Una vera e propria associazione a delinquere, dedita alla vendita di documenti falsi a migranti irregolari ai fini del permesso di soggiorno in Italia. E così, una banda formata da afghani, pakistani e italiani è stata sgominata a Napoli dopo un blitz avvenuto nelle passate ore e che ha portato a 14 misure del Ros, nel dettaglio un arresto in carcere, due ai domiciliari e undici misure di obbligo di dimora. A carico degli indagati, come spiega TgCom24, le accuse di associazione a delinquere finalizzata a favorire l’immigrazione clandestina e falso ideologico e materiale. Le indagini che hanno portato al blitz di oggi sono scattate dopo gli attentati del 2015-2016 avvenuti in Francia e Belgio, tra cui l’attacco alla sede del giornale satirico parigino “Charlie Hebdo” del 7 gennaio 2015 e l’attentato al teatro Bataclan del 13 novembre dello stesso anno.
Secondo quanto appurato dagli inquirenti, l’organizzazione dedita all’immigrazione clandestina produceva certificati di residenza, dichiarazioni di ospitalità, certificati di conoscenza della lingua italiana, contratti di lavoro, iscrizioni alla Camera di commercio come commerciante, dichiarazioni reddituali fasulle e nullaosta alloggiativi, il tutto mirato a ottenere i permessi di soggiorno in Italia e quindi per l’area Schengen.
DOCUMENTI FALSI A MIGRANTI IRREGOLARI: IL BLITZ A NAPOLI
Tra gli arrestati dopo il blitz di oggi a Napoli, anche un dipendente comunale, il 65enne Pasquale Averaimo. Come spiega TgCom24, l’uomo aveva il compito di rilasciare e rinnovare le carte di identità ma si occupava anche dell’emissione dei certificati di residenza e degli stati di famiglia, con tanto di tariffario da lui stabilito per i servizi offerti. La procura di Napoli agli indagati ha contestato anche il reato di corruzione. L’organizzazione vedeva a capo il pakistano Iqbal Naveed, proprietario anche di un internet point sequestrato e finito in carcere. Tra i vertici anche il marocchino Lahoussine Chajaoune, attualmente ai domiciliari. I guadagni finivano tutti sui conti correnti pakistani, ma tra le altre modalità di trasferimento del denaro veniva usato anche il sistema “hawala”, diffusa nella cultura islamica e basato sulla fiducia: permette infatti il passaggio di grandi quantità di denaro tra persone di diverse nazioni grazie a mediatori localizzati principalmente in Medio Oriente, Nord Africa, nel Corno d’Africa e in Asia meridionale e che sarebbe usato anche per finanziare il terrorismo.