Un video apparso su YouTube e Facebook, curiosamente in concomitanza con la notizia che l’udienza preliminare del processo che presso il Tribunale di Roma vede alla sbarra quattro 007 egiziani per la morte di Giulio Regeni è stata rinviata al prossimo 25 maggio a seguito della richiesta di legittimo impedimento di uno dei legali degli imputati. Una piccola beffa che si unisce a quella di un presunto documentario di 50 minuti, in lingua araba e con i sottotitoli in italiano, in cui di fatto si avanzano sospetti e tesi da tempo smentite sulle attività del ricercatore italiano al Cairo e su una mai dimostrata affiliazione tra le fila dei servizi segreti dei Fratelli Musulmani, non a caso oppositori del regime di Abdel Fattah al-Sisi.



Sono queste alcune delle prime impressioni da parte degli esperti e anche di coloro che sostengono la causa della ricerca della verità attorno alla barbara uccisione di Regeni all’indomani della pubblicazione di questa clip di quasi un’ora, intitolata “The Story of Regeni” in cui fra tesi pro Cairo ed errori grossolani (a partire dal nome, riportato anche come “Regini”) secondo alcuni viene infangata la memoria del ricercatore. La narrazione infatti e i fatti riportati sono costruiti ad hoc per sollevare i servizi egiziani da qualsiasi accusa e, per fare questo, sono stati inseriti spezzoni di interviste a politici e personalità pubbliche italiane, tra cui l’ex Ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, e il senatore Maurizio Gasparri. A far discutere inoltre sono alcune frasi pronunciate da Leonardo Tricarico, ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, che vengono usate dagli autori contro l’Università di Cambridge, in modo che dalla visione emerga l’assoluta estraneità del regime egiziano.



“THE STORY OF REGENI”: IL DOCUMENTARIO ARABO TRA ERRORI E TESI PRO CAIRO

In questo breve collage di interviste e documenti video insomma si cerca di portare avanti la tesi che Giulio Regeni fosse una spia per conto dei Fratelli Musulmani e che -è questo l’aspetto più infangante del documentario che indignato la cerchia di conoscenti del ragazzo- il ricercatore se la sia andata a cercare. Secondo “The Story fo Regeni” la vittima era una pedina dell’organizzazione politica islamica che utilizzava il ragazzo per destabilizzare il Governo del Cairo. Nel video appare anche Fulvio Grimaldi, già collaboratore Rai e oggi noto per alcuni articoli ‘negazionisti’ sulla pandemia da Covid-19, che sostiene come Giulio non fosse in Egitto solo per motivi di studio ma si trovasse lì come agente segreto, dopo essersi formato in scuole legate ai servizi segreti americani e occidentali.



Tesi che, lo ricordiamo, non è stata appurata ancora dai magistrati e da chi indaga ma che gli autori del documentario inserisco ad hoc nella narrazione: addirittura Grimaldi tira in ballo pure una scuola collegata all’ateneo di Cambridge e fondata da un “ebreo tedesco” che sarebbe finalizzata a formare agenti dei servizi segreti, come accaduto a Giulio. Nel prosieguo della clip ancora Tricarico parla di anomalia nelle procedure a seguito della sua morte: “Questo farebbe pensare tutt’altro rispetto al rapimento di un ragazzo, alla sua tortura, soltanto perché stesse facendo un lavoro per l’Università di Cambridge (…) Certo non giustifica l’uccisione di un ragazzo ma le azioni di Regeni troverebbero una giustificazione” conclude. Nonostante lo stile e il montaggio incalzante, alcune tesi sembrano fare acqua da tutte le parti e fonti da parte degli inquirenti spiegando che si tratta di fatti già noti e smentiti e che “non è escluso un nuovo tentativo di depistaggio da parte delle autorità egiziane”.

COLLAGE DI INTERVISTE A POLITICI E GIORNALISTI ITALIANI, MA…

Al momento del video apparso su YouTube e Facebook non si conosce il regista e coloro che hanno collaborato alla sua realizzazione: tuttavia le parole pronunciate dalla Trenta hanno scatenato inevitabilmente un polverone. L’ex ministra in quota M5S afferma che “noi abbiamo fiducia che l’Egitto sia un Paese che rispetta i diritti umani e che stia lavorando per risolvere e identificare chi è stato l’autore della morte di Regeni”, mentre il senatore forzista Maurizio Gasparri all’équipe che ha realizzato il doc in tre parti critica la Procura capitolina (“Non è un luogo molto apprezzato, è un luogo per il quale chiediamo una interrogazione parlamentare. Perché la magistratura italiana ha molte cose da chiarire”), spostando di fatto la responsabilità dai vertici del Cairo a Roma. La beffa è che il filmato si conclude con le immagini, realizzate da un drone, dal luogo del ritrovamento del cadavere di Regeni e in cui la voce narrante afferma che “Nessuno è in dubbio sulla brutalità del crimine”.

“Se avessi saputo che la mia intervista sarebbe finita in un documentario che considero vergognoso e inaccettabile naturalmente non avrei mai dato il mio consenso” ha provato a difendersi la Trenta, parlando di un inganno e di una chiacchierata di mezz’ora tagliata e ridotta; dal canto suo Erasmo Palazzotto (Sinistra Italiana), presidente della Commissione Parlamentare d’Inchiesta istituita ad hoc bolla il documentario come “vergognoso e di produzione ignota, che infanga ancora una volta la memoria di Giulio”. Non solo: il deputato siciliano aggiunge pure che questi video di produzione non ben chiarita servirebbero a qualcuno per alimentare una cultura del sospetto, “continuando a fare allusioni su Cambridge senza alcuna evidenza e contribuendo così a distogliere l’attenzione dal Cairo dove Regeni è stato ucciso e dove ancora oggi si trovano impuniti i suoi torturatori e assassini”.