Crescono i disturbi alimentari: tra il 2019 e il 2023 sono aumentati di circa un milione i nuovi casi di persone che soffrono di anoressia, bulimia o altre patologie legate alle Dca. Dai 680mila del 2019, infatti, si è passati a 1.680.456 quattro anni dopo. Si è abbassata, contemporaneamente, anche l’età media dei pazienti: oggi riguarda anche i preadolescenti di 9-12 anni. In Italia sono complessivamente 3.5 i milioni di persone che soffrono di questi disturbi (anoressia, bulimia e disturbo da alimentazione incontrollata), cioè il 5% degli italiani. In 7 casi su 10 si tratta di adolescenti, come spiega Il Sole 24 Ore.



Non basano le 126 strutture sul territorio italiano che si occupano di Dca. Oggi, infatti, l’attesa media per essere presi in carico dal Servizio sanitario nazionale è dai 3 ai 6 mesi ma spesso non bastano. I decessi per Dca, infatti, sono la prima causa di morte dopo gli incidenti stradali tra gli adolescenti. “Le conseguenze dei Dca sono depressione, limitazione della vita sociale e lavorativa, compromissione degli apparati cardiaco e gastrointestinale, osteoporosi, morte per arresto cardiaco o suicidio” spiega al Sole 24 Ore la psichiatra Laura Dalla Ragione, direttrice della Rete Disturbi del comportamento alimentare Usl1 dell’Umbria, docente del Campus Biomedico di Roma, nonché direttrice del numero verde “Sos Disturbi alimentari”.



Disturbi alimentari: aumento dei casi con il Covid

I dati sulla mortalità da disturbi alimentari sono in aumento, come spiega ancora l’esperta Laura Dalla Ragione, “ma molto disomogenei sul territorio, di fatto si muore di più nelle regioni dove non ci sono strutture specializzate”. L’aumento di casi di disturbi alimentari è correlato anche alla pandemia: c’è stata una crescita del 30% di casi, soprattutto tra i giovanissimi, come riportano i dati del Ministero della Salute. Il Covid, infatti, ha avuto varie conseguenze soprattutto tra i più giovani, portando nei soggetti più fragili a un profondo disagio che si manifesta con i disturbi dell’alimentazione. “Chi lavora nel campo dei disturbi alimentari si è trovato negli ultimi anni a dover combattere contro un potentissimo fattore di diffusione del disturbo: i social media” spiega la psicologa.



“Oggi i canali attraverso cui i giovanissimi possono attingere a informazioni riguardo a metodi pericolosi per perdere peso si sono moltiplicati a dismisura. E anche il semplice utilizzo dei social ha un’influenza sull’autostima e contribuisce a cambiare l’immagine corporea di chi ne fa uso, determinando un aumento di sintomi depressivi, l’interiorizzazione di ideali di magrezza, pratiche di monitoraggio del corpo” sottolinea l’esperta. Un’epidemia sulla quale si può riflettere in occasione della XII Giornata nazionale contro i disturbi alimentari.