LA TENTATA MEDIAZIONE DISPERATA DEL MINISTRO D’INCÀ
Nelle ore convulse che ci separano dalla possibile terza crisi di Governo in 5 anni di Legislatura, registriamo il tentativo – politicamente “maldestro” – di rimuovere all’ultimo il voto di fiducia sul Decreto Aiuti, ovvero sul provvedimento responsabile del possibile strappo M5s con conseguente crisi di maggioranza aperta. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, ieri sera all’assemblea dei parlamentari M5s si era opposto alla linea di Conte sull’uscire dal Senato nel momento delle votazioni. Per cercare dunque di evitare lo spettro della crisi di Governo, è lo stesso Ministro grillino ad aver provato in extremis una manovra politica piuttosto spericolata.
Per evitare la crisi di Governo D’Incà ha convocato i capogruppo al Senato dei partiti di maggioranza, proponendo di non votare la fiducia sul Decreto Aiuti bensì di votare articolo per articolo i vari emendamenti. In questo modo, si sarebbe potuto ricompattare qualche senatore pentastellato e forse si poteva anche evitare la figura plastica dell’opposizione al proprio stesso Governo. Serviva, tuttavia, un accordo ‘blindato’ per fare in modo che il decreto venga convertito entro il 16 luglio: per questo D’Incà ha iniziato a dialogare a distanza con Palazzo Chigi per sondare l’eventuale disponibilità.
DRAGHI RESPINGE AL MITTENTE IL TENTATIVO DI D’INCÀ: “NO ALTERNATIVE AL VOTO DI FIDUCIA”
La mediazione “disperata” del Ministro D’Incà non trova però prima grande corrispondenza nei partiti di Governo, poi è lo stesso Palazzo Chigi a “stroncarne” gli intenti. In un primo tempo infatti era stato il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri a sottolineare come «togliere il voto di fiducia così» era un «artificio tecnico che non elimina il problema politico» di un M5s ormai fuori dal Governo». A quel punto è il senatore di Italia Viva Davide Faraone ad affondare il colpo sul tentativo del Movimento 5Stelle “di Governo”: «Trovo veramente incredibile che il ministro dei rapporti con il Parlamento del M5s, all’insaputa del presidente del Consiglio Draghi, convochi i capigruppo di maggioranza al Senato, per chiedere se sono d’accordo a votare il dl Aiuti senza mettere la fiducia, esaminando i singoli emendamenti e mettendo a rischio più di 24 mld di aiuti agli italiani. Tutto questo solo per evitare che il suo partito diserti il voto di fiducia con le conseguenze naturali che questo gesto comporterà: la crisi di governo».
Arriva poco dopo la conclusione della breve ma intensa richiesta estrema del Ministro: è D’Incà a confermare le fonti di Governo emerse in quei minuti, ovvero che v’è stata una telefonata immediata tra Il Ministro M5s e il Presidente del Consiglio dove è stato ribadito che «l’unica via percorribile è la richiesta di fiducia al Senato sul dl Aiuti». Niente voto singoli sui provvedimenti, niente “mano tesa” al Movimento: alle ore 12.50 invece, fallita anche l’ultima disperata mediazione, il Governo nelle mani dello stesso Ministro D’Incà annuncia l’apposizione della fiducia sul Decreto Aiuti. Attorno alle 14.30 dovrebbero arrivare i risultati definitivi della votazione a cui non parteciperanno, a questo punto, i senatori del Movimento 5Stelle. Per seguire al meglio tutta la complessa giornata politica in corso, ecco i nostri focus: qui le evoluzioni sulla crisi di Governo; qui le potenziali dimissioni del Premier Mario Draghi con conseguente salita al Quirinale; qui le rivendicazioni fatte dal M5s di Giuseppe Conte.