L’isolamento legato alle misure di distanziamento sociale e al lockdown imposto dalla pandemia di Coronavirus ha favorito la nascita di disturbi mentali e di casi di depressione in tutto il mondo. Questo perché, come spiega Julianne Holt-Lunstad, professoressa di psicologia alla Brigham Young University di Provo (Utah) è ormai assodato da tempo che la solitudine può portare a una grande varietà di patologie psichiche che possono accorciare la vita delle persone. Lei e altri hanno dimostrato come la solitudine a lungo termine possa condurre al declino cognitivo, accelerare la demenza, aumentare la pressione sanguigna, indebolire la funzionalità immunitaria e aumentare l’infiammazione, culminando in morti premature. Parte della ragione di tutto ciò è da ricercare nel fatto che gli esseri umani sono legati alla vita di altri esseri umani; dal momento della nascita, essi rappresentano una delle specie più vulnerabili del pianeta, completamente dipendente dagli adulti per la sopravvivenza. Una dipendenza che si trasmette nell’età adulta, quando il cervello è così abituato ad essere avvolto da un social network che entra in uno stato di allerta quando non c’è nessun altro nei paraggi.



DISTURBI MENTALI POST LOCKDOWN: “UOMO NON È FATTO PER STARE DA SOLO”

“Non siamo fatti per essere soli”, ha detto ai microfoni di USA Today Holt-Lunstad, che si è unita a un team di ricercatori internazionali per studiare la rapidità con cui l’isolamento forzato della pandemia di Coronavirus sta colpendo le persone. “Questo stato d’allerta, se prolungato, fa sì che il nostro corpo si logori. Il motivo per cui è spiacevole è che si tratta di un segnale biologico, proprio come la fame e la sete, atto a motivarci a riconnetterci con gli altri”. Tuttavia, mentre le città e gli Stati americani stanno lentamente riattivando le proprie economie, nel totale rispetto delle norme relative al distanziamento sociale, molti statunitensi stanno rinunciando a recarsi nei ristoranti e nelle palestre per restare a casa, prolungando così il loro isolamento di un’ulteriore mensilità. Lo fanno perché sono anziani, vulnerabili dal punto di vista medico, scettici nei confronti dei piani di riapertura del loro Governo o semplicemente troppo spaventati. Si stima che più di 8 milioni di americani dai 50 anni in su siano in regime di isolamento.

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