Germania, Irlanda, Austria e Lussemburgo. Sono queste le “locomotive” che hanno trainato in Europa la crescita delle vendite di prodotti alimentari nelle catene della distribuzione. Un poker d’assi che ha fatto registrare tassi di sviluppo a doppia cifra nel caso dei primi due Paesi, protagonisti rispettivamente di un allungo del 12,4% e del 10,3%, e incrementi superiori all’8% nel caso dei secondi due. E che ha contribuito a portare il comparto a guadagnare il +5,5% a livello comunitario rispetto al 2019.
A dirlo sono i risultati di uno studio dedicato all’andamento del settore Retail in Europa curato dal team Geomarketing dell’istituto di ricerca GfK, che sottolinea come il largo consumo food abbia beneficiato durante lo scorso anno delle restrizioni alla mobilità e delle nuove abitudini dei consumatori, alle prese con chiusure di ristoranti e coprifuoco. E questo nonostante una perdita del potere di acquisto dei consumatori, che ha penalizzato in particolare Spagna, Cipro e la nostra Italia. Tutti Paesi – nota GfK – doppiamente esposti alla crisi a causa della loro forte vocazione turistica.
Lo studio sottolinea poi come, al contrario di quanto registrato nell’ambito alimentare, il commercio al dettaglio di prodotti non food abbia visto una contrazione delle vendite del -3% a livello europeo. Un trend che vede l’Italia capofila in Europa con un calo dell’11,6%, seguita da Spagna (-11,0%) e Cipro (-10,8%). In controtendenza, invece, si sono posti i Paesi Bassi (+6,2%), dove a i negozi sono rimasti sempre aperti durante la prima fase della pandemia e il commercio online ha visto una crescita significativa. Bene hanno però fatto anche Lituania (+7,7%) e Danimarca (+6,2%).
Guardando infine al futuro, le previsioni di GfK prospettano un ritocco al rialzo dei prezzi al consumo. “Lo scorso anno – commenta l’istituto di ricerca – sono cresciuti solo dello +0,7% in Europa, in parte a causa del forte calo del prezzo del petrolio. Nel corso del 2021, però, il tasso di inflazione dovrebbe salire all’1,9%, con valori particolarmente marcati in Germania, dove la riduzione temporanea dell’imposta sul valore aggiunto è terminata all’inizio del 2021. Qui i prezzi – conclude GfK – dovrebbero pertanto aumentare del +2,4%, rispetto al +0,4% registrato nel 2020. E, si sa, che quanto avviene a Berlino rappresenta un parametro di riferimento significativo per l’intera Europa. Italia compresa”.
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