Il giallo dell’attacco al Nord Stream non è ancora risolto, ma crescono gli indizi sul coinvolgimento di almeno due ucraini. Attualmente sono in corso tre indagini, in Germania, Danimarca e Svezia, ufficialmente senza risultati. Ma i tedeschi stanno seguendo ora due piste calde, con un potere politico esplosivo. Una porta a Varsavia, in particolare alla società Feeria Lwowa, un’agenzia di viaggi che si trova in una strada dove sono registrate oltre cento aziende. Stando ad un’inchiesta giornalista congiunta di Süddeutsche Zeitung, NDR, WDR del quotidiano svedese Expressen, della rivista online polacca frontstory.pl e del quotidiano danese Berlingske, gli investigatori dell’Ufficio federale di polizia criminale (BKA) si sono imbattuti nella presunta agenzia di viaggi diversi mesi fa durante le loro indagini. Ma è una pista che porta direttamente in Ucraina, intrecciandosi a quella del porto di Rostock, da dove un equipaggio composto da cinque uomini e una donna è partito all’inizio di settembre 2022, stando a quanto scoperto dagli investigatori tedeschi.
Hanno noleggiato una barca a vela di 15,5 metri del tipo Bavaria Crusier, dal nome Andromeda, il cui costo varia a settimana da 3.200 a 4.500 euro, a seconda del periodo. Si tratta di un’imbarcazione che ha molto spazio per lo stivaggio sottocoperta, sei cabine, tre celle umide, spazio per dodici persone. Alcuni testimoni oculari ricordano di aver visto arrivare l’equipaggio su un furgone bianco con targa polacca. Al momento poco si sa dell’esatto percorso dell’Andromeda da Rostock, se non delle soste a Wiek, sull’isola di Rügen, e sull’isola danese di Christiansø, non lontano dal luogo in cui il gasdotto Nord Stream è esploso. A bordo dell’Andromeda, su un tavolo della cabina, gli investigatori hanno trovato i resti di un esplosivo, “utilizzabile militarmente e adatto all’uso subacqueo“.
SERVIZI SEGRETI DIETRO ATTACCO A GASDOTTO NORD STREAM?
Negli ambienti della sicurezza tedesca si presume che siano stati coinvolti attori statali, il che significa che presumibilmente è stato coinvolto almeno un servizio segreto. Finora non è trapelato quasi nulla dalle indagini, tranne il riferimento all’Andromeda e ad una società in Polonia apparentemente appartenente a degli ucraini. Invece, ora ci sono nuove evidenze di un possibile collegamento ad altri appaltatori ucraini. L’inchiesta giornalistica congiunta, infatti, ha fatto emergere che la società Feeria Lwowa ha noleggiato l’Andromeda. La presunta agenzia di viaggi avrebbe inviato una richiesta via mail alla società tedesca Mola Yachting, che ha sede sull’isola di Rügen. Ma molti elementi fanno pensare che la Feeria Lwowa sia una società fittizia, anche perché a Varsavia non c’è traccia di dipendenti, uffici e sito web, non c’è nessuna persona rintracciabile. Quel che si sa è che è stata fondata nel 2016 ed è stata registrata da due ucraini. All’improvviso, nel 2020, durante la pandemia Covid, il fatturato di questa società è esploso: sono apparsi improvvisamente 2,8 milioni di euro sul bilancio. L’anno prima aveva cambiato proprietario. Ufficialmente, appartiene ora ad una donna di 32 anni della città di Kerch, nella penisola della Crimea occupata dai russi. Il suo passaporto ucraino compare nei documenti della società polacca, ma a quanto pare nel frattempo abbia cambiato nome e ora ha anche la cittadinanza russa. Ai giornalisti ha detto di non sapere nulla di Feeria Lwowa che le appartiene. Una donna ucraina di 55 anni risulta essere, invece, la presidente e azionista, ma appare anche come direttrice di diverse società in Polonia e Ucraina. Le autorità di sicurezza tedesche ritengono che la 55enne agisca come prestanome per diverse società fittizie in cambio di denaro, in modo che le persone reali dietro le società possano rimanere nascoste. Ci si chiede quindi se sia una società di comodo di un’agenzia di intelligence, magari per coprire e finanziarie operazioni segrete.
NORD STREAM, SPUNTA ANCHE UN SOLDATO UCRAINO
Alcuni del gruppo avrebbero presentato al proprietario dell’Andromeda passaporti bulgari e rumeni contraffatti. Uno di questi sarebbe un documento rumeno rilasciato a nome di “Stefan Marcu“. Secondo gli investigatori, esiste effettivamente un uomo in Romania con questo nome, a cui corrispondono apparentemente anche l’indirizzo e la data di nascita del documento, ma il vero Stefan Marcu sarebbe stato nel suo Paese al momento dell’attacco. Stando all’inchiesta giornalistica, tale soggetto sarebbe un ucraino di 26 anni, nel mirino delle autorità di sicurezza tedesche, il cui nome è noto al team di reporter, ma per motivi di sicurezza non viene menzionato. Proviene da una città a sud-est di Kiev e sarebbe un membro delle forze armate ucraine. Si dice che abbia prestato servizio in un’unità di fanteria. Un parente dice che attualmente sta combattendo contro la Russia e che purtroppo si fa sentire raramente. Quest’uomo è finora la pista più esplosiva per gli investigatori tedeschi. Ma il giornale tedesco e i partner di questa inchiesta giornalistica sono riusciti a identificare un altro ucraino apparentemente coinvolto nell’attacco, proveniente dai dintorni di Odessa e noto da tempo negli ambienti investigativi. Ma lui non sarebbe stato coinvolto attivamente nell’atto di sabotaggio, piuttosto in un ruolo di supporto. Dunque, le agenzie statali ucraine erano forse coinvolte nel sabotaggio? Non è però detto che lo abbiano fatto per conto del governo di Kiev. Le domande restano tante. Finora la Germania non si è mossa ufficialmente, probabilmente per ragioni tattiche, cioè per evitare che le tracce vengano coperte. Non si può escludere nemmeno una considerazione politica: si rischia di sospettare ufficialmente cittadini di un Paese attualmente in guerra con la Russia e di fatto alleato della Germania. Almeno su un punto gli investigatori sembrano essere sicuri: non sembrano avere alcun indizio che possa far pensare a una falsa pista. Tutti però restano in silenzio: dal governo ucraino e i suoi servizi segreti, che non hanno risposto ad una richiesta di commento, a Russia, Polonia e Stati Uniti, così come la procura generale tedesca, che mantiene un profilo pubblico molto basso e si rifiuta di commentare indagini in corso.