Novak Djokovic, in una intervista a La Stampa, è tornato a parlare della polemica sui vaccini che lo ha coinvolto alcuni mesi fa: “Io non sono un no-vax, ma mi sono espresso per la libertà di poter disporre del proprio corpo e subito sono stato tacciato di essere tale. Se non fai parte di un certo modo di pensare, diventi subito il cattivo. Non va bene”, ha affermato.



Il campione del tennis ritiene che il mondo attuale abbia un modo di pensare eccessivamente ristretto. “Non è possibile piacere a tutti ma ormai il politicamente corretto ci costringe a rinunciare a esprimere cn rispetto, senza odio, ma con la libertà, le proprie idee. La libertà di parola per me oggi è solo un’illusione”. E a livello personale, precisa: “Io so che la gente pensa a volte che io sia finto, che faccio le cose perché voglio essere amato. Non è così, io cerco solo di essere genuino. È una cosa che stiamo perdendo”.



Djokovic: “Non sono no vax, visto come cattivo”. Il ruolo nella politica

Novak Djokovic, oltre a ribadire la sua posizione in merito al tema dei vaccini, ha parlato anche della possibilità che in futuro abbia un ruolo nella politica. Per la Serbia, si è infatti spesso schierato. “Si può essere utili al proprio Paese in ambiti diversi. Io rispetto gli atleti che si impegnano in politica, anche a livello sportivo, ma finisci sempre per essere condizionato”, ha sottolineato. Al tennista non interessano, in tal senso, le divisioni di partito.

“Mi alletta, ad esempio, tutto ciò che ha a che fare con la salute. Ma mi interessa anche parlare di ciò che non va nel mondo del tennis”. Un settore in cui sta provando ad intervenire concretamente, dato che ha fondato la Professional Tennis Player Association. “Fino a quando non ci sarà chi difende al 100% gli interessi dei giocatori non riusciremo a lavorare davvero per la base”, ha concluso.