È ormai imminente la scadenza del congelamento di 50 milioni di cartelle esattoriali e il Governo Draghi è anche chiamato a varare un nuovo decreto che dovrebbe occuparsi dei ristori alle attività fermate dalle misure per limitare i contagi e del rifinanziamento della Cig per i dipendenti dell’ex Ilva. Secondo Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, c’è un problema a monte per quel che riguarda le cartelle esattoriali: «Il sistema di accertamento attuale è più induttivo che analitico, attraverso l’utilizzo degli studi di settore, e l’onere della prova ricade sul contribuente. Inoltre, il contenzioso tributario è lento, macchinoso e per accedervi bisogna comunque prima pagare quanto richiesto. In queste condizioni, quindi, le cartelle esattoriali sono spesso il frutto di una richiesta iniqua».



Secondo lei andrebbero quindi fatti dei cambiamenti importanti nel sistema tributario?

Sì, una vera riforma fiscale non può non intervenire sul sistema di accertamento, a mio modo di vedere attualmente sbagliato, e sul contenzioso tributario che pone il contribuente in una situazione di svantaggio già in partenza.

In attesa di interventi in questa direzione cosa bisogna fare di fronte alla mole di cartelle esattoriali?



Non credo che, come si sta leggendo in questi giorni sui giornali, la soluzione migliore sia un “congelamento” di altri due mesi. Penso che occorra anzitutto distinguere tra i soggetti destinatari delle cartelle. Se si tratta di attività che hanno subito limitazioni e sono quindi beneficiarie di ristori, ritengo che si dovrebbe procedere a una sospensione dell’invio almeno fino a quando non si potrà tornare a una situazione di riapertura duratura. Per tutti gli altri soggetti bisognerebbe invece ridurre quanto più possibile le sanzioni e dilazionare nel tempo il pagamento della somma dovuta.



Una sorta di condono fiscale?

No, non si tratterebbe affatto di un condono fiscale, ma di un modo per cercare di risolvere il problema determinato da un sistema che va riformato, in attesa della riforma stessa, di certo non semplice da attuare. Mi auguro anche che il Governo riesca a rivedere la strategia sul contenimento dei contagi.

In che modo andrebbe rivista?

In generale occorre un modello in cui lo strumento di analisi consenta di effettuare delle previsioni. In questo modo le decisioni potrebbero essere prese non “giorno per giorno”, ma con una programmazione. Chiaramente sarebbe di grande aiuto un’accelerazione del piano vaccinale e penso che una volta raggiunti gli anziani e i soggetti più fragili ed esposti bisognerebbe cominciare a prevedere la possibilità di riaprire più attività, certamente con tutte le cautele del caso, protocolli di sicurezza chiari e maggiori controlli sul loro rispetto. Credo che stia facendo bene l’esecutivo a valutare la possibilità di produrre i vaccini in Italia, così da aumentare la probabilità di coprire la maggioranza della popolazione entro metà anno. Ritengo che queste mosse, insieme alla previsione di zone rosse mirate e non più estese a intere regioni, possano ridurre l’impatto economico delle restrizioni senza creare pericoli per la salute.

Per quanto riguarda i ristori, crede si possa portare avanti l’impostazione data dal precedente esecutivo?

No, anche perché non si può più ragionare sul confronto con il fatturato dell’anno precedente, visto che tra poco arriveremo all’anniversario del lockdown generalizzato. Io credo che il sistema dei ristori vada ripensato, calcolando gli importi in base all’incasso che una determinata attività avrebbe potuto realizzare oggi, e non due anni fa, se non fosse costretta a non aprire, considerando anche la sua struttura attuale dei costi. Per esempio, andando a vedere se ci sono dipendenti in Cig piuttosto che pienamente a carico dell’impresa.

Certamente i 32 miliardi dell’ultimo scostamento di bilancio basteranno per il nuovo decreto, ma è difficile immaginare nuovo extradeficit per quest’anno…

Esatto. Per questo è importante accelerare le vaccinazioni, riaprire il più possibile le attività, limitandole solo nei luoghi dove ci sono i focolai. Credo anche che il Governo possa migliorare la fase di comunicazione delle decisioni, così da non creare oneri aggiuntivi a chi si è attrezzato, come è successo alcuni giorni fa per i gestori degli impianti di sci. Anche se poi è prevedibile che nei prossimi mesi diminuisca il numero di indennizzi erogati, è importante infine non ripetere l’errore di sovraccaricare l’Inps dell’erogazione di tutte le prestazioni, con ciò che ne è seguito in termini di ritardi e problemi procedurali.

(Lorenzo Torrisi)

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