Tempo di festa in India, dove si celebra il Diwali, o Dipavali, il cui significato è “fila di lucerne“. Si tratta di una festa induista in cui si celebra il bene che vince sul male, la luce che illumina le tenebre. Il Diwali non è apprezzato solo dagli indù, ma anche da chi non lo è, questo per quell’atmosfera suggestiva che è in grado di creare. Le luci abbaglianti e colorate illuminano case e strade, simboleggiando la vittoria della giustizia. La tradizione fa coincidere la festa al ritorno della divinità Lord Rama nel regno di Ayodhya dopo 14 anni di esilio.



Inoltre, il Diwali è anche cOrrellata alla venerazione della dea Lakshmi come consorte di Vishnu e simbolo di ricchezza e prosperità. La festa è nazionale, quindi si celebra in tutta l’India. La tradizione vuole che si socializzi e ci sia uno scambio di regali con famiglia e amici. Ma vengono allestiti anche banchetti con lampade a olio di terracotta e candele. Non mancano neppure fuochi d’artificio che illuminano il cielo di notte, mentre i canti indù allietano la serata.



DIWALI DA RECORD, MA INQUINAMENTO ATMOSFERICO…

Il Diwali è una festa da record. Milioni di indiani, infatti, affollano bazar e mercatini per fare shopping. Si possono acquistare fiori, lanterne e candele per la decorazione di case e uffici. Poi al tramonto oltre 1,5 milioni di lampade di terracotta vengono accese per 45 minuti a Ram Ki Paidi, sulle rive del fiume Saryu, nella città settentrionale di Ayodhya, nell’Uttar Pradesh. Ebbene, la città indiana detiene il Guinness dei primati stabilito l’anno scorso con 900mila lampade a olio che hanno bruciato per il tempo stabilito. Ma proprio per questo tale festa è stata al centro di molte critiche e polemiche negli ultimi anni. Questo perché il Diwali contribuisce ad aumentare l’inquinamento atmosferico in India. Soprattutto nella zona settentrionale del Paese che è già colpita dallo smog del traffico. Infatti, alcuni stati indiani, come la capitale Nuova Delhi, hanno vietato la vendita di fuochi d’artificio per il festival della luce.

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