Non è solo l’immigrazione a tenere banco in Germania. Un altro tema caldo è quello del divieto di riscaldamento a combustibili fossili, che ha causato una disputa interna tale da mettere a rischio la proposta. La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen nel maggio 2022, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, aveva annunciato che REPowerEU, il piano per porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili russi entro il 2030, sarebbe stata la “ricarica rapida per il nostro Green Deal europeo“. Ma attorno ad una disposizione di quel piano (“Save Energy”) è scoppiata in Germania quella che viene chiamata “guerra delle caldaie“. Il progetto prevede “la definizione di limiti di progettazione ecocompatibile più severi per i sistemi di riscaldamento a livello dell’UE, che implica il 2029 come data di scadenza per l’immissione sul mercato di caldaie a combustibile fossile autonome“.
Nell’aprile scorso, un gruppo di lavoro creato dalla Commissione europea ha spiegato come si tradurrebbe tutto ciò a livello pratico: bisogna creare uno standard di efficienza energetica del 115%, che però i sistemi di riscaldamento tradizionali non sono in grado di raggiungere. Infatti, andare oltre il 100% dell’efficienza energetica è praticamente impossibile per i riscaldatori a gas e olio. Discorso diverso per le pompe di calore, che possono farcela facilmente, in quanto possono trasformare un’unità di energia in quattro unità di calore.
“UE PROGETTA MARTELLO PER IL RISCALDAMENTO”
I piani in questione non sono passati inosservati alla stampa tedesca. “L’UE progetta un martello per il riscaldamento più duro di Habeck“, titolava Bild in un articolo del 7 giugno, nel quale si faceva riferimento al Partito Liberale Democratico (FDP), favorevole alle imprese, che esprimeva il timore che l’Ue abolisse le esenzioni che sono state ottenute per i sistemi di riscaldamento a idrogeno o a combustibili elettronici, inserite nella legge tedesca. Come riportato da Euractiv, tutte le soluzioni di riscaldamento a idrogeno non supererebbero il test del 115%.
“Penso che quello che dovrebbe arrivare da Bruxelles sia scandaloso! La signora von der Leyen silurerebbe tutto ciò che stiamo cercando di ottenere qui in Germania“, ha protestato tramite i microfoni di Bild il capogruppo dell’FDP Christian Dürr. Non è tardata ad arrivare una reazione da Bruxelles, infatti i funzionari del gabinetto della presidente della Commissione avrebbero spinto la rappresentanza tedesca della Commissione a pubblicare una “smentita” dell’articolo del giornale, una reazione insolita da parte dell’esecutivo europeo, visto che di solito tende a ignorare le vicende mediatiche.
DISCUSSIONE IN CORSO A BRUXELLES
Alla base del divieto proposto dalla Commissione Ue c’è la direttiva sulla progettazione ecocompatibile del 2009 che al momento è in fase di revisione. Gli esperti di uno dei gruppi di lavoro sulla direttiva hanno discusso per anni sui nuovi standard di efficienza per i sistemi di riscaldamento, raggiungendo un primo accordo nell’aprile 2023. In base a tale accordo, è stato fissato il requisito del 115%, quindi ora la Commissione Ue sta ora cercando di ottenere il sostegno della maggioranza dei Paesi membri per inserire lo standard nella legge, usando una cosiddetta legge di attuazione.
Un portavoce della Commissione ha dichiarato a Euractiv che “il progetto di legge di attuazione è ancora in fase di discussione con i Paesi e le associazioni dell’UE e deve ottenere il sostegno di una maggioranza qualificata di Stati membri“. La situazione resta complessa dal punto di vista politico, anzi la disputa tedesca mette in una posizione difficile Ursula von der Leyen ad un anno dalle elezioni europee, anche se non ha ancora annunciato se correrà per un secondo mandato. Per farlo, comunque, avrebbe bisogno del sostegno della Germania. Ora Bruxelles si sta muovendo con cautela riguardo i nuovi standard proposti per le caldaie.