioni generati dall’OCS (office coffee service), il servizio di caffè in capsule e cialde. Un risultato sostenuto anche dai riscontri a volume: nello scorso anno, infatti, le consumazioni hanno sfiorato i 4 miliardi, mettendo a segno un incremento del5% rispetto ai dodici mesi precedenti. E facendo così segnare – fa notare Confida- un ulteriore passo in avanti nel recupero di quanto perso durante il Covid. Un recupero che però è ancora parziale: il settore non è infatti ancora tornato ai livelli del 2019, marcando ancora un gap del 16% in termini di fatturato, e del 19,2% sotto il profilo delle consumazioni.
A contribuire a questo risultato, c’è in prima linea il caffè, che si conferma la bevanda regina delle pause negli uffici, nelle università e in molti luoghi dove sono presenti i distributori automatici: nel 2022 gli italiani hanno bevuto alle vending machine quasi 2,3 miliardi di tazzine. Un dato che consolida la performance dell’anno precedente (+1,03%), consegnando a espresso & co. l’assoluta leadership delle consumazioni del comparto, sul quale la categoria incide per il 57%. Ma non solo. Nel 2022 infatti si è assistito anche a un apprezzamento di prodotti, per così dire, meno mainstream: è aumentato il consumo di ginseng (+13%), tè (+2,65%) e cioccolata calda (+2,73%) a discapito però del caffè d’orzo, che perde il 2,11%. La lunga estate calda ha poi spinto in alto le vendite di gelati (+18,51%) e bevande fredde (+11,9%), dove, a fronte di un predominio della acqua naturale, che continua a fare registrare i maggiori volumi (oltre 392 milioni di consumazioni, +11,79%), si deve evidenziare l’exploit delle bevande a base di frutta (+33%). E indicazioni positive arrivano anche dagli snack che hanno beneficiato della riapertura a pieno regime delle scuole: qui il trend è guidato dalle proposte salate (+22,3%), seguite a stretto giro da quelle al cioccolato (+22,27%). Interessante, infine, la fotografia del confectionery (+21,5%): le caramelle, infatti, pur contribuendo in modo lieve all’andamento del comparto, nel 2022 hanno mostrato un aumento doppio (+35%) rispetto ai classici chewingum (+17%).
Guardando avanti, però, questo scenario positivo potrebbe incagliarsi in un non risibile nodo critico che si sta profilando all’orizzonte. “I dati fotografano un comparto resiliente in costante ripresa dalla crisi della pandemia. Un settore che, nonostante tutto, continua a impegnarsi in innovazione sostenibile, come dimostrano i molti progetti avviati, tra cui RiVending per il recupero e il riciclo di bicchieri e bottigliette in plastica alle vending machine – commenta Massimo Trapletti, Presidente di Confida -. Tuttavia, il nostro comparto avverte una forte preoccupazione per i contenuti del nuovo Regolamento europeo su imballaggi e rifiuti da imballaggio (PPWR) che, se fosse approvato nei termini della proposta in discussione, vanificherebbe gli investimenti che l’Italia ha fatto nel riciclo degli imballaggi e che l’hanno portata a posizionarsi prima in Europa per il riciclo pro-capite. Rispetto agli attuali obiettivi europei fissati al 2025, infatti, il nostro Paese ha già superato i target di riciclo post-consumo di questi materiali, con quasi il 74% rispetto al 65% previsto dall’Europa”.
Il provvedimento al vaglio di Bruxelles prevede infatti misure drastiche per ridurre l’impatto ambientale del packaging. Misure – e qui sta il cuore della preoccupazione di Confida – che mirano più al riuso che al riciclo, pratica nella quale l’Italia, come visto, brilla. Stando al disegno di regolamento fin qui presentato, infatti, entro il 2030 il 20% ed entro il 2040 l’80% delle bevande fredde e calde dovrà essere immesso in un contenitore che fa parte di un sistema di riutilizzo, o dovrà essere consentito ai consumatori di poter riempire il proprio contenitore per la ricarica.
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