Dell’argomento si parla poco, eppure l’Alto Adige è terra bisettrice tra Germania e Italia, ovvero tra le prime due potenze manifatturiere d’Europa, la cui somma produttiva supera perfino gli Usa. I loro prodotti, spesso sinergici (vedasi le guarnizioni delle auto tedesche prodotte in Italia), sono caricati su trasporto gomma per la via più breve, ovvero quella del Brennero. Dove pare esserci una “rappresaglia” austriaca, che s’appoggia su una strana politica green (rigida per i Tir italiani, molto soft per quelli austriaci) che di fatto danneggia l’indotto e la logistica del nostro Paese.
Il problema è stato portato all’attenzione della Commissione europea, senza successo visto che l’Austria, di fatto, si comporta come se le frontiere esistessero, bloccando quel che le conviene. Lo scudo “green”, norme alla mano, di fatto danneggia principalmente gli italiani e in parte i tedeschi, che spesso s’avvalgono d’aziende di trasporto austriache (sarà un caso che in soli cinque anni sono aumentate in parallelo alla diminuzione italiana?). Del resto la questione è semplice: in pieno blocco, il camion austriaco “passa” comunque perché la sua azienda è ubicata in Austria, quindi non può venir meno “il diritto al ritorno a casa”. Il tutto è anche giustificato da regole green, che a livello d’opinione pubblica hanno sempre presa.
Quindi, mentre qualcuno, senza tanto ragionar, vede in ciò civiltà e rispetto per la natura, altri ci vedono affari per le proprie aziende, Vienna in primis. Sarebbe tutto accettabile in un contesto diverso dall’Ue, che invece nasce soprattutto per favorire il libero scambio delle merci, abbattendo appunto i costi-frontiera e i disagi all’interno dell’Unione.
Il problema è noto da tempo. Anita, l’associazione delle imprese di autotrasporto merci e logistica di Confindustria, ha già lanciato l’allarme sulla politica unilaterale dei divieti da oltreconfine e ha chiesto al ministro dei Trasporti un intervento tempestivo, interrogando quella Ue che dovrebbe essere il regno indiscusso dello scambio merci. La preoccupazione è condivisa anche dai trasportatori artigiani, danneggiati da quest’atteggiamento unilaterale austriaco.
Va anche evidenziato che questa vicenda riguarda il trasporto notturno delle merci deperibili, ortofrutta compresa. Un bel problema per il settore italiano, che esporta moltissimo verso la Germania, i cui costi salgono se è obbligato a rivolgersi ad autotrasportatori austriaci che ovviamente hanno tutto l’interesse a favorirsi.
Anche con il transito ferroviario le cose non vanno molto bene. “La politica austriaca sul transito ferroviario al Brennero non è altro che un chiaro e semplice finanziamento alle Ferrovie austriache OEBB, le quali non offrono il servizio del Trasporto combinato non-accompagnato, non disponendo dei necessari terminali in Italia o in Germania” , spiega Thomas Baumgartner, Presidente di Anita, secondo cui “occorre che l’Austria sovvenzioni nello stesso modo ed equamente ogni trasporto intermodale di transito attraverso il Tirolo, sia esso accompagnato (Rola) o non accompagnato. È necessario che l’Italia e la Germania siano d’accordo a contrastare fortemente questa politica perseguita dall’Austria in quanto lesiva e distorsiva della concorrenza tra operatori, che va a vantaggio delle Ferrovie austriache”.
Inoltre, Rfi – Rete Ferroviaria Italiana – non dispone di tracce sufficienti per poter aumentare il trasporto ferroviario necessario ad assorbire tutta la merce che non può transitare su strada. “L’Austria ha puntato oramai a un inasprimento del divieto settoriale in Tirolo che avrà forti riflessi negativi sull’interscambio delle merci con origine/destino in Italia. Chiediamo che nell’immediato e come possibile alternativa ad un danno economico che è certo, i veicoli Euro 6 immatricolati dopo il 31 agosto 2018, i veicoli GNL, quelli elettrici e gli H2 siano esonerati sia dal divieto settoriale ma anche dal divieto notturno e possano transitare di notte senza corrispondere l’oneroso pedaggio notturno sul tratto Innsbruck-Brennero e siano esentati anche da tutti i divieti, come quelli del sabato mattina. Ciò consentirebbe di diluire il traffico stradale sull’arco delle 24 ore, con un impatto ambientale del tutto sostenibile”, aggiunge Baumgartner. “In caso contrario non resta altra soluzione per il nostro Paese e per la Germania che puntare su una procedura di infrazione, mediante il deferimento dell’Austria alla Corte di Giustizia Ue, con richiesta di sospensiva dei provvedimenti di limitazione al transito stradale”.
Associazioni di categoria e sindacati del settore (in collaborazione con la parte tedesca) si sono già attivati per un lavoro congiunto che riporti l’Austria a comportarsi da Stato comunitario con Stati comunitari. Altrimenti Vienna potrebbe essere messa, da Germania e Italia, dinanzi a un deferimento presso la Corte di Giustizia Ue. Eventuali sospensive saranno ossigeno anche per l’Alto Adige che sopporta fisicamente sul proprio territorio (qui sì con relativo inquinamento) tutti i blocchi indiscriminati austriaci.