Tutti gli italiani ormai sanno che la diffusione del coronavirus ha messo in ginocchio il comparto turistico. Quello che gli italiani non sanno è che metà degli alberghi di questo Paese è a un passo dal fallimento, se non intervengono nuove norme. “Quando l’emergenza sarà finita e gli italiani vorranno tornare a visitare le città del cuore – Venezia, Roma, Firenze, Napoli e le altre località turistiche d’Italia- non ritroveranno più buona parte dei loro alberghi prediletti, costretti alla chiusura perché il Governo ha deciso di ignorare il nostro grido d’allarme”, dichiara Franco Falcone, titolare di Buone Vacanze, che gestisce diverse strutture ricettive nel nostro Paese.
Il punto è che metà delle strutture alberghiere in Italia è gestita da chi paga l’affitto. Questi gestori stanno continuando a pagare l’affitto – che va da un minimo di 20mila a un massimo di 200 mila euro al mese – anche ora che gli incassi sono completamente azzerati. Il DL Cura Italia prevede la cassa integrazione per i dipendenti, ma non interviene in alcun modo sul grave problema degli affitti. “Se non ci sono provvedimenti siamo vicini al fallimento. E se questo accadrà, dopo la cassa integrazione migliaia e migliaia di persone si troveranno disoccupate. Le modifiche che verranno apportate al DL in Parlamento sono per noi l’ultima spiaggia.
Chiediamo al Governo e al Parlamento di ascoltare questo appello. Come previsto per le attività commerciali, chiediamo anche noi un credito d’imposta sull’affitto; in alternativa l’eliminazione dell’Imu di giugno per i proprietari delle strutture, vincolata ad un taglio dell’affitto per i gestori. Se ciò non avviene per noi è la fine, chiudiamo le attività e abbandoniamo le strutture, molte delle quali storiche. Che certamente faranno gola alle multinazionali del turismo o affaristi, pronti ad accaparrarsi intere aree delle nostre città simbolo.